Negli ultimi sondaggi prodotti da Index Research si è provato a compiere uno scenario leggermente più ad ampio raggio rispetto all’operato degli ultimi tre governi conclusi nel nostro Paese. I dati che fuoriescono dall’analisi compiuta dei sondaggisti mostrano come gli elettori italiani, nonostante abbiano in larga parte considerato fallimentare l’epilogo del governo Renzi – con la sonora bocciatura al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso – in una visione di insieme giudicano comunque maggiormente positivo rispetto al dicastero guidato da Mario Monti, con la maggioranza “tecnica” sostenuta dal famoso “Abc” (Alfano, Bersani, Casini) e anche al governo Letta sostenuto più o meno dalla stessa maggioranza degli ultimi due governi, Renzi e Gentiloni. Ebbene, solo per il 6% il Governo Monti è stato positivo, mentre il 77% lo boccia completamente; per il governo di quell’Enrico “stai sereno” Letta la situazione dei sondaggi lo vede positivo solo per il 20%, negativo al 61%. “Vince” Renzi alla fine anche se con numeri assai poco convincenti: 28% positivo, 58% negativo, 14% non esprime un’opinione. (agg. di Niccolò Magnani)



Tutti i vari istituti di ricerche ci presentano negli ultimi dieci giorni gli stessi risultati: ormai le intenzioni di voto degli italiani dicono stabilmente che M5S di Grillo ha sorpassato il Pd di Renzi, con un divario che va dal 5% fino al misero 0,3%. Fino a qualche mese fa il partito dell’ex Premier era in testa con almeno 10 punti di vantaggio e i grillini dietro a inseguire. Oggi invece qualsiasi rilevamento dà un quadro politico opposto. Certo a sinistra c’è stata una scissione seguita dalla devastante sconfitta nel referendum e dalle dimissioni di Renzi dal Governo. Tutti scossoni che hanno indebolito la figura del Matteo nazionale. E i nuovi numeri al ribasso che vengono attribuiti al Pd hanno una loro logica ben precisa. Quello che non si capiscono sono i nuovi valori che vengono assegnati al M5S: sono in crescita nonostante gli scandali di Roma, il caos di Genova, le figuracce europee di Grillo, e le espulsioni un giorno si e un giorno no. Viene il dubbio che come in occasione delle Elezioni Europee in cui il Pd prese poi il 40% ma i sondaggi davano in testa i grillini, così anche questa volta i numeri siano gonfiati ad arte dai sondaggisti. Non se la prendano a male, ma quella dei rilevamenti alterati è una pratica vecchia e vale come strumento di pressione soprattutto in campagna elettorale. Il dubbio è che come allora anche stavolta qualcuno voglia agitare lo spauracchio dei cinquestelle per mettere paura all’opinione pubblica ed evitare derive populiste.



I rilevamenti prodotti da Emg Acqua per il TgLa7 mostrano una situazione ancora purtroppo non variata rispetto alle probabili situazioni post-voto Politiche. Stante l’attuale legge elettorale – il cui iter in Parlamento è al momento bloccato dal caos in Commissione Affari Costituzionali – la situazione legata ai Seggi alla Camera rimane senza una vera maggioranza: 316 i posti minimi per poter avere la maggioranza nella Camera dei Deputati, nessuna coalizione al momento raggiunge quel numero. Non lo fa il centrosinistra (Pd, Sinistre, autonomie) che raggiunge i 213 seggi, non lo fa neanche il Csx allargato con le intenzioni di voto al momento legate a Pd, sinistre e Alternativa Popolare (solo 233 seggi). Male anche le possibili anche se improbabili a livello pratico, Larghe Intese tra Pd, Forza Italia, Ap e Autonomie (289 seggi), per non parlare del centrodestra intero (Lega, Fi e Fdi) che raccoglie solo 191 seggi. L’unica coalizione che potrebbe avvicinarsi al dato limite, con i suoi 311 seggi conquistabili è la “no-Euro” di Lega, Fdi e M5s: Grillo e Salvini insieme, siamo certi che potrà essere una coalizione effettiva e probabile? (aggiornamento di Niccolò Magnani)



Sugli ultimi sondaggi politici condotti da Ipsos sul giudizio tutto italiano dell’operato di Donald Trump ovviamente ancora non era avvenuto l’attacco missilistico ordinato dal neo presidente Usa contro la base aerea in Siria del governo di Assad. Resta però l’impressione generale che il popolo degli elettori italiani riveste nella persona di Trump, con una maggior dote di preoccupazione rispetto alla “decisione” che certamente non manca al tycoon repubblicano. Per di più, dopo l’attacco scatenato contro il governo di Assad, il grado di “pericolosità” o di “decisione” potrebbero ancora essere modificato: stando ai dati però dei sondaggi prodotti lo scorso 5 aprile, si scopre come per gli intervistati il giudizio sul presidente Usa è da ritenersi “pericoloso” per il 34%, “deciso” per il 31% e assai “poco credibile” per il 205 delle preferenze. Ma chi davvero sta simpatico Donald Trump? Solo al 4% degli italiani; ecco, per fortuna le decisioni in politica estera non si giudicano a “simpatia personale”. Quando peserà però ora dopo l’attacco in Siria la decisione in politica estera di Trump? (aggiornamento di Niccolò Magnani)

Tra gli argomenti di interesse dei sondaggisti non ci sono solo le intenzioni di voto degli italiani nei confronti dei partiti o la fiducia verso il Governo e i vari leader politici. Gli Istituti di ricerca infatti rilevano anche l’opinione degli elettori su tematiche di economia o attualità. Per quanto riguarda la cronaca, dopo i recenti casi di sparatorie dopo rapine, si discute molto di legittima difesa e dell’opportunità di farsi giustizia da soli. Negli ultimi rilevamenti condotti da Eumetra Monterosa è stato chiesto al campione di italiani di dire la propria su questo tema: “In caso di difesa personale, talvolta, chi reagisce ad un’aggressione in modo considerato eccessivo può essere condannato a rimborsare l’aggressore. Alcuni lo ritengono giusto, altri lo ritengono sbagliato”. Per la maggioranza degli italiani, il 78%, “non è giusto che chi reagisce ad un’aggressione, seppur in modo eccessivo, sia condannato a rimborsare l’aggressore, si tratta comunque di difesa personale”. Solo per il 16% (il 6% non sa) è invece “giusto che chi reagisce in modo eccessivo ad un’aggressione sia condannato a rimborsare l’aggressore, per il danno che gli procura”.

Che cosa pensano gli italiani del governo guidato da Paolo Gentiloni? E dei suoi ministri? Gli ultimi sondaggi elettorali politici realizzati dall’Istituto Piepoli hanno chiesto al campione di elettori di indicare per quale ministro dell’Esecutivo hanno più fiducia. Ed ecco, secondo i risultati di questa rilevazione, quali sono i primi cinque ministri in testa alla classifica. Secondo questi rilevamenti, condotti per Sky TG24 lo scorso 3 aprile, al primo posto nella fiducia degli italiani si piazza Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali e Turismo, che raccoglie il 62% dei consensi degli elettori. Al secondo posto arriva Domenico Minniti, Ministro dell’Interno, con il 60%. Sul podio, al terzo posto, sale Graziano Delrio, Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, che riceve il 58% dei consensi. Poi al quarto posto due ministri a pari merito: Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e Finanza, e Maurizio Martina, Ministro dell’Agricoltura, entrambi con il 55%. Infine chiude la top five della fiducia nei ministri, in base ai dati, Roberta Pinotti, Ministro della Difesa, indicata dal 52% degli italiani. (aggiornamento di Stefania La Malfa)

Si profila un testa a testa tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico secondo i dati degli ultimi sondaggi elettorali politici realizzati dall’Istituto di ricerche Bidimedia – Bi3 dal 30 marzo al 3 aprile scorso. Al campione di italiani intervistati è stato chiesto di indicare a quale lista darebbero la propria preferenza nel caso in cui si andasse a votare oggi per la Camera dei Deputati. In base ai risultati di questa rilevazione il Pd torna a crescere anche se è ancora il M5s ad essere in testa nelle intenzioni di voto degli elettori: il distacco tra i primi due partiti è però minimo, solo dello 0,3%. Il Movimento 5 Stelle raccoglie infatti il 27,30% delle intenzioni di voto e il Partito Democratico arriva al 27,00%. Gli altri due partiti nati dalla recente scissione della sinistra interna del Pd raggiungono queste percentuali di consensi: il Movimento Democratico e Progressista raggiunge il 5,50% e Campo Progressista il 2,00%. Sinistra Italiana – Possibile arriva invece al 2,80% delle intenzioni di voto. Per quanto riguarda i partiti di centrodestra ecco quali sono le percentuali di consensi indicate da questi ultimi dati: Forza Italia il 11,70%, Alternativa Popolare ed altri di Centro il 3,00%, Lega Nord l’11,70%, Fratelli D’Italia il 4,00%. (aggiornamento di Stefania La Malfa)

Crescono i consensi per Matteo Renzi in vista delle Primarie Pd. Il dato emerge da realizzati dall’Istituto Piepoli condotti plle ultime rilevazioni per Sky TG24 lo scorso 3 aprile. L’ex segretario che si è ricandidato alla guida del Partito Democratico raggiunge infatti il 67% delle intenzioni di voto tra gli elettori di centrosinistra che si sono dichiarati propensi ad andare a votare e che hanno espresso la propria preferenza. Gli altri due sfidanti per la poltrona di segretario del Pd raccolgono percentuali di gran lunga inferiori da parte degli italiani. Secondo i dati il ministro della Giustizia Andrea Orlando si attesta al 23% mentre il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano al 10%. Le Primarie del Partito Democratico, per scegliere il nuovo segretario dopo le dimissioni di Matteo Renzi, saranno realizzate il prossimo 30 aprile: gli elettori potranno votare dalle ore 8 alle ore 20. Dopo la presentazione delle candidature mancano ancora alcuni giorni a quella delle liste per l’Assemblea Nazionale, prevista entro il 10 aprile. (aggiornamento di Stefania La Malfa)

E’ alta la percentuale di italiani che si dichiarano astenuti, secondo gli ultimi sondaggi elettorali politici, se si andasse oggi al voto. In base ai dati della rilevazione di Emg Acqua per La7, rilevazione condotta dal 31 marzo al 2 aprile scorso, quasi il 40% degli italiani è deciso a non recarsi alle urne. Ha indicato infatti che si asterrà dal votare il 39.8% degli elettori intervistati. A questa percentuale deve poi essere sommata quella degli elettori indecisi, tutti coloro cioè che non hanno ancora individuato il partito al quale assegnare la propria preferenza. In questo caso si tratta del 16.5% degli italiani. E’ un dato significativo quello degli indecisi indecisi visto che i partiti devono tener conto anche di questa fetta di elettori quando sarà avviata la campagna elettorale per le elezioni politiche: l’obiettivo per ciascun movimento sarà infatti quello di convincere il più possibile chi ancora non ha le idee chiare.