Chissà se i politici vedranno questi sondaggi prodotti da Termometro Politico sulla legge elettorale e le preferenze degli elettori per il prossimo sistema di voto che porterà li porterà alle urne: proporzionale? Rappresentatività? Nein, si tira dritto verso la governabilità e dunque il maggioritario. Le elezioni Comunali hanno dato un elemento in più di motivazione agli elettori intervistati, che vedono nella “scelta semplice” tra due candidati al ballottaggio la possibilità di eliminare i “giochetti” di alleanze che durano il tempo di un respiro e quant’altro. O almeno, i dati sembrano orientare verso questa lettura dopo mesi in cui, prima e dopo il referendum del 4 dicembre, il proporzionale sembrava il giusto modo di modificare la legge elettorale italiana.
Secondo i sondaggi del Termometro, il maggioritario è preferito e scelto dal 57,4% degli elettori, mentre il proporzionale viene optato dal 34,5% di essi; a domanda secca poi su “governabilità o rappresentatività”, la risposta è altrettanto secca, con il 68,3% che preferisce avere governi certi che tirano avanti per 5 anni (cosa non così abitudinaria ultimamente) piuttosto che la rappresentanza senza un governo forte (28,5%).
Negli ultimi sondaggi prodotti tra le due giornate di voto per le elezioni Comunali 2017 un dato interessante è stato scoperto dalle intenzioni di voto sul fronte Amministrative di Demopolis: è stato chiesto agli elettori infatti come nel voto locale cosa incida maggiormente per la decisione finale del singolo elettore. In sostanza, cosa incide maggiormente quando un cittadino decide di votare un candidato e un consigliere, piuttosto che un altro? E la risposta offre uno spunto interessante: i partiti infatti incidono solo per il 36%, mentre i candidati Sindaco o al Consiglio Comunale valgono ben il 64% della partita elettorale. Questo significa in prima battuta che ancora oggi a livello locale vale ancora la “politica” di un tempo, ovvero quella di conoscenza e stima personale, mentre a livello nazionale ormai non più può “reggere” questo sistema di decisione al voto. Ma in secondo luogo si può anche pensare come i risultati ottenuti sia al primo che al secondo turno vanno giustamente presi come importanti indicazioni di voto nazionale senza però estremizzare troppo. Un cattivo risultato di una compagine politica a livello nazionale non significa per forza una parallela sconfitta nazionale: si veda per questo il Movimento 5 Stelle e ovviamente anche il Partito Democratico.