Ha tuonato dagli Usa dopo l’attentato a Parigi che rischia di sconvolgere le Elezioni in Francia, e si è detto molto vicino al popolo francese in questo momento di forte crisi: è Donald Trump che già ieri sera subito dopo l’attacco sugli Champs Elysées era intervenuto in diretta conferenza stampa assieme al premier italiano Paolo Gentiloni per esprimere piena solidarietà alla Francia dopo l’ennesimo attentato subito negli ultimi due anni. «Un altro attacco terroristico a Parigi. Il popolo francese non sopporterà più a lungo cose del genere. Avrà grosse conseguenze sulle elezioni presidenzialil», ha scritto il presidente americano in un tweet questa mattina, confermando il pieno interesse per l’esito delle stesse Presidenziali, dopo che non molte settimane fa aveva rivelato (tramite un senatore repubblicano) le presunte manovre della Russia per condizionare i risultati delle elezioni.
Meno due giorni al primo turno delle Elezioni in Francia: l’Eliseo attende il successore di Hollande e mai come quest’anno l dubbi, le incertezze e gli scenari sono complessi per la sostanziale possibilità di 4 candidati di poter arrivare almeno al ballottaggio e giocarsi poi tutto in una battaglia all’ultimo voto nella “conventio ad excludendum” che i francesi studiano da mesi. È anche se non soprattutto una guerra di slogan quella di questi ultimi giorni prima del voto di domenica: e allora per i due favoriti (ma Fillon e Melenchon son tutt’altro che spacciati) la lotta si muove trai fili dell’Europa e del lavoro, i due temi maggiormente toccati in questa campagna elettorale verso le Politiche. La leader di Front National Marine Le Pen si è scatenata e ha segnato il passo anche degli altri rivali che si sono visti costretti a “scendere” al livello della bagarre lanciata dalla figlia di Jean Marie: «Prima la Francia, annuncia un negoziato per l’uscita del Paese dall’Unione europea, dalla moneta unica e dalla Nato e la sospensione immediata di Schengen. I punti focali del programma di Le Pen sfociano poi nel referendum sulla Frexit e il ripristino dei confini nazionali con la netta riduzione dell’immigrazione. “No Euro” e anche l’Europa intesa come unione non se la passerebbe molto bene con l’elezione di Marine alla guida dell’Eliseo; di contro, il candidato invece “favorito” dall’establishment e dai mercati, quel Emmanuel Macron che come slogan ha invece puntato tutto sulla “liberazione economica” e sui temi legati al lavoro (anche per marcare la distanza tra lui e il suo passato da socialista nel governo, fallimentare per i lavoratori francesi, di Francois Hollande). Come riporta Askanews nello speciale sulle Elezioni francesi, Macron punta decisamente sul « taglio dell’aliquota fiscale per le imprese, più flessibilità di negoziare l’orario di lavoro a livello aziendale, accesso ai sussidi di disoccupazione per tutti i lavoratori, compresi gli autonomi, e incentivi fiscali alle imprese che assumono chi proviene da aree disagiate». E allora, quale slogan convincerà d più nell’urna domenica prossima?
Ha segnato il passo dopo qualche giorno di calo il consenso di Emmanuel Macron negli ultimi sondaggi pubblicati ieri sera sulle Elezioni in Francia del prossimo 23 aprile: una rilevazione Harris interactive per France Télévisions/L’Emission Politique consegna al candidato centrista di En Marche! Il 25% delle intenzioni di voto, risalendo la china dopo la pericoloso discesa degli ultimi tempi; non cala ma resta ancora “al palo” la diretta rivale Marine Le Pen, con un 22% che non promette nulla in vista del ballottaggio ma che dovrebbe garantirle un discreto vantaggio almeno in partenza rispetto ai diretti inseguitori, Francois Fillon e Jean Luc Melenchon. Per il candidato gollista il 19% è un leggero calo rispetto alle ultime due settimane, raggiunto così dal leader della sinistra alternativa e populista, forse il migliore “under dog” di queste elezioni che rischia di soffiare la scena in extremis a qualche più prestigioso e favorito candidato presidente della Repubblica francese. Come segnalano ancora i sondaggi, malissimo il socialista Hamon al 7.5% e il sovranista di Debout la France Nicolas Dupont-Aignan è fermo al quattro per cento .