La possibilità di uno scontro acceso fra le due potenze di Russia e America si fa strada sempre di più. In queste ore, infatti, Donald Trump ha ricevuto un chiaro avvertimento tramite una nota pubblicata da Reuters, in cui si promette una reazione agli attacchi avvenuti in Siria. “Reagiremo con fermezza”, cita la nota riportata da Il Giornale, “chiunque sarà l’aggressore”. Parole che non lasciano spazio a dubbi su come il clima internazionale stia diventando sempre più teso. Non verrà tollerata quindi una seconda azione di repressione in Siria, in seguito all’invio dei 59 missili lanciati su ordine del governo americano. Rimane ancora incerta quale sarà la risposta della Casa Bianca, che in queste ore sta premendo perché Trump assuma una posizione chiara per quanto riguarda i progetti futuri. Il senatore John Cornyn ha infatti sottolineato come occorra ora, più che mai, “una strategia per identificare i nostri obbiettivi in Siria”.
Gli attentati terroristici che si sono verificati negli ultimi mesi rischiano di far scoppiare una Terza guerra mondiale? Nell’immediato rappresentano anche un attacco diretto alla strategia del dialogo di Papa Francesco, che a fine mese andrà in Egitto. Negli ultimi anni il pontefice si è rivelato forse l’unico leader mondiale ad avere una strategia per scongiurare il rischio della Terza guerra mondiale. Papa Francesco, come riportato dal Corriere della Sera, sta cercando di stendere un cordone sanitario per evitare che il terrorismo dilaghi, per questo ritiene che il dialogo con i leader musulmani sia essenziale. Incontrerà quindi il presidente Al Sisi, poi il grande imam dell’università e moschea di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, che è la più alta autorità dell’islam sunnita. Si erano già incontrati il 23 maggio scorso in Vaticano per sancire il riavvicinamento diplomatico dopo cinque anni di gelo. Papa Francesco incontrerà anche il patriarca copto Tawadros II e prenderà parte alla Conferenza internazionale di pace. (agg. di Silvana Palazzo)
Con la crisi globale che ha visto accendersi con l’attacco alla Siria di Donald Trump, la situazione internazionale versa in uno stato di allerta pre-guerra mondiale: a contribuire a questa analisi interviene l’Istituto Ispi che da anni studia gli avvenimenti internazionali tra politica estera e cambiamenti socio-politici nella post-modernità. Attraverso una free lance Eleonora Ardemagni, l’istituto Ispi ha voluto in questi giorni diffondere gli ultimi movimenti in Medio Oriente dopo la crisi siriana e non ci sono certo buone notizie; «l’azione ha ricevuto per esempio il plauso dell’Arabia Saudita che spera di incrinare l’alleanza Damasco-Teheran-Mosca e reinserirsi nel negoziato per il post-conflict», riporta l’esperta. Proprio nel Golfo protagonista in passato di gravissime escalation che hanno fatto sfiorare lo scoppio della Terza Guerra Mondiale, si gioca gran parte del futuro socio-politico: «la prima discontinuità con l’era Obama è stata in Yemen, quando Trump ha autorizzato l’operazione di commando dei militari statunitensi contro i jihadisti di AQAP del 29 gennaio scorso. Anche allora, una scelta interventista e unilaterale, non isolazionista». Il mondo sempre più indipendente dalle logiche americane o russe in Medio Oriente rappresenta il vero punto di snodo per i prossimi anni, con le ribellioni sotto forma di attentati terroristici che purtroppo rappresentano l’ordine del giorno ormai dello scenario mondiale e globale. (agg. di Niccolò Magnani)
È preoccupante l’ultima escalation globale che si sta prefigurando in questi giorni: una Terza Guerra Mondiale a vedere i passi di Usa, Russia, Corea del Nord e Siria potrebbe non essere una boutade scandalistica per creare qualche clic sul web mondiale. L’emergenza in Siria ora si allarga al problema nordcoreano, con gli Stati Uniti di Donald Trump che tentano di imporre la propria linea anche sulla dismissione delle armi atomiche in Nord Corea. L’Asia problematica e gli equilibri mondiali a rischio in questi ultimi tempi: dopo l’avvertimento lanciato da Pyongyang, ora arriva anche il fronte con la Corea del Sud, visto che nelle scorse ore (terminato il vertice con il premier cinese) il presidente Trump ha chiamato il reggente di Seul Hwang Kyo-ahn per discutere le gravi mosse di Kim Jong-un. «In profondità il grave problema del nucleare nordcoreano e su come affrontarlo», questo filtra dal colloquio con la Casa Bianca. Pare che inoltre Trump abbia provato a cingere un stretto legame tra la Cina e la Corea del Sud per provare a tenere sotto controllo il dittatore di Pyongyang. Le ultimissime che aumentano il senso di “conflitto” mondiale alle porte, riguardano lo spostamento delle navi Us nel Pacifico, per presidiare la penisola delle Coree: come riporta Repubblica, «il gruppo navale, che include una portaerei farà rotta da Singapore e raggiungerà l’area». (agg. di Niccolò Magnani)
È in queste ore che il governo di Donald Trump vive il momento più critico. Non per le azioni già compiute, ma per le prossime mosse da mettere in atto contro la Siria. Fra le possibili manovre politiche potrebbero rientrare inoltre delle sanzioni contro il regime, ma non è la sola situazione spinosa che Trump deve affrontare al più presto. Il Presidente americano è infatti chiamato a rispondere riguardo a due tematiche collegate alla Corea del Nord, ovvero le armi nucleari presenti nel Paese orientale e l’omicidio di Kim Jong-nam. A farsi sentire intanto è proprio Pyongyang: il Presidente Kim Jong-Un ha definito infatti “inaccettabile” l’attacco in Siria, una sorta di conferma che le armi nucleari siano necessarie alla Corea del Nord per difendersi. Tutto questo va ad inficiare anche sulla coalizione anti-Isis stabilita nei mesi precedenti.
Lancia un appello per la pace in Siria e per evitare lo scoppio di una possibile Terza Guerra Mondiale Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, nato in Francia nel 1945. La proposta di Pax Christi, come riporta Famiglia Cristiana, è di vivere una giornata di digiuno e di preghiera per la Siria il prossimo mercoledì 12 aprile, alla vigilia delle celebrazioni per il Triduo Pasquale. Pax Christi ha lanciato il suo appello alle Caritas diocesane, ai Gruppi di Pax Christi e a tutti coloro che vogliano aderire “per non dimenticare, per vivere la passione e la croce di tanti innocenti nel mistero della Passione di Cristo, nella luce della Speranza della Pasqua”. L’appello era stato lanciato subito dopo l’attacco con le armi chimiche in Siria, a Idlib, quindi prima del lancio di missili contro il regime siriano di Assad da parte degli Usa di Trump e anche prima dell’attentato di Stoccolma. Pax Christi chiede anche di “porre fine a questa follia, evitando il rischio reale dell’assuefazione e rassegnazione di fronte ad una terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’. Invitiamo alla preghiera per le vittime, ma anche all’indignazione contro la guerra e le armi, comprese quelle nucleari di cui si parla all’ONU in questi mesi e su cui Pax Christi e Caritas sono già intervenute”.
La Terza Guerra Mondiale è alle porte o è già incominciata? C’è chi avanza un’altra ipotesi, cioè che si tratti di un conflitto “a rate”. L’espressione è stata coniata da Papa Francesco, che ha connesso gli eventi che hanno visto protagoniste negli ultimi giorni Stoccolma e Damasco per annunciare la «terza guerra mondiale a pezzi». Altri, invece, parlano di una guerra infinita, cominciata nel 1991 con l’aggressione all’Iraq. La paura di un immane conflitto ha spinto, ad esempio, Rifondazione Comunista a lanciare un appello: «Di fronte a tutto questo, di fronte agli orrori, di fronte alla barbarie la risposta è la pace e la solidarietà attiva». In particolare, la sezione di Chiaravalle auspica il ritorno in piazza del movimento arcobaleno per condannare i bombardamenti in Siria e chiedere accoglienza e sostegno per i profughi delle guerre. Per questo è stato proposto un confronto per oggi in piazza. Il dibattito, dunque, è più che mai aperto. (agg. di Silvana Palazzo)
È cominciata la Terza Guerra Mondiale? Fino a qualche giorno fa si pensava che potesse scoppiare in Corea del Nord e, invece, ora il braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia finisce sotto osservazione: per il momento Mosca e Washington non si affrontano, perché lo scontro sarebbe troppo rischioso, ma intanto il mondo comincia a dividersi. La Siria rappresenta per gli Usa l’occasione per ricollocarsi in Medio Oriente, dimostrando di non aver abbassato la guardia, ma di fronte c’è la Russia. Donald Trump minaccia e agisce, Vladimir Putin non resta a guardare: invia nel Mediterraneo una nave da guerra, proprio nella zona da dove sono partiti i 59 missili che hanno colpito la Siria. E le flotte del Mar Nero e Baltico sono già in pre-allarme, mentre – come riportato da Il Fatto Quotidiano – i missili di Kaliningrad sono puntati sulle capitali del Vecchio Continente. L’Alleanza Atlantica è già in allerta. (agg. di Silvana Palazzo)
L’attacco degli Stati Uniti alla Siria hanno sparigliato le carte della grande partita internazionale e riacceso la paura di una Terza Guerra Mondiale. Il mondo è diviso proprio come ai tempi della Guerra Fredda: gli alleati degli Usa condannano i suoi avversari e ribadiscono sostegno totale, rispolverando il lessico dei blocchi contrapposti. La Russia, invece, ha accusato Donald Trump di aver violato le norme del diritto internazionale e di aver inventato un pretesto per attaccare la Siria. La prospettiva è chiara: se ci saranno conseguenze, la colpa sarà americana. I russi, infatti, sostengono che Assad sia innocente e non potrebbe essere altrimenti visto che lo armano e lo proteggono. Moralmente la Russia è isolata: Putin pensava di poter contare su una certa libertà di manovra e, invece, i gas che hanno ammazzato decine di bimbi hanno spinto addirittura l’alleato turco Erdogan a contraddirlo. Intanto Francia e Germania auspicano una soluzione politica sotto la guida delle Nazioni Unite. (agg. di Silvana Palazzo)