Contestata e sempre più contestata: Marine Le Pen, ad una settimana dalle Elezioni in Francia, viene duramente attaccata e interrotta più volte nel trambusto del comizio tenuto ieri a Parigi al teatro Zenith. Gruppi ultras di sinistra, anti-Front National e centri sociali hanno attaccato a più riprese la candidata dell’estrema destra, impedendole più volte di esprimere le sue proposte e ricette che potrebbero portarla al ballottaggio, risultato sperato dalla leader figlia di Jean Marie. Addirittura una femen ieri sera ha impedito per qualche minuto alla Le Pen di parlare dal suo palco: «Questa è la visione degli estremisti della sinistra dinanzi all’unica candidata donna che difende le donne», riferendosi agli attacchi subiti da lei e dal suo fidato braccio destro Gilbert Collard, “accolto” con lancio di oggetti e piccole molotov davanti all’ingresso del comizio elettorale. Lo slogan iniziale aveva avuto i toni trionfali di una “chiamata” alle armi e di certo non ha favorito il clima di distensione, tutt’altro, anche se rimane increscioso che la sicurezza abbia permesso nel giro di pochi minuti così tanti atti aggressivi rivolti contro la Le Pen e il suo comitato. «È giunta l’ora della scelta, una scelta storica, una scelta di civiltà. Questa elezione è un referendum: pro o contro la globalizzazione selvaggia, pro o contro la Francia. Domenica la Francia rinasce o affonda». Il messaggio di Marine Le Pen prima delle elezioni è chiaro, quello degli antagonisti, purtroppo, altrettanto…



Improvvisamente si ritrova praticamente dentro la partita delle Elezioni in Francia, quando meno se lo aspettava forse: i sondaggi lo vedono salire sempre di più e la possibilità di giocarsi il ballottaggio con Le Pen, Macron e Fillon è sempre più concreta a 6 giorni dal voto. Si tratta ovviamente di Jean Luc Melenchon, leader della sinistra radicale ed alternativa che anche ieri ha riportato i riflettori nazionali sulle sue proposte e sulla personale candidatura da “outsider” della sinistra “venduta su Macron e fallita su Hamon”, come ripete il leader e navigato politico francese. «Io non propongo la socializzazione di tutti gli strumenti di produzione o l’eguaglianza dei salari. Voglio rilanciare l’economia francese con l’ecologia: 100 miliardi d’investimenti sociali e ambientali. È una posizione simile a quella del Partito socialista, di cui facevo parte, fino a qualche anno fa», racconta oggi a La Stampa, smentendo il suo passato da comunista e provando un programma nazionale per tutta la Francia. Interessante il passaggio in cui Melenchon diventa quasi “alleato” di Marine Le Pen, la sua nemesi, rispetto alla vicenda dell’Europa e al fallimento dell’Unione: «uscita da Ue e Euro, è solo un piano B, se non funzione il piano A, che è rinegoziare i trattati europei. Perché si deve pensare che ogni discussione sia già condannata a priori? Non sono io a distruggere l’Europa, sono i trattati europei». Si dice ottimista Melenchon perché considera come un’Europa senza Francia sia impossibile e si dicecomunque pronto alla sfida all’Eliseo: e se la spuntasse proprio lui dopo mesi di indecisione Macron-Le Pen? Forse utopia, ma i sondaggi dicono altro…

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