La commissione Affari costituzionali della Camera ha adottato a maggioranza, con i voti del Pd, della Lega e di Ala-Sc, il Rosatellum come testo base di riforma della legge elettorale. Un passo obbligato, richiesto dal calendario per andare in aula e iniziare la discussione. A quel punto, saranno gli emendamenti a dire se l’offerta di Berlusconi al Pd (sistema tedesco e voto in autunno) può prendere forma oppure no.



“Io spero e credo che si potrà tornare a ragionare con il Pd — ha detto Berlusconi domenica nell’intervista al Messaggero —, anche perché i numeri parlamentari lo rendono necessario. Quello che è certo, comunque, è che questa proposta non è una buona base di partenza. Il sistema tedesco, quello vero, che noi chiedevamo, è uno dei due grandi sistemi possibili, accanto al semipresidenzialismo alla francese. L’unico che funziona davvero in Europa nei paesi in cui non è prevista l’elezione diretta del presidente”. 



Renzi, dopo qualche schermaglia di rito, non ha respinto l’offerta. Insomma, ci sta pensando. Vuole vedere le carte, capire sulla base degli emendamenti che saranno presentati quali sono le vere intenzioni di Forza Italia. Dei due rami della proposta — proporzionale puro, voto in autunno — il secondo è quello che gli piace di più. Ora i mediatori sono al lavoro. Resta l’incognita M5s, che, recitando la parte che gli è più congeniale, grida all’inciucio anti-grillino. Per Gianfranco Rotondi, fedelissimo di Berlusconi e segretario di Rivoluzione Cristiana, l’ostacolo pentastellato è superabile. 



Onorevole Rotondi, ci voleva Berlusconi per sbloccare la situazione?

Le riforme si fanno solo con tutti i protagonisti in campo. Pensiamo alla Costituzione: le regole del gioco si fanno insieme. E infatti quando Renzi ha pensato di fare da solo è andato a sbattere.

Per ora M5s sta alla finestra e tace. Si sederà al tavolo?

Si sono già seduti, perché hanno già detto qual è la loro opzione, che poi alla fine non è molto lontana da quella di Berlusconi: il loro Legalicum è assai vicino al proporzionale proposto dal Cavaliere. 

Perché il proporzionale tedesco sarebbe migliore del Rosatellum?

Toglierei l’aggettivo “tedesco”; è proporzionale e basta, c’era in Italia e c’è in Germania. L’Italia lo ha cambiato (legge Mattarella, 1993, ndr) e i risultati si vedono, la Germania non lo ha cambiato e i risultati si vedono anche in questo caso. Il Rosatellum? E’ come il vino rosé, né bianco né rosso; i viticoltori dicono che non si vende.

Il voto anticipato oggi “non è più un tabù”, ha detto Rosato dopo l’apertura di Berlusconi. Ma fino a ieri lo era, in vista della legge di bilancio e del conseguente ricorso all’esercizio provvisorio (con lo slittamento dell’approvazione da dicembre ad aprile per permettere il varo del nuovo esecutivo, ndr).

Anche se si votasse domattina, sarebbe un voto molto posticipato, perché questa è una legislatura nata morta. Io avrei votato subito, nel 2014. Oggi fanno quasi quattro anni, non mi sembra che in questa legislatura ci sia stato un guadagno per il paese e nemmeno per la politica, perché l’agenda l’hanno dettata al Parlamento le emergenze, scatenate dai giornali e dalle reti televisive.

A che cosa si riferisce?

A tutta la campagna antipolitica, alle sciocchezze che questo Parlamento ha votato, a reati impossibili che non esistono in nessun altro ordinamento, come il voto di scambio e il traffico di influenze. Tutte cose inventate da un Parlamento di poveracci che non sapendo far pulizia in casa propria si sono inventati nuovi reati, con il risultato che, invece di reprimere i colpevoli, ne hanno inventati di nuovi. 

Allora per lei la legislatura è già durata troppo e adesso si può rimediare.

Sì. Per me era tardi ieri, non so se rendo l’idea. Il voto a ottobre non sarebbe anticipato, ma posticipato di quattro anni rispetto a quando era necessario sciogliere le camere.

Non c’è un rischio legato alla risposta dei mercati in caso di voto anticipato?

I mercati sono indifferenti alle vicende politiche. E’ solo una voce che la politica accredita quando e come le fa più comodo. Tutti dicevano che in caso di elezione di Trump la borsa sarebbe crollata, veda lei.

Il patto Berlusconi-Pd sarebbe solo sulla legge elettorale o preparerebbe un governo di larghe intese?

Io penso che l’accordo sia solo sulle regole, sulla legge elettorale. Il dopo è nelle mani degli elettori.

Siamo sicuri?

Sì. Se gli elettori decidono che dev’esserci un vincitore, e se il vincitore merita di ottenere il consenso che serve per governare, gli elettori glielo daranno. Non è affatto detto che le elezioni si concludano senza un vincitore. 

E Mattarella lascerà fare? Scioglierà le camere?

Perché non dovrebbe? Stiamo parlando di tre mesi di differenza. Non mi paiono comportare agende così distanti. L’importante è che si faccia una buona legge elettorale, e non, per la fretta, un gattino cieco. 

Un patto Berlusconi-Renzi sulla legge elettorale non rischierebbe di di far aumentare i consensi al Movimento 5 stelle?

Normalmente questo accade quando si fanno leggi col trucco. Ma se si fa un proporzionale puro, il trucco non c’è: ognuno prende i suoi voti, e chi più ha la capacità di allargare l’alleanza farà il governo.

(Federico Ferraù)

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