Caro direttore,
si fa un gran parlare di credibilità della politica, di partecipazione dei cittadini, della necessità di maggiore serietà dei rappresentati politici presenti nelle istituzioni, della opportunità di riavvicinare il paese reale alla gestione del “bene comune” e poi, quando alcuni “signori” (merce davvero rara in Parlamento) della politica dicono chiaramente, apertamente e senza infingimenti la loro idea e il progetto politico a cui aspirano anche fuori dagli schemi consolidati, li si critica aspramente come imprudenti.



È il caso del sen. Zanda che candidamente e con un certo coraggio politico ha ammesso ciò che si percepisce da mesi; ovvero che l’Italia potrà essere salvata dall’ondata populista di destra come di sinistra (tanto per non fare nomi da Salvini e da Grillo) solo grazie ad una alleanza delle forze moderate che veda come interpreti principali il Partito democratico e Forza Italia. Un segreto di pulcinella che un opinionista come Massimo Franco ha stigmatizzato non nel merito (che sembra condividere) quanto sull’opportunità, sull’imprudenza di un tale candido e ragionevole ragionamento che potrebbe offrire il destro alla campagna elettorale dei Cinque Stelle.



Meglio tacere, allora? Meglio mentire all’elettorato? Meglio utilizzare il sotterfugio per lucrare consenso e poi sistemare la situazione — dopo il voto — nelle segrete stanze?

Questa non può essere la logica in un tempo che reclama trasparenza (i 5 Stelle, si ricordi sempre, hanno costruito il loro successo partendo dallo streaming), chiarezza e coraggio delle proprie idee e delle proprie posizioni.

Il tempo dei sotterfugi è finito e lo ha capito persino Bersani, che da scissionista e da uomo di sinistra ha chiaramente e limpidamente ammesso di sentirsi più vicino a Grillo che non al Pd di Renzi.



Finalmente la politica torna alla sua altezza, a guardare dritta negli occhi i cittadini e a dire loro il vero. E grazie al Cielo se qualche parlamentare con ruoli assolutamente importati e con la semplicità del cittadino qualunque regala al corpo elettorale in modo specchiato un ragionamento politico sensato, certamente opinabile ma non perché imprudente.

Al tempo della rottamazione — con buona pace dell’autorevole editorialista del Corriere della Sera — dobbiamo rendere merito a due veterani della politica per l’onesta intellettuale con cui onorano il ruolo loro affidato.