Si sono confrontati tutti e 11 i candidati alle Elezioni in Francia 2017 in un dibattito televisivo andato in onda ieri sera. Tra gli 11 aspiranti alla carica di nuovo presidente della Repubblica francese ce ne sono 5 che sono ritenuti maggiori: Marine Le Pen (Front National), Emmanuel Macron (En Marche!), Francois Fillon (Repubblicani), Benoit Hamon (Partito socialista) e Jean Luc Melenchon (La France insoumise). Dopo tre ore di dibattito tv, secondo i sondaggi elaborati da Elabe, come riporta Rainews.it, Melenchon è risultato in testa. Secondo infatti il 25% degli intervistati è stato proprio il candidato di La France insoumise a dominare il dibattito. Al secondo posto si è piazzato il candidato di En marche, ex ministro dell’Economia, con il 21%, e al terzo posto Francois Fillon con il 15%. Alla domanda invece su chi tra i candidati alle Elezioni in Francia 2017 avesse il miglior progetto per il paese è risultato in testa Emmanuel Macron con il 23%, seguito a stretto giro da Melenchon con il 22% e da Fillon con il 18%.
È sempre il Front National e la sua leader Marine Le Pen ad agitare la Francia a poche settimane dalle Elezioni che sanciranno un capitolo assai importante del prossimo futuro europeo: stando alle ultime indiscrezioni pubblicate da Canard Einchainé (lo stesso settimanale che iniziò lo scandalo Penelope Gate per Francois Fillon) è stata da poco aperta una inchiesta preliminare contro il Front National per sospetta frode dalla procura di Lille. Ancora giudici e ancora interventi sulla campagna elettorale ora a davvero pochi giorni dal voto del 23 aprile: da quanto rivelano i colleghi di Canard, gli inquirenti sospettano fortemente che il partito della Le Pen – sempre più favorito per strappare il primo turno e giocarsi le elezioni al ballottaggio – abbia pagato tra il 2010 e il 2015 con fondi pubblici collaboratori che in realtà avrebbero lavorato al servizio del Front National, in particolare modo per preparare le elezioni del 2012. Ancora funzionamenti pubblici e uso “allegro” dei fondi per i collaboratori politici: non è detto che ovviamente l’indagine porti a condanna già scritta, ma è certo che si aggiungerà ai già tanti problemi legati alle inchieste a carico di Marine Le Pen, leader di estrema destra e possibile sfidante di Macron al ballottaggio. Il principale indiziato dell’inchiesta aperta a Lille sarebbe, sempre secondo Canard, David Rachline, attuale direttore della campagna presidenziale di Marine Le Pen, remunerato dopo le ultime amministrative dal consiglio regionale del Nord-Pas-de-Calais. (aggiornamento di Niccolò Magnani)
Non è solo la politica a mobilitarsi per le Elezioni in Francia delle prossime settimane: di recente è stato firmato a Parigi un documento-appello pubblicato su Liberation, (influente quotidiano di sinistra) con oltre 100 personalità nel mondo dell’arte, cinema, spettacolo e cultura in generale, intervenute per scongiurare il “pericolo” dell’elezione a nuovo presidente la candidata Fn «Marine Le Pen è alle porte del potere; chiediamo di sbarrare la strada a Marine Le Pen nella prossima elezione presidenziale e nelle successive elezioni politiche», scrivono gli oltre 100 firmatari di sinistra e non solo. «Nel suo ultimo discorso sulla cultura – recita l’appello – Marine Le Pen auspica che la Francia ritrovi la sua ‘grandeur’. Ma l’arte non è fatta per servire la grandezza della Francia». Hanno firmato personaggi del calibro di Jeanne Moreau, Jean-Pierre e Luc Dardenne, Léa Seydoux, Amos Gitai e anche la nostra Valeria Bruni Tedeschi: «La libertà di pensare, di creare, la libertà di inventare e affermare, la libertà di interpretare e criticare ciò che funziona e ciò che non funziona nel mondo, sono cose preziose», chiude l’appello anti-Le Pen. Un’autentica presa di posizione netta e dura contro l’estremismo e l’anti-europeismo di Le Pen e della sua lista: tra l’altro non una novità in Francia, spesso teatro in passato di autentiche battaglie culturali pro-contro candidati considerati troppo “pericolosi” dall’elite culturale parigina. (aggiornamento di Niccolò Magnani)