Secondo le ultime analisi effettuate dai sondaggi politici prodotti nella città di Torino, gli ultimi avvenimenti nel capoluogo piemontese hanno non poco interdetto i consensi e la stima dei torinesi per il sindaco pentastellato Chiara Appendino. Eletta miglior sindaco d’Italia nel 2016, eletta con meno fiducia rispetto alla ben più quotata nel Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, ha saputo conquistarsi la fiducia specie di media e comunicazione per quanto fatto nei primi mesi di gestione della città di Torino. Ora però, dopo la gravissima situazione avvenuta in piazza San Carlo nel giorno della finale di Champions League (con l’allarme terrorismo che ha gettato la piazza nel panico con 1500 feriti e una vittima) e gli scontri sempre nel centro di Torino per le proteste anti-ordinamenti per l’ordine pubblico con alcuni gruppi di giovani, qualcosa sembra essere cambiato.
Nel settembre 2016 con un sondaggio di Piepoli si aveva una fiducia per l’operato del sindaco torinese al 565, oggi invece è solo il 31% gradisce ancora la gestione della città a base grilina, mentre il 24% è senza opinione e ben il 45% non gradisce per nulla. Sul fronte di fiducia personale invece, il 64% di fiducia era stimato nel settembre scorso, mentre il nuovo sondaggio Piebpoli mostra che il 45% rimane fedele alla propria scelta elettorale, con il 49% che invece si dice del tutto senza fiducia nelle capacità della sindaco a Cinque Stelle.
Dai sondaggi prodotti da Ferrari-Nasi in queste intenso periodo elettorale prova ad inquadrare da un lato la crisi del Movimento 5 Stelle sorta con i risultati delle Comunali, dall’altro però nel tentativo di indagare la mutazione dell’elettorato grillini negli ultimi 4 anni. La crescita esponenziale dei voti e dei consensi attorno alla creatura di Grillo e Casaleggio sr. ha fatto cambiare e non poco le stesse intenzioni di voto dei loro elettori, andando a riempire il vuoto lasciato dagli altri partiti, sempre più criticati e polemizzati a livello di opinione comune. Se nel 2013, con l’arrivo dei grillini in Parlamento, gli elettori si dicevano per il 18% di sinistra, per il 28% di centrosinistra, per il 22% di centro e ben per il 28% di centrodestra (di destra solo del 7%), in questo 2017 le cose sono cambiate eccome.
I sondaggi di Ferrari-Nasi mostrano la mutazione strutturale, con l’abbandono del centrodestra come area di influenza personale e l’approdo verso il centrosinistra. Dal 25% al 9%, e di contro dal 28% a 34%, i dati parlano chiaro: il Movimento 5 Stelle ha preso e introiettato in piena crisi di Berlusconi i voti del centrodestra, mentre oggi con Renzi più in difficoltà il passaggio successivo è bello che spiegato. E la prossima mutazione, verso dove andrà?
Se si osservano i dati dei sondaggi di Emg Acqua sulla stima dei seggi alla Camera con l’attuale legge elettorale – che salvo “miracoli” sarà quella con sui si andrà al voto nel prossimo 2018 – l’unica possibile anche se utopica formazione di governo possibile sarebbe quella che vede il Movimento 5 Stelle assieme alla Lega Nord. Salvini e Grillo infatti, secondo i sondaggi di Emg, avrebbero ad oggi i 318 seggi disponibili per poter governare con una maggioranza, risicata, ma comunque possibile. Tutte le altre formazioni, dal momento che nessun partito singolarmente ad oggi supera il 40%, non arrivano neanche vicine alla quota utile per poter governare dopo le urne (316 seggi). Non ci arriva il centrosinistra, con 217 seggi, non ci arriva il centrosinistra allargato con Alfano, e nemmeno il governo di larghe intese anti-M5s, ovvero Forza Italia, Pd, autonomie e Ap (284 seggi). Il centrodestra compatto arriva a malapena a 208 seggi: resta dunque la coalizione “impossibile” e sovranista, Lega, Fdi, M5s insieme avrebbero il governo. Ma riuscirebbero a formarlo?