Sulla vicenda di Gianfranco Fini e sulle possibili implicazioni del sequestro posto in atto dopo l’ennesima svolta del caso “Montecarlo”, ha parlato questa mattina anche il gip responsabile delle inchieste, Simonetta D’Alessandro commentando l’ordinanza messa in atto dalla Procura. «Una vicenda dalle implicazioni inquietanti, il cui disvelamento pare, ad oggi, ancora solo embrionale, pur se foriero di imprevisti e piuttosto tumultuosi sviluppi», sono le parole rilasciate all’Askanews dal giudice. Nel provvedimento rilasciato, il gip spiega anche il possibile capo di accusa contro l’ex leader di An: «Fini. concorrendo con i Tulliani nei rispettivi delitti contestati, può essere destinatario del provvedimento ablativo in proprio nonché in virtù del principio solidaristico operante in materia, con riferimento ai reati commessi in concorso con Tulliani il cui patrimonio si è rivelato insufficiente a coprire valore del profitto illecito determinato».



In queste ore stanno venendo publicati vari stralci delle carte d’inchiesta che hanno portato Gianfranco Fini al sequestro preventivo di un milione di euro in polizze a vita. «Avrebbe facilitato la scalata di Corallo, anche attraverso l’emanazione del decreto 78 del 2009, che avrebbe consentito all’imprenditore di diventare monopolista nel settore delle scommesse». Secondo i magistrati, che proseguono nelle indagini sul riciclaggio attorno a Corallo e al gruppo di imprenditori sotto accusa, Corallo più che spendere somme di denaro senza diretta remunerazione, «tese a catturare la benevolenza dell’onorevole Fini e dei parenti pensava piuttosto di coinvolgere Fini e i Tulliani nella sua impresa». La difesa di Fini però non ci sta e replica in queste ore attraverso i legali Francesco Grimaldi e Michele Sarno: «l provvedimento di sequestro “non è diretto in prima persona nei confronti dell’ex presidente della Camera. Sono state infatti sequestrate le polizze intestate alle figlie sulla base dell’incapienza del patrimonio che doveva essere oggetto di sequestro nei confronti di Giancarlo Tulliani».



Non solo, intendono presentare ricorso per l’assoluta estraneità ai fatti che sono contestati a Fini: un rebus che nelle prossime settimane andrà ovviamente risolto per poter arrivare una chiara conclusione del caso, sia in un verso che nell’altro.

Ancora guai per Gianfranco Fini, già indagato per riciclaggio sul caso della vendita per la Casa di Montecarlo, con la Guardia di Finanza che ha disposto il sequestro dei beni per circa un milione di euro. La notizia arriva direttamente dalle indagini della Dda di Roma, con il sequestro preventivo di due polizze a vita intestate all’ex presidente della Camera dal valore complessivo di 1 milione di euro. L’intera operazione riguarda ancora una volta il caso della compravendita a Montecarlo, dove è già finito in carcere l’imprenditore Francesco Corallo e per il quale lo stesso Fini è indagato per concorso in riciclaggio. Ricordiamo che a febbraio le inchieste di Carabinieri e Guardia di Finanza portarono Sergio, Giancarlo e Elisabetta Tulliani ad essere accusati a vario titolo dei reati di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio nella stessa inchiesta di Laboccetta e Corallo, con l’ex presidente della Camera indagato per atto dovuto per via del suo legame con Elisabetta Tulliani. La novità riportata dall’Ansa oggi rispecchia uno “step” in più nelle indagini: in sostanza, il sequestro è stato disposta perché si ritiene che Fini abbia un ruolo più centrale nella vicenda che ha portato in carcere Corallo.



L’imprenditore arrestato, secondo l’accusa, «assieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbero fatto parte di un’associazione a delinquere che avrebbe evaso le tasse e dedita al riciclaggio», si legge su Tg Com24. Questi soldi “ripuliti” si pensa poi che possano aver fatto parte delle attività commerciali e finanziare utilizzate nell’acquisto di immobili, coinvolgendo così la famiglia Tulliani e l’ex leader di Alleanza Nazionale. Come invece riporta Repubblica, «l’operazione di vendita dell’appartamento di Montecarlo, ceduto da Alleanza Nazionale alle società offshore Printemps e Timara, riconducibili a Giancarlo e Elisabetta Tulliani, fu realizzata alle condizioni concordate con Francesco Corallo ed i Tulliani e decisa da Gianfranco Fini “nella piena consapevolezza di tali condizioni».