“Cosa resta, mi chiedi? Niente. Il tentativo di trovare forme di mediazione politica, diciamo pure di ricominciare a fare politica in Italia, è fallito. Può essere comprensibile per i 5 stelle, perché non hanno mai fatto politica in vita loro e non hanno la maturità sufficiente per farla”. E’ pesante il bilancio di Piero Sansonetti, giornalista, direttore de Il Dubbio, uomo di sinistra — quella vera —, all’indomani del de profundis suonato in aula alla Camera per la legge elettorale.
Passi per i 5 stelle, ma Renzi? Dovrebbe avere una tradizione consolidata alle spalle.
Nemmeno lui ha mai fatto mediazione politica. Nel Pd ci sono forze che la conoscono, ma Renzi no, non sa cos’è.
Alla fine è il più grande sconfitto: poteva avere la legge elettorale e forse il voto anticipato, non ha né l’una né l’altro. Da dove si ricomincia?
Difficile dirlo. Intorno alla partita della legge elettorale si giocava quella del voto, saltando il voto è molto probabile che la legge elettorale non interessi più a nessuno.
Renzi non ha avuto quello che voleva, d’accordo. Ma Grillo?
Travaglio gli è corso addosso come un treno e Grillo non se l’aspettava. Per la prima volta ha trovato un contendente serio. I dissidenti non gli hanno mai dato problemi, ma Travaglio sì, eccome. Sul Fatto in cinque giorni gli ha demolito l’operazione.
Davvero è stato determinante?
Voleva che la legge saltasse ed è riuscito a farla saltare. Grillo ha avuto paura di Travaglio e ha ceduto. Da tempo non vedo un giornalista così potente, forse dobbiamo riandare ai tempi d’oro di Scalfari.
Anche Napolitano ha avuto un ruolo importante
Napolitano innanzitutto non voleva le urne subito, poi è intervenuto a difesa di Orlando, di quella parte di Pd che non sta con Renzi. Quelle di Travaglio e Napolitano sono state due partite parallele.
Secondo lei Mattarella e Napolitano sono allineati?
Non credo. Non so quanto Mattarella sia contento quando Napolitano fa il presidente della Repubblica al posto suo. Gli ex capi dello Stato dovrebbero tenersi fuori dalla politica, ma oggi così non è.
E Berlusconi, che ricompare in “prima” sul Corriere della Sera per difendere le sue scelte?
Berlusconi in questa occasione è l’unico che si è mostrato responsabile, che non ha difeso i suoi interessi personali come tornare a Palazzo Chigi o vendere qualche copia in più. Però, non so se hai notato, immediatamente è partita l’artiglieria. Oggi (ieri, ndr) hanno usato le intercettazioni del boss Graviano per fare il tiro al piccione.
“Berlusca mi ha chiesto questa cortesia”, eccetera. Secondo la procura di Palermo, Graviano sembra attribuire a Berlusconi il ruolo di mandante delle stragi mafiose. Che segnale è?
L’entrata ufficiale in politica del pm Nino Di Matteo. Già l’aveva annunciata nel convegno dei 5 stelle il 31 maggio alla Camera, oggi (ieri, ndr) lo ha fatto a modo suo. Era il momento giusto, doveva farlo, dopo la batosta subita giovedì con l’assoluzione di Mario Mori in Cassazione.
Un duro colpo per Di Matteo?
Sì, perché nel suo mestiere di magistrato non ha avuto molti successi ma solo sconfitte, e adesso entra ufficialmente in politica con questa intercettazione, che ufficialmente non è credibile ma ha un risultato mediatico importante.
Davvero non sta in piedi?
Per favore. Sono passati trent’anni e Graviano tira fuori adesso questa cosa? E Di Matteo sbatte sul tavolo 5mila pagine di intercettazioni? Non le ha verificate? non ha interrogato altri, non ha cercato riscontri? Questa non è giustizia, è lotta politica pura.
Dunque, magistrati abili e arruolati. Non tutti: Cantone e Davigo si chiamano fuori, continueranno a fare il loro lavoro. E quelli che scendono in campo?
Stanno pensando a un partito.
Con i voti di M5s?
Se si vota presto sì, se si vota tra un anno può cambiare tutto. Domani (oggi, ndr) a Madrid ci sarà un convegno nel quale il giudice Baltasar Garzón annuncia la nascita del suo partito, un partito di sinistra più giustizialista di Podemos. Cercherà di portar via i voti a Podemos e i sondaggi dicono che può riuscirci. Garzón mi ricorda molti magistrati italiani. Nel clima di instabilità politica totale che c’è oggi in occidente, qualcuno prova a porre rimedio a modo suo.
A proposito di instabilità. Gentiloni a questo punto può dormire tranquillo, no?
Il 2018 è vicinissimo, una soluzione va trovata.
Armonizzando le leggi elettorali esistenti per Camera e Senato?
L’esito non è comunque scontato, in un paese così diviso. Il Pd voleva di nuovo il Mattarellum, ma anche con il Mattarellum non si risolve nulla, avremmo tre o quattro partiti e nessuna maggioranza. Questa la si fa o con il bipartitismo, che non sempre funziona, come abbiamo appena visto in Gran Bretagna, o con le alleanze.
Tipo Renzi-Berlusconi da una parte e M5s-Lega dall’altra? Forse ci siamo andati vicini.
Forse. Ma nessuno osa dirlo perché l’alleanza oggi in Italia si chiama inciucio. Renzi con il suo Italicum dichiarato incostituzionale avrebbe prodotto il bipartitismo, ora ci resta il proporzionale e con esso la politica delle alleanze. Ma ognuno deve dire chiaro e tondo con chi le vuole fare; la politica deve rimettere in campo l’idea, far capire alla gente che le forze responsabili fanno le alleanze.
Un concetto vietato, additato per anni come il male assoluto.
E’ sparito perché abbiamo perso vent’anni a rincorrere un presunto bipolarismo che ha cancellato l’idea dell’accordo e del compromesso, che sono il sale della politica. Il responsabile principale di tutto ciò è l’intellettualità italiana.
Quella che c’è o quella che manca?
Quella che non c’è più. Oggi non c’è alcuna intellettualità, ci sono al massimo dei blogger. Io parlo di Bobbio, Sciascia, Pasolini, Moravia, ma anche di Stille e Scalfari. In queste condizioni la cultura del paese non esiste più e si arriva a demonizzare il compromesso. E governare diventa impossibile.
Senza politica chi comanda?
Comandano i padroni del mercato e i padroni delle carceri. Sono i due unici poteri che funzionano.
(Federico Ferraù)