I sondaggi politici espressi da Ferrari Nasi per Libero Quotidiano provano un focus sul Movimento 5 Stelle in periodo di elezioni e soprattutto di pre-campagna elettorale per le prossime decisi urne Politiche. Ebbene, uno studio interessante è stato condotto a partire da questa precisa domanda: «In politica, di solito si parla di centro, sinistra, destra. Lei si sente di…?». Da sempre l’elettorato populista grillino ha avuto una connotazione inizialmente più da destra delusa di Berlusconi, ma ora qualcosa sembra cambiato: nel 2013 (nel primo anno di discesa in campo alle elezioni) i grillini elettori intervistati si sono detti per il 18% di sinistra, mentre oggi nel 2017 danno un più alto 20%. Ma non sono queste le cifre che impressionano: si sentivano del centrosinistra come opinione e tendenza politica il 28% degli elettori Cinque Stelle, mentre oggi è ben il 34% che si dice tale. Ancora più clamoroso, se l’elettorato grillino nel 2013 si sentiva per il 25% tendente al centrodestra, ora la cifra è drasticamente calata al 9%, un calo intenso e nettissimo che non lascia molte replica.



Al centro si sale ancora, dal 22% fino al 31%, mentre chi era di destra pura è rimasto sostanzialmente tale anche nel 2017. Un elettorato più renziano? Più alfaniano? Ci verrebbe da dire molto più dalemiano, dato che il nemico di oggi è sempre Renzi, esattamente come il Mdp scissionista che ultimamente sembra votare praticamente tutti gli emendamenti dei grillini (e viceversa). 



I sondaggi elettorali e politici condotti da Ferrari Nasi in questo periodo di Amministrative e di pre-campagna elettorale per le Politiche mostrano come gli italiani vorrebbero rivivere per le urne nazionali la medesima “situazione” di quanto avvenuto per queste ultime Elezioni Comunali. Il 58% infatti vorrebbe ritrovarsi alle urne solo due partiti, o al massimo due schieramenti: scegliere facile, senza possibili “accordi” post-voto e senza l’incertezza del proporzionale. Resta il “problema” dell’esistenza del Movimento 5 Stelle, al momento il primo partito nel Paese e l’esatto ostacolo al semplice, caro e vecchio bipolarismo. Nel 2012 era il 55% a volere questa opzione, mentre nel 2008 era il 76% (ma non c’erano i grillini, ndr).



Un appuntamento solo con pochi partiti ma grandi e nazionali, è scelto dal 24% degli elettori del sondaggio, mentre solo il 7% vorrebbe elezioni con tutti i partiti, anche quelli piccoli, in lizza in un “estremo” proporzionale. Diciamo l’esatto opposto dunque di quanto invece avverrà, salvo clamorosi cambiamenti, nell’appuntamento elettorale del 2018 dove tutti i partiti arriveranno per partecipare al Consultellum (un misto di proporzionale con premio di maggioranza al 40%).

Nei sondaggi politici pubblicati da Tecnè in questi giorni di Elezioni Amministrative, un elemento balza all’occhio immediatamente: agli italiani è stato chiesto se volessero andare alle urne anticipate anche per rinnovare la Legislatura, ma rispetto a qualche mese fa le opinioni sono radicalmente cambiati. Prima erano i partiti che tentennavano sull’andare a voto anticipato, mentre gli elettori avrebbero voluto fin subito dopo il referendum costituzionale perso da Renzi presentarsi alle urne. Oggi non è più così: solo iil 33% andrebbe, ad oggi, al voto nel prossimo autunno, mentre ben il 55,2% la scadenza naturale è la vera opzione da porre. Insomma, il governo Gentiloni tanti sbertucciato, pare essere ad oggi la scelta preferita (anche se i sondaggi non indicano ovviamente il motivo, se per mancanza di alternative o per effettiva stima del lavoro di questo governo).