“E se il vecchio ci avesse azzeccato anche stavolta? Se veramente puntando sugli animali portasse a casa il sì di uomini e donne all’ennesima rimodulazione del sempreverde progetto berlusconiano?”. La domanda, è il caso di dirlo, serpeggia, tra gli addetti ai lavori e gli aspiranti parlamentari di Forza Italia e dintorni.
I simboli di partito non tirano, si sa. E non sono pochi quelli che pensano ad una mimesi tanto necessaria quanto indigesta purché consenta il ritorno in Parlamento. E le ironie si sprecano: sul Brunetta ringhioso bull-dog, la pitonessa Santanchè, la giraffa Biancofiore, il ferino Gasparri. Per una volta l’immedesimazione con bestie ed affini non è vissuta come un’offesa. Anzi, è percepita come una chance in più per salire sull’Arca di Silvio-Noè, che come è noto non potrà portare a bordo più di due esemplari per specie. Problema non da poco se si considera il numero ragguardevole di animali a sangue freddo che distingue il caravanserraglio di deputati e deputate.
Silvia Sardone, pirotecnica consigliera comunale di Forza Italia, si sente già a Montecitorio. Nel suo caso aiuta non solo il cognome ma anche il nome. E non c’è deputata uscente che non esibisca su Facebook coinvolgenti foto con agnelli, scimmie, cavalli, pappagallini e tartarughe persino.
Ma forse proprio qui sta il segreto di Berlusconi. Rendere interessante un particolare della vita fino a farne sentire un bisogno insopprimibile, come quando vendeva case col giardino alla periferia di milano allora metropoli industriale.
E potrebbe forse funzionare ancora. Ma come a Dante “nel mezzo del cammin di nostra vita”, sulla strada di Silvio Berlusconi si parano tre belve che potrebbero compromettere la sua ennesima impresa. La lupa, la lonza ed il leone che nella Commedia rappresentavano la brama di possesso, la lussuria e la superbia potrebbero in realtà non corrispondere all’identikit di qualche specifico avversario, ma essere la sintesi degli errori che gli hanno impedito di fare qualcosa di più del solo vincere le elezioni in passato.