Sorride amaramente Rino Formica quando pensa alla nuova legge elettorale. Poi si ferma e ragiona freddamente, l’ex ministro delle Finanze, stilando un giudizio pesantissimo: “Questa legge elettorale è un regolamento di conti tra i partiti e all’interno dei partiti. E interessa tutti, anche i cosiddetti nuovi pentastellati, che sono in realtà il clone di un partito che quando ha dovuto assumersi delle responsabilità è andato nel panico, come è avvenuto in alcune grandi realtà”.



Ma certamente Rino Formica è ancora più severo con Matteo Renzi. Dice Formica: “La sua legge elettorale doveva essere quella della stabilità ed è andato avanti a pensare alla stabilità, da Firenze fino al mondo intero. Vede stabilità ovunque, con lui al centro. Deve essere sempre in preda a dei vaneggiamenti napoleonici. Quanto a Silvio Berlusconi, si accomoda con una lista di appoggio animalista insieme alla Brambilla. Diciamolo con franchezza, è proprio finito un ciclo, un lungo periodo di assestamento e avremo di fronte anni duri. Anzi, il primo sarà durissimo, poi altri quattro anni dove ci sarà un’autentica rivoluzione sociale che interesserà tutta Europa, non solo l’Italia. A quel punto, si potrà pensare a un’Europa dei popoli, a rialzare la testa, a ritornare a una convivenza sociale accettabile”.



Insomma, Formica, i partiti attuali, Pd, M5s e Forza Italia, sembrano andare a tappe forzate verso le urne. Troveranno un accordo per una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5 per cento, che lei ha definito “regolamento di conti”. Quale Paese uscirà, a questo punto, da questa prova e che cosa accadrà?

Riassumo sinteticamente quello che ritengo possa avvenire dopo la prova elettorale. Il primo anno sarà una sorta di Vietnam, con un Parlamento che alla fine si scioglierà, perché non riesco a immaginare quale possa essere il governo che possa reggere a una situazione politica, e soprattutto sociale, dove ci sono tutti i problemi che sono davanti a noi, che sono sul tappeto, che si sono accumulati in questi anni e che non sono stati ne affrontati ne risolti. Potrebbero esserci anche altri problemi di carattere istituzionale.



Quindi secondo lei non riusciranno a formare un governo che possa durare.

In che modo possono farlo e con quale credibilità? Il Parlamento, secondo i dati sulla fiducia alle istituzioni che sono stati rilevati recentemente, ha una credibilità del 7 per cento. Sto parlando del Parlamento. Qui mi sembra che siamo già in una situazione che si potrebbe definire di post-democrazia.

Tutto questo fa pensare a una svolta a destra.

Non sarà così. Io vedo una realtà sociale in formazione, un grande magma sociale al momento che sarà protagonista di una rivoluzione sociale e politica in Italia e in Europa. Ci vorranno almeno quattro o cinque anni perché tutto questo arrivi a una soluzione governabile, ma io credo che alla fine avverrà e investirà tutta l’Europa.

Da chi sarebbe formato questo nuovo raggruppamento sociale?

Metta in fila quattro soggetti che si cominciamo a delineare bene. Il primo è quello dell’esercito dei giovani laureati che non riescono a trovare lavoro; il secondo è rappresentato dai lavoratori, quelli che lavorano, che hanno visto ridurre progressivamente in questi anni tutti i loro diritti; il terzo è il ceto medio, sempre più nervoso, che si è impoverito in modo clamoroso; il quarto è rappresentato dal nuovo esercito degli immigrati, anche quelli di seconda generazione, che sono sottoposti a uno sfruttamento con salari da schiavismo. Questo è lo schieramento sociale che alla fine dovrebbe costituire la svolta della società italiana ed europea.

E’ uno scenario impressionante, che avviene in un contesto internazionale che non è affatto semplice, oltre a non avere al momento leader politici, in Italia,  all’altezza.

Quello che si è creato in questo periodo nella distribuzione della ricchezza è impressionante. Lo ha capito benissimo il Papa, che lo ha riassunto splendidamente nel suo discorso agli operai durante la visita all’Ilva. Tutte le distorsioni fatte sul concetto di merito hanno fatto in modo che le diseguaglianze si siano moltiplicate e il merito, così come è stato concepito e contrabbandato, è stato l’autentico creatore della diseguaglianza.

Ma chi può interpretare un simile ribaltamento dell’attuale situazione?

Nell’anno che io vedo come una sorta di Vietnam, Mario Draghi terminerà il suo mandato alla Banca centrale europea. A mio avviso, per l’Italia, può essere un uomo come lui a caratterizzare gli altri anni, i prossimi anni dell’Italia e potrà agire e muoversi in un’Europa che è costretta ormai a cambiare, che deve necessariamente restare unita dopo quello che è accaduto al G7 di Taormina, come conclusione quasi finale di un lungo processo storico.

E’ come se fosse terminata la grande alleanza transatlantica che ha caratterizzato per cinquanta e più anni la storia d’ Europa e d’America o forse tra  Europa e mondo anglosassone?

Donald Trump si muove come un “bullo”, non guarda certo alle forme ed è irritante. Ma quello che dice sta maturando da lungo tempo. In sostanza ci ha detto che dovremo difenderci da soli, che al massimo lui può venderci delle armi, magari con uno sconto. Insomma, ha fatto capire chiaramente che gli europei devono badare a loro stessi e fare da soli. E’ positivo alla fine quello che ha detto Angela Merkel, come presa di coscienza di una realtà del tutto nuova, di un altro ciclo storico che sta per cominciare. In fondo lo aveva previsto il generale De Gaulle nel 1962, coi quel discorso dell’Europa che andrà per conto proprio e assisterà a una riedizione dell’alleanza tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Lo hanno ripetuto storici come Robert Conquest, lo avevano scritto tanti altri. Alla fine l’Europa ce la farà a passare questi anni difficili, poi diventerà un’autentica Europa dei popoli. E l’Italia, con la sua importanza nel Mediterraneo, avrà un peso rilevante.

(Gianluigi Da Rold)