Matteo Renzi è stato proclamato segretario ufficialmente all’Assemblea Nazionale del Pd in corso in questi minuti a Roma: prima dell’intervento programmatico del segretario bis dei dem, l’assemblea ha proclamato i 1000 delegati con Renzi nuovo capo della segreteria e dunque anche candidato premier per le prossime Elezioni Politiche. Il fulcro del suo discorso poi è stato centrato a livello politico su due temi molto caldi, legge elettorale e voto anticipato: “Il governo lo garantiamo, la legge elettorale non dipende da noi”, si evince dalle prime parole del Renzi-bis. «Nessuno del Partito Democratico ha messo o metterà in discussione il governo della Repubblica guidata da Paolo Gentiloni. Lo diciamo da cinque mesi e lo ribadiamo qui. Io sono contento del lavoro che fa il governo, soprattutto perché sta concludendo un lavoro cominciato da noi e lasciato a metà a causa del No al referendum. Noi siamo quelli che stanno dalla parte del governo», ha spiegato il segretario appena investito della carica.
Mentre sulla legge elettorale Renzi ribadisce la sua “piccata” posizione, «La legge elettorale è un capitolo sul quale il Pd non farà la parte del capro espiatorio, non ci faremo prendere in giro dagli altri partiti. Le altre forze politiche hanno bocciato il referendum istituzionale dicendo che in sei mesi si sarebbe messo a posto il Paese. Non è vero, hanno riportato il Paese nella palude. Oggi quelle forze politiche hanno una responsabilità davanti al Paese».
Dalle ore 10.30 nella consueta sede del Marriott Park Hotel di Roma si tiene oggi l’Assemblea Nazionale del Pd che eleggerà ufficialmente Matteo Renzi nuovo Segretario del Partito Democratico, per la seconda volta consecutiva. Con la consueta diretta streaming live (in link qui sotto), i lavori del ritrovato primo partito italiano – gli ultimi sondaggi hanno dato infatti il nuovo controsorpasso dei dem ai danni del Movimento 5 Stelle – verteranno prima alla indizione de risultati ufficiali delle Primarie, poi si entrerà nel vivo della discussione. Con il 69,2% ovviamente Matteo Renzi avrà la maggioranza in Segreteria e al Congresso, con circa 700 delegati, mentre 212 andranno ad Andrea Orlando (secondo alle Primarie con il 20%) e in terzo luogo i delegati di Michele Emiliano saranno circa 88 avendo preso il 10,8% domenica scorsa. In tutto infatti il Partito Democratico è chiamato a confermare le elezioni di 1000 delegati, 21 segretari regionali, 100 parlamentari e 70 membri di diritto (di norma ex segretari ed esponenti di governo).
I nodi centrali dell’Assemblea Nazionale di oggi son principalmente due: la Segreteria e la Direzione dem da rinnovare e l’elezione del Presidente del Partito Democratico dopo Matteo Orfini. La sfida è ovviamente incentrata sui rapporti di forza che dovranno costituirsi all’interno del Pd nei prossimi 4 anni, provando ad evitare gli errori dell’ultima segreteria che hanno portato infatti ad una sanguinosa scissione per la minoranza anti-Renzi che non poteva più coesistere con il “renzismo-centrico” di gran parte della reggenza alla guida del Partito. Per questo motivo Orlando e altri big del partito stanno cercando di convincere Renzi a trovare alcune poltrone importanti per la minoranza, a cominciare dal Presidente per cui potrebbe o essere rieletto Orfini – di certo non un renziano di ferro – oppure circola anche il nome di “affidamento sicuro” del ministro Anna Finocchiaro. Per la vicepresidenza si fa il nome di Maurizio Martina, il n.2 del ticket-Renzi, con affianco un altro fedelissimo del fiorentino nuovo segretario, Lorenzo Guerini. Ma la vera priorità è non creare di nuovo un eccessivo sbilanciamento verso l’area fiorentina e anche per questo motivo Renzi penserebbe ad allargare la platea dei suoi fedelissimi a nomi “al di fuori” della Toscana come Andrea Rossi, Stefano Bonaccini e lo stesso Matteo Richtetti.