Un giornale cattolico e il partito più populista esistente in Italia: Avvenire e Movimento 5 Stelle dialogano molto più di quanto si possa credere e non basta a spiegarlo solo l’intervista di oggi a Beppe Grillo in prima pagina del quotidiano della Cei (comunque un unicum o quasi del panorama mediatico con Grillo che raramente concede interviste così ampie). Per Marco Tarquinio è un successo poter guardare al nuovo che avanza senza la “costrizione” ideologica o le barriere tra un Movimento assai anomalo e il quotidiano più vicino ai temi importanti e cari al mondo cattolico. Raggiunto dal collega del Corriere della Sera, Tarquinio si dice soddisfatto per il “clamore” nato dal caso Serravalle sollevato proprio da Avvenire e con il tema del lavoro domenicale raccolto “positivamente dal Movimento 5 Stelle”. Basta questo per rendere i grillini interlocutori del mondo cattolico? «Lo sono già. Sono tanti i cattolici che partecipano alle iniziative del Movimento. Se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alle povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità», replica il direttore di Avvenire. Sono soprattutto lotta alle povertà e valore della partecipazione a vedere i punti di massimo accordo tra il programma M5s e la dottrina sociale della Chiesa: «resta però un forte punto che distanza ancora ed è fondamentale, non riesco a capire come possano portare fino alle estreme conseguenze il loro concetto di libertà su temi eticamente sensibili come quello del fine vita e dell’eutanasia». Secondo l’analisi lucida del direttore Tarquinio, per governare mancano ancora dei passi importanti che rendono il lavoro sul programma urgente e possibilmente proficuo; «Credo che il M5S debba aggiustare il tiro sulla politica estera e lavorare per un rilancio della casa comune europea».



Il caso Serravalle, con la chiusura domenicale invocata dal quotidiano Avvenire, ha di fatto riaperto il nodo-lavoro nel settimo giorno con i cattolici da sempre molto attenti alla questione che vede molti tentativi di preservare almeno un giorno dedicato alla famiglia e comunque non al lavoro. «Sono lieto che sia avvenuto anche con il contributo del Movimento 5 Stelle; Siamo di fronte ad un paradosso drammatico: mentre continuano a diminuire i posti di lavoro, chi ha un impiego deve lavorare sempre di più, domeniche comprese. Allora, il tema è: vogliamo ridurci a pochi che lavorano tanto o ripensiamo il modello?», si chiede sempre nell’intervista a Il Corriere della Sera il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. L’intervento di Luigi di Maio sul fronte liberalizzazioni e giorni festivi ha di fatto gradito una parte dell’elettorato cattolico, come “certifica” Avvenire: «Constato che il M5S entra in modo serio nella discussione. Credo sia comune la preoccupazione che almeno un giorno della settimana sia dedicato a relazioni che siano altro da quelle lavorative. Non è un tema solo religioso». Lo stesso direttore è rimasto positivamente sorpreso dalla posizione di Di Maio a riguardo della domenica a casa, capendo che il problema non è di natura politica bensì umana prima di tutto; «Ho visto che si è documentato. Credo che sia un politico che ha preso coscienza di un problema reale. Del resto, avere occupato anche il settimo giorno con il lavoro non ha portato un centesimo in più. Vogliamo prenderne atto?», tuona Tarquinio. È nato un nuovo “asse”?

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