Legge elettorale. Ma non dovevano essere l’elemento irrinunciabile? La pietra angolare di ogni accordo? L’ultimo argine allo scollamento tra la politica ed il corpo elettorale? E poi, dove sono finiti i D’Alema, gli Alfano, le Meloni, i Bersani, i Di Maio e molti altri “mister preferenza” che si stracciavano le vesti per i capilista bloccati? Tutto evaporato!
Sul banco della convenienza, la demagogia non ha scampo. E della “salvifica” preferenza, più nessuno parla. Oggi la questione è la rappresentatività, pardon, la sopravvivenza. Quel “primum vivere” che è la madre di tutte le battaglie e per la quale ancora molte cartucce potranno essere sparate (sopratutto sul Governo).
Certo, l’accordo c’è e sembra tenere al di là di ogni fibrillazione interna ai vari poli. Ma è sul testo della nuova legge elettorale che si giocherà la vera partita. Nessuno, neppure i più accreditati “consiglieri” alla D’Alimonte, tanto per non fare nomi, si sbilanciano molto. Nessuno sembra aver chiaro se vi sarà un premio di governabilità come invocano i grillini, e come esso, eventualmente, sarà strutturato ed assegnato. Ma soprattutto non è assolutamente chiaro come sarà mutuato dal sistema tedesco la combine uninominale-proporzionale alla luce del numero fisso (e non variabile come è in Germania) dei parlamentari.
Le uniche certezze, ad oggi, sembrano essere: la soglia di sbarramento al 5 per cento e la rinuncia alle preferenze che saranno sostituite nella parte uninominale dalla presenza sulla scheda del nome del candidato (presumibilmente come avveniva per le elezioni provinciali) e per la porzione proporzionale da una sorta di mini-lista bloccata che il Cav ha introdotto (esagerando nella lunghezza) per primo con il cosiddetto Porcellum e che poi, coerentemente ed ostinatamente, ha sempre difeso e reclamato.
Anche l’idea (peraltro “copiata” dal Toscanellum) di riportare sulla scheda elettorale i nomi del “listino bloccato” più che un segno di chiarezza e trasparenza appare un’arma di distrazione di massa per imporre, senza colpo ferire e nel silenzio dei “mister preferenza”, un nuovo Parlamento di nominati.
Dall’Italicum al Nominaticum. Viva l’Italia!