Con la superbomba sganciata in Afghanistan contro l’Isis le tensioni internazionali hanno raggiunto un livello mai giunto fin qui dopo la fine dei conflitti in Iraq e appunto Afghanistan: gli Usa di Trump stanno preparando l’attacco con raid alle basi nucleari della Corea del Nord e le altre due superpotenze in Asia si dicono in queste ore estremamente preoccupate. «È con grande preoccupazione che stiamo guardando l’escalation delle tensioni nella penisola coreana: invitiamo tutti i paesi a dar prova di moderazione e ammoniamo contro qualsiasi azione che potrebbe portare a misure provocatorie», ha detto Dmitri Peskov, portavoce di Putin al Cremlino. Gli fa eco anche la Cina, nonostante molto probabilmente sia una aspetto di facciata visto che nei colloqui giorni fa a Pechino i due presidente si sono parlati anche se non soprattutto di questa emergenza missilistica di Pyongyang. «Il conflitto potrebbe scoppiare da un momento all’altro, il dialogo deve essere la prima via», riporta il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.
Le dichiarazioni che arrivano dalla Corea del Nord sono tutt’altro che ben auguranti e riportano il livello dello scontro tra Usa e Pyongyang in uno scenario da guerra mondiale; «andremo in guerra se gli Stati Uniti lo sceglieranno e lo vorranno», esclama il viceministro degli Esteri, Han-Song-ryol in una dichiarazione pubblica. La Corea del Nord ha puntato il dito contro Trump e contro le provocazioni lanciate in queste ultime settimane, specie dopo le rivelazioni della Nbc che ha parlato oggi di «Stat Uniti pronti ad un attacco preventivo, se fosse verificato che il regime di Pyongyang è pronto a un nuovo test nucleare». La Corea del Nord con il suo regime ha replicato dunque di essere pronti allo scontro se saranno gli americani a cominciarlo: guerra di diplomazia fino ad ora, sperando rimanga solo questa anche in futuro.
In questo clima di forte tensione da “terza guerra mondiale”, la Cina non rimane in silenzio e sottolinea come la forza militare non potrà risolvere il rapporto con la Corea del Nord. Uno dei giornali più influenti del Paese ha invece invitato il Nord a fermare il suo programma nucleare in cambio della protezione del governo cinese. Vacillante la posizione della Corea del Sud, che è rimasta perplessa dallo sciopero preventivo promosso contro il Nord, per il quale non è stata consultata. La paura più grande è che ora il Nord proceda con i test nucleari o con i lanci di missili, sottolinea Al Jazeera, a discapito degli avvertimenti severi degli Stati Uniti riguardo alla fine della “politica di pazienza”. La Cina intanto preme perché si arrivi ad un accordo pacifico ed alla denuclearizzazione della Corea. Di contro, il ministro degli Esteri della Cina, Wang Yi, ha sottolineato durante una conferenza stampa a Pechino che questa sfida rappresenta un’opportunità per ritornare al dialogo. (agg. di Morgan K. Barraco)
Corea del Nord, Siria e ora anche Afghanistan: nelle ultime due settimane le azioni Usa in Medio Oriente e Asia stanno scaldando ancora di più l’azione in un clima da inquietante Terza Guerra Mondiale. Ieri sera la notizia clamorosa di una bomba di 10 tonnellate sganciata dalle truppe di Trump su una base dell’Isis in Afghanistan ha riacceso le polemiche sull’iniziativa di Washington: «bomba MOAB, la madre di tutte le bombe non nucleari, che pesa quasi 10 tonnellate e ha la forza di distruggere tutto nel raggio di centinaia di metri», riporta la Cnn citando fonti militari Usa, confermate poco più tardi dalla stessa Casa Bianca. Un altro messaggio importante e durissimo dettato dall’America contro il terrorismo internazionale con in più la novità dell’armamentario mai lanciato prima; seconda bomba più letale della storia, dopo quelle atomiche lanciate ancora dagli Usa contro il Giappone verso fine Guerra Mondiale. E proprio questo clima purtroppo non riesce ad essere cancellato da questo periodo di fortissima tensione internazionale; «gli Stati Uniti hanno colpito l’Afghanistan sganciando una bomba mirata a colpire tunnel e grotte usate dai miliziani dell’Isis», ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, confermando che sono state prese misure per evitare di colpire civili con eventuali danni collaterali. Resta la sensazione di un’assoluta inquietante strategia di continuo conflitto localizzato in più parti e con gli stessi protagonisti in campo: non il miglior augurio di una Pasqua di pace, purtroppo.
Due fronti aperti, Siria e Corea del Nord e alleati già schierati: la Guerra Mondiale non sarà ancora effettiva, ma quei “pezzi” denunciati da Papa Francesco son tutt’altro che una visione strampalata della Chiesa Cattolica. Non è solo la Siria a preoccupare, bensì l’emergenza in Corea del Nord, con il principale alleato Usa in Asia di stanza a Tokyo che scende in campo e denuncia Pyongyang di attività sospette sui missili armati che hanno di fatto scatenato la reazione americana con la portaerei che viaggia verso la penisola coreana. Il governo del Giappone ha fatto sapere in queste ore che il regime di Kim Jong-un potrebbe condurre un attacco missilistico con testate contenente il gas sarin. Un inquietante ponte parallelo con la situazione della Siria e con gli attacchi di Damasco che hanno scatenato l’intera vicenda di questo ultimo mese con clima da Terza Guerra Mondiale. La denuncia del primo ministro nipponico, Shinzo Abe, è stata durissima ed è arrivata direttamente al Parlamento di Tokyo: «All’inizio di questo mese oltre cento persone sono state uccise con questo gas – ha detto Abe in parlamento – Abbiamo bisogno di comprendere questa realtà e garantire che la Corea del Nord non continui a fare questo. Abbiamo bisogno di imporre un effetto deterrente».