Prima i sospetti, ora le prove: l’Italia sta vendendo armi all’Arabia Saudita, coinvolta in una sanguinosa guerra in Yemen. Qualche mese fa vi avevamo parlato dei sospetti emersi per la partenza di una nave carica di armi da Piombino con destinazione Arabia Saudita (clicca qui per l’approfondimento). La settimana scorsa, invece, un cargo saudita, la Bahri Jedda, è salpato da Cagliari per consegnare duemila bombe per i caccia della coalizione che sta martellando lo Yemen. Non sono mai stati ufficializzati da parte del governo italiano i nomi dei Paesi destinatari, ma sul campo è stato recuperato un frammento che conferma la tesi sostenuta da due anni dall’Avvenire. Su una scheggia è stata trovata la sigla A4447, che indica un ordigno proveniente dalla Rwm Italia, facente capo al gruppo tedesco Rheinmetall.



Nel gennaio scorso un gruppo di esperti incaricati dall’Onu di indagare sulle violazioni in Yemen aveva certificato l’uso delle bombe italiane sulle aree civili, aggiungendo che questi raid «possono costituire crimini di guerra». L’identificazione degli ordigni è stata possibile con l’analisi delle sigle. La corrispondenza è stata confermata anche da Giorgio Beretta, dell’Osservatorio sulle armi di Brescia (Opal). Sono anni che viene denunciata l’esportazione di armi italiane verso la coalizione saudita, impegnata nella repressione dell’insurrezione Huthi. Una guerra che ha provocato la morte di 7.600 persone in due anni e il ferimento di 42mila. Sarebbero state consegnate 21.822 bombe, ma questi sono dati forniti dalla relazione governativa sull’export militare. A Cagliari e Brescia, però, sono state avviate due inchieste giudiziarie, poi le procure hanno trasmesso i fascicoli ai pubblici ministeri di Roma per competenza.



Non può essere conosciuto né l’elenco dei destinatari né il tipo di armi: c’è segreto. Ma attraverso l’incrocio dei dati forniti nelle varie tabelle ministeriali si può affermare, secondo Beretta, che una licenza da 411 milioni è destinata dalla Rwm Italia all’Arabia Saudita. Si tratta dell’autorizzazione all’esportazione di 19.675 bombe Mk 82, Mk 83 e Mk 84. Dati confermati da un documento finanziario della tedesca Rheinmetall. Il 9 maggio scorso la Fondazione Finanza etica è intervenuta in Germania per chiedere conto ai vertici della multinazionale tedesca il motivo delle continue esportazioni italiane. Con il governo Renzi le esportazioni di armamenti, infatti, sono quasi sestuplicate: «Da italiano ha dato il suo assenso», è stata la risposta e questo «per l’azienda è sufficiente, nel rispetto delle leggi», riporta l’Avvenire.

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