-Ha del clamoroso quanto avvenuto a Trapani, dove il prossimo 25 giugno avrebbe dovuto andare in scena il ballottaggio tra Girolamo Fazio, candidato del centrodestra e Pietro Savona, del centrosinistra. Il primo dei due, che al primo turno aveva ottenuto il maggior numero di voti, non ha infatti presentato la lista di assessori entro la scadenza di oggi e di fatto non prenderà parte al ballottaggio. Una decisione, quella di Fazio, spiegabile esclusivamente come una pure strategia. Come riferisce La Repubblica, dopo aver trascorso 16 giorni ai domiciliari con le accuse di corruzione e traffico di influenze illecite, Fazio è riuscito con un capolavoro in campagna elettorale ad essere il più votato dai trapanesi. Martedì scorso, però, la Procura ha reiterato la richiesta di arresto e Fazio ha annunciato la sua volontà di desistere dalla corsa. Il motivo è presto detto: in questo modo, per evitare il commissariamento di Sindaco e Giunta per un anno, Pietro Savona – attualmente unico candidato sindaco – dovrà portare alle urne almeno il 50% degli aventi diritto. Nel caso – probabile – in cui non vi riuscisse, alle nuove elezioni (indette tra un anno) Fazio potrebbe ripresentarsi dopo aver risolto, come spera, i suoi problemi con la giustizia. (agg. di Dario D’Angelo)
-Uno dei ballottaggi più incerti sembra essere sulla carta quello di Lecce. Da una parte Mauro Giliberti, ex inviato di Porta a Porta, che alla guida della coalizione di centrodestra ha mancato l’elezione diretta per circa 2000 voti. Dall’altra Carlo Salvemini, leader dello schieramento di centrosinistra staccato di oltre 4000 preferenze rispetto al competitor. A dargli una mano, però, sarà Alessandro Delli Noci, il candidato dell’UDC che proprio con Salvemini si era reso protagonista di scambi al vetriolo in campagna elettorale, che ha deciso di sacrificare il suo orgoglio per dare la definitiva spallata a Raffaele Fitto, dominus pugliese a sostegno di Giliberti. Adesso che l’appoggio di Delli Noci è stato formalizzato resta da capire cosa faranno i suoi elettori: seguiranno l’indicazione del loro candidato o il fatto di svoltare a sinistra li farà propendere per il non voto, o addirittura per Giliberti? Lo scopriremo soltanto il 25 giugno. (agg. di Dario D’Angelo)
Duramente un appuntamento elettorale in Liguria, è roboante il messaggio di Matteo Salvini dalle Elezioni Comunali fino alle stanze del Parlamento, vero obiettivo del leader leghista. «Genova ha una storia tale e una bellezza tale che riuscire a farla ripartire per me sarebbe l’orgoglio principale. Il dato politico nazionale è che se il Pd perde a Genova e alla Spezia Gentiloni salta e si vota. Questo è fuori discussione»: secondo il segretario della Lega i ballottaggi nei due capoluoghi liguri potrà dire molto sull’immediato futuro sia del Pd e sia soprattutto della forza del centrodestra “a trazione leghista-totiana”. I candidati Bucci e Peracchini sono in vantaggio contro i corrispettivi rivali Crivello e Manfredini. Perdere in effetti il controllo delle città più importanti della Liguria, dopo aver perso anche la regione ai danni di Giovanni Toti, porterebbe serie riflessioni all’interno del Pd (secondo non tali per “far cadere Gentiloni”, ma questa è un’altra storia). Di certo la partita resta importante per i cittadini liguri, chiamati ad una storica occasione di far prevalere un centrodestra nella regione tra le più rosse storicamente.
La campagna elettorale per le Elezioni Comunali ha riservato molti colpi di scena, ma sorprese ne ha riservate anche il post voto. A Termini Imerese, ad esempio, è polemica sulla candidatura di Francesco Giunta di Forza Italia, al ballottaggio con Vincenzo Fasone. Secondo il Movimento 5 Stelle il ballottaggio va bloccato, perché l’esponente azzurro è considerato ineleggibile. «Anzi, a dirla tutta, Francesco Giunta per la Severino non poteva nemmeno candidarsi tenuto conto della condanna subita nel 2013 per truffa e falso, passata in giudicato nel 2014. Non possiamo permettere che i cittadini di Termini votino per una persona che, se dovesse essere eletta, sarebbe comunque dichiarata decaduta», ha dichiarato il deputato pentastellato Giampiero Trizzino. Gli organi competenti sono stati allertati dai grillini, che hanno chiesto controlli per non arrivare ad un ballottaggio, «il cui risultato sarebbe comunque falsato». (agg. di Silvana Palazzo)
Le elezioni comunali nella città di Verona hanno visto la strana situazione di un centrodestra con un ex centrodestra, non centrosinistra e neanche M5s. Insomma, la sfida tra Federico Sboarina (Lega, Forza Italia e FdI) e Patrizia Bisinella (Lista Tosi “Fare!”) entra nel vivo e il tema delle alleanze al voto diventa decisivo per il ballottaggio, con Sboarina che parte da un vantaggio di voti guadagnato nel primo turno. Ma il Pd cosa farà? In tanti ipotizzano che, in seguito all’appoggio dato dall’ex sindaco Flavio Tosi al referendum costituzionale di Matteo Renzi, potrebbe esserci una sorta di ticket tra la Bisinella e il centrosinistra veronese, ma non vi sono ancora conferme né espliciti appelli al voto. Ha parlato però il candidato Michele Bertucco, ex Pd e candidato sindaco sconfitto con la lista Sinistra in Comune, e non ha voluto dare il proprio voto né per il centrodestra né per la compagna di Flavio Tosi.
«Lo dico chiaro e tondo una volta di più: la coalizione di centrodestra che fa capo all’ex assessore della prima giunta Tosi, Federico Sboarina, non è un voto utile per Verona, dunque – ha detto Bertucco – il sottoscritto, per la prima volta nella sua vita, domenica 25 giugno non andrà a votare per il ballottaggio», spiega a Sky l’ex Pd. Mentre Zaia dà il suo totale appoggio a Sboarina, i dem di Verona ancora nicchiano su una risposta certa e in procinto al secondo turno delle Elezioni Comunali ancora non si sanno le vere alleanze di voto.
Era tutto un bluff, una sorta di Truman Show, e rischia di essere la nuova puntata della telenovela “assurdità in politica” che il nostro Paese continua amabilmente ad offrirci ad ogni elezione. Alle Elezioni Amministrative di Palermo il candidato per Salvini e Meloni in Sicilia, Ismaele La Vardera, non ce l’ha fatta contro il “campionissimo” Orlando e contro l’ex Pd e ora pro-Forza Italia Ferrandelli. Ma il sospetto sorto ieri dimostra che dietro alla candidatura del bizzarro La Vardera potrebbero esserci Le Iene: lui, che già in passato era stato un inviato del programma di Italia 1, pare abbia recitato “la commedia” con tutti, a partire dal suo staff che non sapeva assolutamente nulla. Il sospetto è che La Vardera sia sceso in campo per girare un docufilm-reality proprio sulla politica di Palermo e su come si conduce una campagna elettorale. Ha girato e filmato tutti, dai suoi sostenitori fino ai rivali in competizione: Giorgia Meloni ha negato la liberatoria per la diffusione delle immagini girate – pare anche di nascosto – dal giovane candidato e da due operatori che l’hanno seguito in ogni momento della sua campagna elettorale.
Furia Giorgia ma furia anche Salvini, che rischiano di essere stati “raggirati” umanamente e politicamente, come del resto tutti gli stessi elettori. A denunciare il tutto Francesco Benigno, candidato ed ex attore di “Mery per sempre” (ieri sera in uno scontro e mini-rissa con lo stesso La Vardera): «A un certo punto mentre eravamo seduti Ismaele si è fatto serio e mi ha detto: “Francesco io non ho fatto questa campagna elettorale per diventare sindaco ma per fare un documentario e per fare conoscere a tutti la mala politica siciliana. Ho registrato tutti: Cuffaro, Miccichè. Li ho registrati a loro insaputa mentre dicono le peggio cose. Pure tu una volta mi avevi detto che ti mettevi in politica, così almeno tu puoi fare il tuo lavoro perché non lavori», riporta Repubblica.
Ieri pomeriggio è arrivata la replica, anche piccata, del candidato Ismaele La Vardera dopo la giornata di dure critiche per il sui presunto bluff attorno alla candidatura nella città di Palermo per un altrettanto presunto docufilm di denuncia girato all’insaputa dello staff, dei suoi alleati politici e degli stessi elettori. Ebbene, per il “rosso” ex inviato della Iene la situazione è di diversa lettura: «Io fino alla fine avrei voluto fare il sindaco di questa città. Ho incontrato la città, ho esposto le mie idee per cambiare Palermo, purtroppo non ce l’ho fatta. Durante questi mesi ho documentato la mia campagna elettorale e tutto quel che mi è successo. Che male c’è a rendere trasparente la politica?», spiega con calma La Vardera, ammettendo l’intervento dell’ideatore de Le Iene, «Per farlo meglio mi sono fatto aiutare da persone con le quali ho collaborato e che mi hanno sostenuto in questi mesi: Davide Parenti».
La Vardera poi ha raccontato nel video postato su Facebook (ecco qui tutto il suo messaggio integrale) di come non ci sia stato nulla di sbagliato o di scorretto, avendo chiesto subito dopo le elezioni un incontro con il suo staff: «ho incontrato tutte le persone coinvolte e ho chiesto loro se fossero disponibili ad entrare nel nostro racconto». Benigno non è stato d’accodo, evidentemente, ma l’intera vicenda continua ad essere troppo strana a troppo “bizzarra” per essere risolta con un semplice post su Facebook del simpatico candidato sconfitto alle Comunali di Palermo.
Nulla di nuovo sul fronte nord-est: a Padova, dopo i risultati del primo turno delle Elezioni Comunali, il ballottaggio tra Massimo Bitonci e Sergio Giordani vede un endorsement appunto “scontato” tra Arturo Lorenzoni e il candidato del centrosinistra, uniti contro l’ex sindaco Bitonci. Scontato perché appunto ad inizio campagna elettorale si era proposta una possibile unione e ticket già espresso con Lorenzoni vice di Giordani, ma Coalizione Civica non accettò e dunque corsero separati. Ora però, con il 22,8% Lorenzoni ha perso il primo turno e si appresta ad annunciare il proprio endorsement al collega dem, contro il favorito Bitonci.«Una scelta puramente di poltrone che non guarda al futuro della città – spiega Bitonci alla stampa – Si tratta di due raggruppamenti molto diversi. Le loro sono scelte di ante politica legate a spartizioni di posti in Giunta. Siamo difronte a persone che provengono da Sel, Centri sociali, Autonomia operaia, Rifondazione comunista. Padova vuol tornare così?».