Nello scontro mondiale tra Occidente e Oriente, lo Stato d’Israele è come sempre storicamente un’anomalia che rappresenta più di un problema all’interno dello scacchiere internazionale. Avamposto d’occidente e alleato Usa in pieno medioriente, molto vicino e confinante con l’Egitto di Al Sisi, in questo momento tra gli obiettivi numero 1 del Califfato Isis e del terrorismo internazionale e soprattutto assai convinto sostenitore dell’intervento in Siria contro Assad (che più volte assieme all’Iran hanno teorizzato la completa distruzione dello Stato israeliano). Ebbene, tutto questo in un clima da guerra mondiale vede questa mattina il lancio di un razzo dal Sinai egiziano verso il sud del Paese, con il governo di Gerusalemme che ha poi ricevuto la conferma e rivendicazione dell’Isis dietro a questo attacco. Per fortuna non ci sono state vittime ma resta un dato simbolico nella condizione ormai da obiettivo “sotto tiro” che Israele rappresenta dal Califfato Islamico. Si temono ora attentati per via della Pasqua ebraica e la decisione di questa mattina del Consiglio Nazionale di Sicurezza è stata categorica: chiusura del confine di Taba con l’Egitto per timori di attentati contro israeliani dopo quelli avvenuti ieri contro i cristiani. «Gli israeliani non potranno così passare la frontiera – che resterà chiusa fino alla fine della settimana di Pasqua – e sono stati invitati a rientrare immediatamente in patria qualora si trovassero nella penisola del Sinai», annuncia il governo di Gerusalemme con effetto immediato. La crisi mondiale è sempre più tesa..



Non sarà Terza Guerra Mondiale, ma proprio per evitare di arrivarci troppo vicino oggi si tiene a Lucca la riunione del ministri Esteri del G7, allargati anche a parte del mondo arabo. I temi in campo sono quelli “evidenti” di questi giorni: Siria, Nord Corea, guerra al terrorismo e soprattutto nuova cortina di ferro calata tra Russia e Usa. Convocati dal Ministro Alfano e con la presenza dell’Alto Rappresentante Ue Mogherini, in campo i temi saranno legati e ripartiti da una emergenza principale: la lotta all’Isis e al Califfato sia sul campo di battaglia (Iraq, Siria e Libia) e poi a livello di anti-terrorismo mondiale, con i continui attacchi che arrivano senza sosta (giusto ieri la doppia bomba nelle chiese d’Egitto). Priorità è proprio l’eradicazione totale di Daesh e potrebbe essere anche quel “collante” giusto, come lo è stato in questi anni, per tenere insieme cocci rotti o mal posizionati tra i due blocchi globali di Oriente e Occidente. «Azione di ricostituzione di istituzioni statali solide, in grado di garantire, tra l’altro, una migliore gestione dei flussi migratori e una maggiore capacità di contrasto delle attività criminali», si legge tra i propositi del sito della Farnesina prima dell’incontro di oggi. È chiaro che poi i temi si allargheranno inevitabilmente all’emergenza nel Pacifico, i problemi in Africa e la crisi in Ucraina: basterà però il collante del terrorismo? O una mancanza di politica strategica alla lunga porterà ad effetti ben più dannosi dei missili sulla base aerea siriana?



Sentire intervenire l’ayatollah dell’Iran e minacciare Usa e occidente non solo fa presagire una terza guerra mondiale ma conferma (qualora ci fosse un’altra riprova da scoprire) l’assoluta predominanza sull’alleato siriano. È infatti Teheran dove probabilmente si giocano le partite più importanti tra Usa, Russia e il duplice blocco mondiale tra Occidente e Medio-Oriente. Ieri sera arriva il sinistro avvertimento dell’ayatollah Khamenei dopo la bagarre scatenata dagli attacchi di Trump in Siria: «Stanno ripetendo gli stessi errori dei loro predecessori: l’attacco alla base in Siria è un errore cruciale», afferma a Press Tv il leader religioso (e non solo) dell’Iran. Non solo, Khamenei dal piena colpa della formazione di Isis agli Stati Uniti con la conseguente responsabilità per il terrorismo internazionale: «le ex autorità americane hanno creato Daesh (acronimo arabo dello Stato islamico – ndr) o l’hanno sostenuto, e le autorità attuali lo stanno rafforzando». Avere un Iran in più che naviga contro corrente di sicuro non rappresenta il migliore prodromo alla riunione del G7 a Taormina che a maggio forse dovrà stabilire la posizione da tenere dell’Occidente di fronte alla grave emergenza mondiale in Medio Oriente e con la Russia. Su questa scia, il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha convocato per domani mattina una collaterale al G7 con tutti i ministri esteri allargata anche a Turchia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar e Giordania. «Un’iniziativa immediata per rilanciare il processo politico sulla Siria alla luce della decisione del presidente Trump di lanciare i missili su una base aerea del regime di Damasco e al fine di scongiurare così una pericolosa escalation militare», fa sapere il titolare della Farnesina.



Dopo i colloqui fitti con la Cina di Xi Jinping, il presidente Donald Trump – dopo la prima settimana più complicato passata da quando è titolare della Casa Bianca – ha provato a stringere un accordo con il Giappone amico a livello di potenza mondiale sulla situazione da “guerra mondiale” che in molti prefigurano. Nucleo della discussione ovviamente la Corea del Nord, sulla quale il premier Abe «mi impegno a collaboratore sulla minaccia posta dalla Nord Corea». Stando a quanto riporta la Casa Bianca in una nota successiva al colloquio Trump-Abe, il Giappone ha dato pieno appoggio agli Stati Uniti anche ai radi in Siria: «bisogna mostrare determinazione nella risposta alle azioni brutali di Assad». Piccolo appunto: la giornata di ieri, anche se per nulla attinente alla vicenda di Siria o Corea del nord, ha visto un’ennesimo spargimento di sangue nell’Egitto stato-simbolo della convivenza tra musulmani e cristiani. Due chiese copte importanti, una addirittura ad Alessandria mentre stava dicendo Messa per la Domenica delle Palme il papa copto Tawadros II, sono state colpite da un duplice attentato: 50 morti e il clima di divisione nella Settimana Santa. Di questo si nutrono i terroristi, della divisione e della paura, oltre che della morte: da qui i regnanti del mondo, seguendo il continuo richiamo della Chiesa per la Pace, dovrebbero forse osservare e analizzare i gravissimi problemi che una mancanza di strategia globale e sul lungo periodo potrebbero ancora creare nei prossimi anni.