Renzi ha già vinto. Una vittoria a rovescio rispetto al 2013 quando a farlo trionfare alle primarie fu la “gente-gente”. Stavolta è lui a controllare le sezioni e i “cacicchi” locali. Lui ha deciso la data del 30 aprile in mezzo ai ponti per impedire una notevole affluenza alle urne. Lui è l’establishment da rottamare. 



Parla di tutto Renzi tranne di Alitalia. E dei disastri provocati dal management da lui imposto. 

Parla di tutto Renzi tranne tranne dell’ Air Force Renzi. Acquistato da Alitalia? No, da Ethiad. E dopo aver nazionalizzato Blu Panorama, compagnia aerea che era sotto controllo di Piaggio ora in mano, guarda un po’, ad un fondo emiratino, Mubadala. 



Parla di tutto Renzi ma non di Mps, non di Ilva, non di debito pubblico, non delle proteste dei balneari, degli ambulanti, dei poliziotti, degli insegnanti: di tutti coloro che ritengono che anche a loro Matteo abbia rifilato uno “stai sereno”.

Berlusconi invece non parla quasi se non per ribadire che in qualche modo sarà della partita alle elezioni politiche. Ragionevolmente in compagnia di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ragionevolmente come si può esserlo a destra… dove si è stati capaci di dividersi prima, durante e dopo tornate decisive. 

L’ex Cavaliere, come sua abitudine, prepara interventi e temi della campagna elettorale con la determinazione del tycoon. Ha demandato ad Antonio Tajani di coprirlo sul fianco europeo e a Gianni Letta la cernita dei centristi che vogliono ritornare in Forza Italia. Lui si dedica al casting dei volti nuovi. E ovviamente si è riscoperto più giovane e rampante del “signorotto” di Rignano sull’Arno. 



In casa 5 Stelle ci si chiede come arrivare alle elezioni senza fare sciocchezze. I sondaggi per le regionali siciliane previste in autunno li danno oltre il 40 per cento ed evitare incidenti di percorso appare impresa improba anche se rimangono i favoriti in vista delle elezioni. 

Dal 1° maggio, incoronato di fresco dalle truppe cammellate del Pd, Supermatteo tornerà a premere per elezioni anticipate. Votare prima delle elezioni siciliane e della legge di bilancio rimane il suo cruccio. Con una tempistica che gli consentirebbe l’ennesimo bluff: apparire il Macron “de noantri”. Prendere in contropiede Grillo e obbligare a nuovi patti Berlusconi. Freme Matteo, in attesa del rompete le righe pronunciato dal silente Mattarella. “Come fa a non capire Sergio che sono io che l’ho miracolato? Come fa a non capire che è uno sbaglio tenermi tanto a lungo lontano da Palazzo Chigi?”.

Renzi, Grillo e il trio Lescano Berlusconi, Meloni, Salvini: la politica italiana è tripartita. Ma su una  base di votanti che non arriva al 50 per cento, considerando gli ultimi appuntamenti elettorali, salvo il referendum costituzionale. Il che vuol dire che c’è spazio per qualcuno che punti meno sugli effetti speciali e più sulla sostanza. Qualcuno che faccia politica, cioè si prenda cura del popolo e dei suoi problemi, che è qualcosa di molto diverso da limitarsi a fare solo promesse.