È ancora la Marcia grillina Perugia-Assisi a sollevare critiche e polemiche sul mondo cattolico e non solo: il Reddito di Cittadinanza issato a “valore” massimo per combattere la povertà degli anni Duemila, è stato identificato da Beppe Grillo come il criterio perfetto per poter ritenere i grillini gli unici veri “francescani di oggi”. Apriti cielo: una commistione tra politica e fede che per primo San Francesco non avrebbe forse disdegnato (con la politica intesa in senso lato e in senso pubblico) ma molto probabilmente con un giudizio in merito diametralmente opposto dalla provocazione del leader M5s.
Ne è convinto il professore Stefano Zamagni, economista, docente all’Università di Bologna e padre degli studi sul Terzo settore: in una intervista esclusiva a Famiglia Cristina il prof. attacca, «per mettere fine al dibattito basta una cosa sola: già nel 1300 i frati francescani girando per l’ Italia solevano dire che l’ elemosina serve a sopravvivere ma non a vivere, perché vivere significa produrre e l’ elemosina non aiuta a produrre», inquadra per prima cosa Zamagni.
Non un attacco a Grillo ma una precisazione su cosa intendesse davvero San Francesco quando parlava di povertà e politica: «Quello che i francescani hanno sempre negato è l’ assistenzialismo. La dignità non si realizza nel mangiare, ma nel produrre. Quindi la missione era dare a tutti la possibilità di produrre, che significa lavorare. La divisione del lavoro, che è un’ idea forte dei francescani, serviva a dare a tutti, anche ai più deboli (i disabili, i poveri) la possibilità di produrre e dunque di lavorare, che è qualcosa di connaturato alla dignità dell’uomo».
Secondo Zamagni la povertà di san Francesco era finalizzata alla dignità umana ma è l’esatto opposto dell’assistenzialismo grillino – che su questo tra l’altro somiglia molto a quello di stampo squisitamente comunista. «Un giovane disoccupato deve trovare un posto di lavoro per riavviare il circolo virtuoso consumi-produzione- lavoro. In Grillo c’ è una mistificazione che non distingue tra le misure di contrasto alla povertà e quelle assistenzialistiche, che fanno solo male e non valgono a garantire la piena occupazione», replica ancora l’economista alle domande del collega di Famiglia Cristiana. In tutto questo resta evidente come il reddito di cittadinanza, per chi ha studiato da vicino e per molto tempo anche le dinamiche interne al francescanesimo, sarebbe stato bocciato senza pietà dal Santo Poverello di Assisi. «Il reddito di cittadinanza è una trovata vecchia come il cucco, risale agli anni ’ 60. Ogni tanto qualcuno la ritira fuori.
Può andar bene come contrasto alla povertà, temporaneo e limitato, ma come misura per combattere la disoccupazione è esattamente la sua negazione!»: i conti del resto parlano chiaro, con quei 17 miliardi di copertura finanziaria ipotizzata da Grillo e M5s si deprime l’economia «e si bruciano così milioni di posti di lavoro», conclude uno scatenato Zamagni. Come dire, la povertà è un valore da recuperare e riguadagnare, ma è più educativo e immediato tentare con l’assistenza a cascata o con la riattivazione dell’economia (sana) del lavoro? Ai posteri, anzi ai “poveri” l’ardua sentenza…