Dopo il confronto in tv, l’unico di queste Primarie Pd, avvenuto due giorni fa su Sky Tg24 il responso dei “fact checking”ha visto vincere Michele Emiliano. Forse l’unica soddisfazione per il Governatore della Puglia sarà questa (anche perché avendo poche possibilità di conquistare la vittoria alle Primarie ha deciso saggiamente di non alzare i toni e lanciare “promesse” o slogan particolari), ma intanto si è dimostrato il più coerente rispetto alle dichiarazioni e appelli dei propri programmi. Il jobs Act ha tradito più volte Matteo Renzi che è caduto numerose volte sui numeri prodotti per suffragare la sua tesi – “Prima del Jobs Act c’erano 711 mila posti di lavoro in meno”, secondo il fact checking di Agi i dati lo smentiscono nettamente – ma è forse Andrea Orlando a vedersi maggiormente “penalizzato” dall’analisi delle sue dichiarazioni. Il motto che ha tenuto per tutta la campagna elettorale verso le Primarie, “l’1% degli italiani detiene il 25% della ricchezza del Paese”, è una frase altamente discutibile secondo l’analisi dell’Agi: «Orlando ha preso il dato dal rapporto Oxfam 2016 che calcola la ricchezza netta, cioè quella al netto dei debiti. Questa metodologia non è particolarmente affidabile, in quanto ad esempio un precario senza reddito a cui nessuna banca concederebbe mai un prestito risulta più ricco di un imprenditore che abbia invece contratto debiti significativi». La gara ora sarà sui voti, e qui Emiliano rischia davvero di vedersi superato e non di poco dai meno “precisi” Renzi e Orlando…



La legge elettorale entra a gamba tesa nel dibattito all’interno del Pd prima delle Primarie del Partito Democratico in programma domenica prossima in tutte le piazze italiane. Dopo che per tutti e tre i candidati in corsa l’obiettivo è cambiare l’attuale legge elettorale (che sfavorisce il Pd e che comunque non crea alcuna maggioranza stabile, neanche per il Movimento 5 Stele), è ovviamente sul come che si dividono Orlando, Renzi e Emiliano. In particolare ieri sera a Porta a Porta il combattivo ex premier rilancia con forza il suo deciso no “ai giochini, attendiamo le proposte dagli altri, quelli che hanno bocciato l’Italicum”. In particolare, «il Pd è pronto anche ad abolire i capilista bloccati e ad andare alle preferenze, ma bisogna evitare “giochini”, come ad esempio il provincellum». Per il candidato alle Primarie dem e in largo vantaggio secondo tutti i sondaggi pubblicati finora, il Pd deve togliere i capilista anche perché «noi le preferenze le sappiamo prendere. Ho l’impressione che altri siano bravi a parlare, ma poi con le preferenze vanno in difficoltà. A Genova il M5s ha fatto le comunarie e poi… con le preferenze Grillo non metterà i suoi, passeranno altri.



Luigi Di Maio quando si è candidato a Pomigliano d’Arco ha preso 59 preferenze». Particolarmente irritato Renzi quando poi il discorso si è spostato contro tutte quelle forze politiche che sembrano fare “melina” sulla legge elettorale da ormai parecchie settimane: «non facciano i giochini eh! Hanno in testa il provincellum, un sistema che non ha preferenze, fa finta di avere i collegi, ma poi non sai chi passa». Secondo l’ex premier un sistema come quello del Provincellum giova a chi non ha un voto, «a chi non ha la possibilità di tornare in Parlamento se non attraverso un colpo di fortuna. Facciano la legge elettorale che vogliono, ma il cittadino quando vota Vespa o Renzi deve essere in grado di sapere che ha eletto Vespa o Renzi. Con i collegi come quello del Provincellum fanno i furbi», conclude il candidato favorito alla vittoria nel Congresso. Come si può tranquillamente evincere questo è un discorso diretto alle prossime elezioni, le Primarie paiono essere una “tappa di passaggio quasi scontata”…



Un Andrea Orlando più scuro in volto in questi ultimi giorni, forse “rassegnato” dai dati e sondaggi che danno alle Primarie Pd ben poche possibilità di vittoria per la sua mozione. E allora si concentra anche sul post-voto, quando sarà probabile che Matteo Renzi sarà di nuovo il suo segretario, nonostante tutto e nonostante gli ultimi mesi fallimentari. Orlando non tira indietro la gamba e si prodiga in una bella “scivolata” contro il rivale alle urne, «Io credo che la stagione di Renzi, così come l’abbiamo conosciuta, sia finita», spiegando come vincere le primarie non risolve nulla se poi si perdono le Elezioni tra un anno, ed è lì che Orlando diffida delle proposte di Renzi che potrebbero portare il Pd alla deriva.

Due giorni fa durante un’ospitata a Porta a Porta lo stesso ministro della Giustizia ha ricordato come l’ipotesi del voto subito è la sua preferita, «Sono per andare a votare il prima possibile, un minuto dopo che è stata fatta la legge elettorale», spiega il ministro della Giustizia, affermando come già si poteva andare a votare questo giugno se solo si fosse fatto di più per la legge elettorale. Con un nota bene finale però, «Certo se andiamo a votare per evitare di fare la manovra, non è che i cittadini siano fessi».