Cari direttore,
con la celebrazione al Marriot del Congresso Pd, ieri si è chiuso a Roma il percorso che trovava radice nei disagi interni e nel dissesto referendario e che era stato contraddistinto da una scissione di una parte della sinistra interna. Renzi è quindi il “nuovo” segretario politico del partito con iscritti che hanno espresso circa 1000 delegati inclusi quelli sostenitori delle mozioni per la corsa alla segreteria di Orlando e di Emiliano. È un giorno, questo, significativo dal punto di vista politico, perché oltre alla rimessa in navigazione da parte del capitano nominato, un altro capitano ha vinto nell’agone nazionale ed è salito, in linea, sul ponte di comando della Francia: Emmanuel Macron è il nuovo presidente. La mia previsione è che molto presto si vedrà Matteo Renzi varcare la soglia del Quai d’Orsay o Macron fare tappa a Roma per salutare l’amico con l’occasione del G7 in Sicilia.



Nessuno si scandalizzi del mettere qui insieme grandezze incomparabili come un partito e una nazione usando i reciproci vertici. Ma proprio questo apparentamento è utile per capire una possibile evoluzione futura. Chi ha avuto la possibilità di ascoltare dal vivo il discorso del “neosegretario” e integralmente (attraverso i media) i dieci minuti del primo discorso del Macron “neopresidente” non potrebbe non considerare le posizioni convergenti dei due. A partire dall’Europa proseguendo per la cultura, la solidarietà e la rimozione delle disuguaglianze, leve per costruire il futuro, per finire con la governabilità alla tedesca, con En Marche! eliocentrico ne vedremo di cose interessanti.



Non dimentichiamo che l’età dei due leader, spesso citata come elemento caratterizzante e di peso, si può invece vedere come stringa di presenza nelle operazioni di rottura, o altrimenti dette di rottamazione, operazioni che invece vengono consumate alla luce di visioni convergenti dal punto di vista ideale. Come e con quali schieramenti lavorare per rendere possibili in parlamento e realizzabili nel Paese riforme e programmi di governo condivisibili è una di queste convergenze. Cosa poi si renderà necessario fare sul campo per la “ragion di stato” è tutto da vedere. 

L’altra previsione (d’altra parte le previsioni si fanno per incorrere nelle smentite) è questa: ci sarà un’Europa triangolata. Quindi Macron, Merkel e Renzi-Gentiloni. Renzi, oltre a salutare l’amico Macron (che nei giorni precedenti si congratulava con lui come prossimo segretario del Pd), ha confessato di “rosicare” al pensiero di come l’Emmanuel d’Oltralpe abbia corso e vinto con un sistema che prevede il ballottaggio. E citando il discusso e contestato premio nelle reciproche differenze si è spostato in avanti.



Eh già, il ballottaggio fa parlare di elezioni e di sistemi e leggi elettorali. Da questo passaggio Renzi ha trasformato l’assist rivolgendosi “con filiale devozione” al presidente Mattarella per rispedire il pallone in porta avversaria. In poche parole citando il noto “abbiamo già dato” ha affermato – con il disappunto di Orlando appoggiato da Emiliano – che l’iniziativa in termini di legge elettorale spetta a quelle forze che in coalizione hanno bocciato le riforme con il referendum.

La terza previsione è racchiusa in una parola spagnola Quizas!, cioè “Forse”, chissà, vedremo se sentirsi responsabili richieda tattiche di campo. Renzi è apparso felice ed Emiliano ha confermato che tutta la comunità del Pd è felice se tale resterà in modus di condivisione e cooperazione.

La sintesi della giornata? È scritta sul furgone SkyTv fuori del Centro Convegni: Happiness is only when shared. La curiosità della giornata? È la musica. Macron nel suo primo discorso presidenziale al Louvre è stato preceduto dall’inno europeo e non dalla marsigliese. Renzi con Fratelli d’Italia farà suonare anche l’Inno alla Gioia? Uno in apertura e l’altro in chiusura. Comme à Paris.