Si sa, compiere un passo indietro dopo aver raggiunto una meta prestigiosa è sempre assai difficile. E tale difficoltà diviene insopportabile quando si è convinti di aver fatto i passi giusti nell’interesse di una comunità. Eppure talvolta il passo indietro è necessario! Non opportuno, né raccomandabile, ma, bensì, indispensabile per la credibilità e l’onorabilità delle Istituzioni.



Non si tratta di ammettere la propria colpevolezza, che peraltro sembra non esserci. Né si tratta di rinnegare il proprio operato, anzi, semplicemente, il contrario. Si tratta di osservare quel rispetto istituzionale che ogni cittadino della Repubblica deve al proprio Stato. Si tratta di preservare intonsa da qualsivoglia ombra una funzione influente e delicata come quella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.



Ormai il cosiddetto “affaire Boschi” è tutto qui! E prima verranno tratte le opportune riflessioni, meglio sarà per tutti: per l’ex Ministra perché, al tempo opportuno, potrà rivendicare il proprio ruolo e, se del caso, anche la bontà delle proprie azioni politico-istituzionali (che sembrano realmente esserci state, come conferma de Bortoli e, peraltro, nessuno ufficialmente smentisce) con quella credibilità che un’ostinata quanto inutile e dannosa resistenza impedirebbe. Per il Governo che potrà riacquistare serenità e condurre la legislatura in porto. Per il Pd che, dopo la batosta referendaria, la scissione e le infinte polemiche interne sta riprendendo quota nel “cuore” degli italiani e non può permettersi di mantenere in piedi una querelle forse destinata a nuove, e non proprio benauguranti, puntate. E infine per l’amico di sempre Matteo Renzi che da tutto questo bailamme potrà raccogliere solo cocci, in un momento assai cruciale per la definizione del futuro assetto politico del Paese.



Tutto sembra concordare e convogliare verso una ineluttabile assunzione di responsabilità. Ogni improbabile resistenza, seppur umanamente comprensibile, appare un calcolo politico di assai poco respiro.