Sul fronte della legge elettorale la politica si sta spaccando completamente, dopo gli ultimi mesi di attesa, strategie semi-nascoste e tentativi non andati a buon fine: ieri sera, al termine degli ultimi scontri tra Pd, M5s e centrodestra, Emanuele Fiano – futuro nuovo Presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera – ha presentato la nuova proposta ufficiale dei dem dal nome “Rosatellum”, che prende spunto dal proponente capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato. Di primo spunto, la proposta di Renzi per le legge elettorale è un misto tra maggioritario e proporzionale, un tentativo di correttivo del Mattarellum che per però non è piaciuto a Forza Italia, Sinistre e tantomeno al Movimento 5 Stelle.



Vediamolo nel dettaglio, in attesa di vedere cosa succederà il prossimo 29 maggio con all’approdo alla Camera del testo discusso prima dai lavori delle Commissioni. La proposta del Pd prevede in sostanza l’elezione di 303 deputati in altrettanti collegi uninominali e di altri 303 con sistema proporzionale, in listini bloccati di quattro nomi ma con sbarramento al 5% e senza il meccanismo di scorporo del Mattarellum che premiava i piccoli partiti. Come riporta l’Ansa, «maggioritario di collegio e lo sbarramento alto sul proporzionale dovrebbe favorire la creazione di una maggioranza e assicurare la governabilità».



In termini tecnici, l’elettore si troverà con un’unica scheda elettorale per la Camera e un’altra per il Senato: « sinistra l’elettore dovrà barrare il nome del candidato del collegio uninominale, sulla parte destra invece apporre una croce sul simbolo del partito». Non viene ammesso il voto disgiunto e le quote rosa sono previste ma non nei collegi, con però le ultime limature che verranno messe in pratica nei lavori della Commissione Aff.

Cost. Si cerca in questo modo di strappare rispetto alla proposta tutta proporzionale voluta, con ampio schieramento, da Forza Italia, Ap, M5s e Mdp, con il post di Renzi che lo fa intuire benissimo: «Dopo mesi di rinvii, la Camera ha deciso di andare in aula il 29 maggio. Questo permetterà – per regolamento – di avere tempi contingentati e di approvare la nuova legge nei primi giorni di giugno. Come Partito Democratico lanciamo un appello a tutti gli altri: per favore, non perdete altro tempo. Diteci dei no o dei sì, fate emendamenti, avanzate controproposte. Ma non rinviate ancora la data del 29 maggio. Sono passati ormai quasi sei mesi dal referendum: per favore, non prendete in giro i cittadini. Il Pd offre serietà ma chiede rispetto per gli italiani», ha scritto il segretario dem su Facebook.



Il Rosatellum così come scritto non piace, ed era ampiamente comprensibile,  da parte del centrodestra (Forza Italia e Alternativa Popolare), dai grillini e da Sinistra Italiana con Mdp, mentre sono Lega Nord, Pisapia e centristi vari che potrebbero sostenere il Pd soprattutto al Senato dove mancano i voti sicuri per far approvare la nuova legge elettorale prima dell’estate. Piace alla Lega Nord, perché la presenza di piccoli collegi uninominali favorisce i candidati più radicati a livello locale, mentre per lo stesso motivo non piace a Berlusconi: per Alfano, i motivi sono molteplici. «Siamo molto critici con questa proposta di legge elettorale, perché non è né maggioritario né un proporzionale; non prevedere la scelta diretta dei parlamentari da parte dei cittadini», racconta oggi Maurizio Lupi (Ap). Il secondo motivo è ovviamente il problema sbarramento: il Rosatellum indica il 5% per rimanere dentro al Parlamento, mentre Alfano e centristi chiedono almeno il 3% per poter non essere “spazzati” via alle prossime elezioni.

No anche dal Movimento 5 Stelle che risulterebbe a suo modo svantaggiato per la parte maggioritaria della possibile legge futura: hanno pochi candidati fortemente radicati sul territorio. Per loro rimane in funzione l’unica possibile proposta, quel Legalicum – o Italicum bis – che è la legge elettorale attualmente in vigore alla Camera. Anche se è applicabile, c’è la necessità che venga uniformata a quella del Senato: è un proporzionale che prevede premio di maggioranza alla lista che raggiunge il 40% dei voti. ll Legalicum però uscito dalla commissione Affari Costituzionali, divide l’Italia in 100 collegi per quanto riguarda la camera, dove vengono assegnati da 3 a 9 seggi con una soglia di sbarramento fissata al 3%. Il Pd ha di fatto rifiutato questa proposta, modificata leggermente dal relatore Mazziotti (ex Presidente della Commissione Affari Costituzionali) proprio per la presunta mancanza di governabilità, dato che si sarebbero dovute svolgere coalizioni e accordi post-voto qualora si fosse verificato che nessuno supera ad oggi il 40% alla Camera.