L’elettorato intervistato da Euromedia teme un crollo del M5S alle elezioni Coimunali e si dice sicuro sull’immediato futuro del Movimento 5 stelle, al momento il partito più indicato a vincere le elezioni nazionali: “non è ancora in grado di governare”. Giudizio netto proposto dal 61,6% degli intervistati, mentre il 33,8% si dice convinto che invece i grillini siano all’altezza del compito gravoso di guidare un Paese, specie in crisi come il nostro. Pesano tanti elementi sicuramente, la gestione non proprio senza pecche e Roma con Virginia Raggi e annessi&connessi, ma anche la poca democrazia interna con un leader che decide e impartisce ordini dal Blog e una linea sul futuro europeo ed economico per nulla chiaro (Euro? No Euro? Due monete?). Per gli intervistati dei sondaggi di Euromedia però pesa anche un altro fattore: per il 58,5% degli elettori il Movimento 5 Stelle, anche se dovesse vincere non vorrebbe stringere accordi con altri partiti per poter governare (come già ammesso da Di Maio e Di Battista a più riprese). Per questo motivo non vi è la reale possibilità di creare una coalizione post-voto per tentare la guida del Paese: o il 40% con il premio di maggioranza oppure niente alleanze.
I rilevamenti di Ipsos mostrano una sostanziale conclusione rispetto alla recente scissione del Pd: da quando Bersani, D’Alema e Speranze hanno portato via le loro tessere con al seguito un gruppo di anti-renziani convinti, le intenzioni di voto hanno ovviamente registrato un calo di voti assimilabile attorno al 6% che ha riportato il Pd sotto il Movimento 5 Stelle nei sondaggi politici per eventuali e future Elezioni Nazionali. In questi ultimi numeri legati al generale sondaggio sulle intenzioni di voto degli elettori, si scopre come un Pd renziano ora è al 26%, con il tesoretto di voti “rapito” da Mdp, Sinistra Italiana e altri di sinistra raccolgono un 6% che potrebbe essere fatale alla fine in uno scontro all’ultimo voto con i grillini (che intanto incamerano un 32,3%). Male ancora il centrodestra a livello di partiti singoli: Forza Italia al 12,7%, Lega Nord al 12,8% e Area Popolare al 3%, insieme si può pensare di avvicinarsi ai due primi partiti d’Italia ma al momento le condizioni per un accordo elettorale a tre/quattro in casa centrodestra sembrano assai lontane.
È chiaro che non avverrà (forse) mai, eppure quanto si scopre nei sondaggi politici elettorali prodotti da Emg Acqua per La7 ha del clamoroso: l’unica “coalizione” post-voto che potrebbe dare maggioranza stabile alla Camera (seggi minimi da ottenere) è anche quella più improbabile tra M5s-Lega-Fdi. Salvini e Grillo insieme nella coalizione “no-Euro” potrebbero strappare i numeri giusti per poter governare: stando ai sondaggi prodotti si scopre che infatti il centrosinistra non arriva neanche a 230 seggi (223), quello allargato non fa meglio secondo le ultime intenzioni di voto di Emg e male anche le Larghe Intese Pd, Forza Italia, Ap e Autonomie (276 seggi). Malissimo il centrodestra che non sfonda neanche quota 200 mentre la coalizione Salvini-Grillo-Meloni potrebbe seriamente avere i numeri per poter governare. Ma questo avverrà mai?
I sondaggi sbarcano anche sul fronte Pd dato che i prossimi appuntamenti elettorali più interessanti in termini cronologici sono proprio le votazioni di piazza che dovranno eleggere il segretario (e candidato premier) il prossimo 30 aprile: dopo la Convenzione Nazionale tenutasi ieri a Roma, le candidature sono ufficiali, come ufficiale è la capacità ancora ai presa sull’elettorato di Matteo Renzi. Nonostante i fallimenti e nonostante una non più sprezzante lotta con la rottamazione, l’ex premier resta ancora il preferito dagli italiani per diventare il nuovo segretario Pd, con i sondaggi condotto da Ixè che lo confermano appieno. Secondo l’opinione degli intervistati si scopre che il 52% voterebbe Renzi, mentre solo il 21% opterebbe per il ministro della Giustizia, Andrea Orlando e ancor meno per il Governatore di Puglia, Michele Emiliano (10%). La partita è lanciata e i numeri sono chiari: Renzi è quasi condannato alla vittoria, almeno nelle Primarie. Varrà poi lo stesso teorema nelle successive e ben più importanti Elezioni Nazionali?
Nei sondaggi elettorali e politici prodotti alla vigilia della presentazione del nuovo Def e della “manovrina” di bilancio in attesa di quella autentica del prossimo autunno, gli italiani temono ovviamente la salita e l’aumento di alcune tasse, con la pressione fiscale che purtroppo non accenna a diminuire. I sondaggi che sono stati prodotti da Ipsos mostrano un dato molto particolare: quali tasse gli italiani sono più disposti a vedere salire, tenendo conto che la “simpatia” nel cuneo fiscale è forse pari a quella per gli interventi dal dentista? Sono di certe le varie accise che gli italiani sono “maggiormente” disposti a vedere aumentare: benzina, alcol, sigarette, per questi articoli l’italiano medio ritiene di poter ovviare ad un eventuale aumento. Sempre nel sondaggio di Ipsos si legge poi come dopo il 45% di scelta sulle accise, segue il 14% di preferenza sull’aumento delle tasse sulla casa, dall’Imu alla Tari fino alla Tasi; al 12% è l’Irpef a fare meglio del’Iva, considerata la peggiore tassa per gli italiani e che dunque non vede assolutamente con positività un possibile aumento, anche se smentito a più riprese dal governo stesso.