Chi si fida di chi? Potrebbe essere questo il nome del gioco fatto di ammiccamenti, avanzamenti, arretramenti che coinvolge i tre leader extraparlamentari della politica italiana: Grillo, Renzi e Berlusconi.
Continua, infatti, la trattativa per la legge elettorale tra Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Forza Italia. Negli ultimi giorni ci sarebbero stati contatti informali tra gli emissari delle tre forze politiche, in vista dell’incontro di lunedì annunciato oggi dal capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato. Colloqui dai quali sarebbe emersa una sostanziale convergenza verso il modello tedesco. La maggioranza, temendo trappole al Senato, dove i numeri vacillano, intenderebbe irrobustire l’accordo già alla Camera con un’intesa trasversale, che tenga dentro anche il M5s. I grillini non disdegnano affatto il sistema di voto tedesco, preferito al Rosatellum del testo base, ma chiederanno comunque correttivi per consentire la governabilità.
Il problema di Renzi è diverso. Non teme trappole da azzurri e pentastellati: ma dal Quirinale. La sola cosa importante per lui è poter votare a settembre, non solo per evitare di legare il nome del Pd ad una legge di bilancio lacrime e sangue che sani i troppi buchi di bilancio del “suo” governo, ma anche per anticipare un voto delle regionali siciliane che si annuncia disastroso per i suoi colori dopo la tragicommedia del governo Crocetta.
Berlusconi sembrerebbe volergli dare una mano, ma chiede in cambio una norma che azzeri i partiti minori per fare numeri importanti in vista di un governo di grande coalizione ed in ogni caso non ha influenza sul Capo dello Stato.
Già, il Colle. Al presidente della Repubblica non basta che i tre porcellini si mettano d’accordo. Ha bisogno prima di valutare la qualità della legge elettorale che il parlamento produrrà per verificare se si tratta di una casa costruita con solidi e costituzionali mattoni o di una stamberga, una capanna facile a dissolversi con l’arrivo dei primi venti dell’antipolitica.