C’è chi parla di accordo fatto, chi di nuovo inciucio (dimenticando, forse in buona fede, che storicamente gli inciuci si fanno nelle segrete stanze non sulle pagine dei giornali), chi addirittura di elezioni anticipate pressoché sicure dopo l’offerta di Berlusconi a Renzi. Ma, secondo i bene informati, la “via crucis” della legge elettorale è ancora molto lunga e tortuosa. E c’è da crederci!



Il Cav infatti, nonostante la sua proverbiale generosità anche in politica, è uno degli attori più raffinati, astuti ed avveduti del panorama istituzionale italiano e, come spesso è accaduto, non tarderà — anche stavolta — a vendere cara la pelle. Per contro l’ex sindaco, che ha al suo attivo la maggioranza parlamentare con cui tenere sui carboni ardenti tutti i sui interlocutori interni ed esterni, non potrà sbagliare la mossa decisiva per non trovarsi — al Senato — con le spalle al muro; ostaggio di quei “cespugli” che Renzi odia i quali hanno i numeri, da un lato, per bloccare ogni velleità di sfiducia al Governo Gentiloni e, dall’altro, potrebbero determinare, al contempo, un isolamento/sconfitta imbarazzante per il Pd.



La partita, seppur entrata nel vivo (e non potrebbe essere altrimenti a nove mesi dalla scadenza della legislatura), appare ancora molto lunga e le avance di oggi potrebbero facilmente trasformarsi in colpi bassi, domani.

Per Renzi rispondere positivamente all’offerta di Arcore era e resta una via obbligata. Ogni chiusura preventiva avrebbe significato e significherebbe consegnarsi mani e piedi a Grillo, il quale non vede l’ora di “cucinarlo” alla bersaniana.

Ma se Atene piange Sparta non ride. Berlusconi, seppur scaltro, non può permettersi di “giocare sporco”. Una sua uscita di scena potrebbe essere molto più vicina di quanto si immagini. Per questo non può barare più di tanto e questo Renzi lo sa perfettamente, tanto da non aver avuto alcuna titubanza (nonostante i consigli del ministro Delrio) nell’accettare il confronto.



Quel dialogo carsico di cui si è scritto e detto tanto nei mesi passati (sopratutto dopo gli appelli del ministro Franceschini e, più recentemente, le riflessioni di Zanda) finalmente si è palesato. Adesso, servirà mente lucida e polso fermo per far quadrare un complicato cerchio arginando, da un lato, la montante ed agguerrita propaganda grillina e, dall’altro, includendo nel testo (che non sarà né il Rosatellum, né il sistema tedesco ma il Berlurenzellum) anche le “necessità” dei piccoli a partire da un consistente abbassamento della tanto temuta soglia di sbarramento.

Con la consapevolezza che se quest’ultimo passaggio non fosse adeguatamente ponderato e ben “sistemato”, le velleità di voto anticipato del neosegretario potrebbero trasformarsi — con un banale incidente parlamentare — in una fiducia al Gentiloni 1 in vista di un Gentiloni bis, che a quel punto s’imporrebbe sia per la necessità di rispettare le tempistiche europee in materia di legge finanziaria 2018, sia per coerenza del Colle più alto da sempre contrario allo scioglimento delle Camere senza una legge elettorale approvata ed omogenea per entrambi i rami del Parlamento.

Attenti a quei due: Ap e Mpd!