Le Elezioni Amministrative a Genova rappresentano un appuntamento importante per testare davvero lo stato di salute del Movimento 5 Stelle in quelle terre dove non sono state poche le polemiche nei mesi scorsi tra candidature, epurazioni e consiglieri/sindaci che non erano particolarmente graditi alla linea della base M5s. Su Facebook ne giorni scorsi Beppe Grillo ha scritto che in questa maratona per la caccia all’ultimo voto, il Movimento si prepara a “conquistare Genova”, rimanendo sicuro che la sfida elettorale contro Gianni Crivello (Pd) e Marco Bucci (Centrodestra unito) sia assolutamente alla portata di Luca Pirondini. In realtà, il caso-Cassimatis ha creato non pochi “buchi” e esodi dalla base storica grillina nella città del suo fondatore e il rischio serio di non raggiungere il ballottaggio, nonostante parli così Grillo, è alquanto difficile.



«Nel corso di questi ultimi dieci anni abbiamo assistito agli ennesimi cicli amministrativi fallimentari che hanno continuato ad usare la politica per gestire il sistema di potere che ha instaurato in quarant’anni di amministrazione di Genova. Dobbiamo dirlo chiaramente, oggi a Genova c’è un sistema di potere che come una piovra ha i suoi tentacoli ovunque e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini genovesi», scrive oggi sul blog Grillo, proprio Luca Pirondini, candidato sindaco “scelto” dalle Comunarie solo per l’esclusione della Cassimatis. «Vogliamo mettere in rete il bilancio comunale nostro e quello degli scorsi anni e far vedere ai cittadini dove sono stati spesi e dove saranno spesi i loro soldi»: la sfida di Pirondini (e di Grillo) basterà a Genova?



È Taranto uno dei comuni più sotto la lente di ingrandimento alle prossime Elezioni Amministrative, non tanto per possibili scenari nazionali che si ripropongono nella città pugliese bensì per il caso Ilva che pesa ancora nella città sconvolta al dramma ambientale e dagli strascichi per tutti i lavoratori della acciaieria multinazionale. 10 candidati, 1135 candidati consiglieri producono quasi un record con i cittadini che intendono “cambiare” la situazione stagnante delle ultime amministrazioni, forse proprio provocati dalle recenti cronache sull’Ilva. Pd candida un esterno (Rinaldo Melucci), i Verdi puntano forte sull’allevatore che ha fatto scoppiare il caso-Ilva (Vincenzo Fornano) mentre il Movimento 5 Stelle risulta spaccato dopo le recenti comunarie che come a Genova hanno visto grandi problemi di organizzazione interna e rischia dunque di pagare alle urne il candidato Francesco Nevoli.



È caos nella città, con molti consiglieri già condannati e tantissimi tarantini che non intendono partecipare al voto (5 anni fa si raggiunge astensionismo al 50%). I tanti consiglieri però mostrano come la città almeno è viva e non intende continuare la crisi che l’ha vista protagonista negativa negli ultimi anni di gestione politica in Puglia.

Domenica 11 giugno in oltre mille Comuni italiani si voterà per le elezioni comunali amministrative. La grande incognita sembra essere rappresentata dai candidati del Movimento 5 Stelle, molto forti in alcune zone, quasi inesistenti in altre, con una presenza a macchia di leopardo: i pentastellati puntano a risultati importanti il Liguria e in Piemonte ma sono molto deboli in Veneto, al Sud potrebbero essere l’ago della bilancia a Catanzaro e Palermo, mentre potrebbero puntare all’elezione diretta a Trapani. Gli analisti politici sono concordi nel valutare come i Comuni al voto in questa tornata elettorale siano gli ultimi ad aver eletto i loro Sindaci prima del consolidamento del Movimento 5 Stelle sulla scena politica italiana, avvenuta nel 2015. In caso di ballottaggio, le alleanze tra centrodestra e pentastellati vengono considerate molto probabili e potrebbero far perdere città importanti al PD. Più difficile che il M5S si coalizzi con i Democratici nei ballottaggi, e di questo potrebbe invece giovarsi il centrodestra.

Durissimo il j’accuse di Rosy Bindi, presidente della Commissione Anti-mafia e membro storico del Partito Democratico: in un appello ai partiti prima delle Elezioni Amministrative, l’ex ministro accusa le varie forze politiche di aver mandato avanti “troppe liste civiche” nascondendo così il tal partito e alimentando il “trasformismo”. Intervenendo in commissione Antimafia, la Bindi afferma «faccio appello alle forze politiche: che dedichino una particolare attenzione. Ancora una volta ci si trova di fronte quasi esclusivamente a liste civiche, che nei contesti esaminati anziché esprimere vivacità e ricchezza della società civile, segnalano una tendenza delle forze politiche, specie in alcune regioni, a mascherarsi e diventare irriconoscibili».

Un duro appello con il problema “mafia” e il problema “confusione” per gli elettori che vengono assimilati come possibili esiti di un’eccessiva dose di liste civiche. Non ci sono accuse precise, ma la Bindi prosegue lo stesso attaccando l’intero trasformismo politico locale, che riduce le differenze tra una proposta e l’altra in favore «di una politica che si fonda su un consenso pulviscolare, molto legato a situazioni personali o familiari, che rischia di alimentarsi di clientelismi e favoritismi, e rischia di essere vincolo di malaffare». 

Hanno destini, percorsi e finalità diverse tra loro, ma sono entrambi “clamorosi” ex M5s, epurati dal partito di Grillo per lo stesso motivo, non erano più “sopportati” da Grillo. Alla vigilia delle Elezioni Amministrative in 102 comuni sparsi in tutta Italia, Genova e Parma ospitano i nomi “eccellenti” tra gli epurati a Cinque Stelle, Federico Pizzarotti e Marika Cassimatis. Il sindaco uscente di Parma, primo storico sindaco del Movimento, per molti e svariati problemi durante la legislatura è stato sospeso ed epurato dal partito centrale, e ora si ricandida con notevoli possibilità di essere rieletto con la sua sola lista civica “Effetto Parma”. Dall’altra parte invece la Cassimatis è data non oltre il 5% a Genova, ma ha avuto il “merito” di spaccare il Movimento 5 Stelle con le Comunarie vinte contro il favorito Pirondini del “lider maximo”.

È stata poi epurata, non otterrà la poltrona di sindaco ma ha di certo indebolito e non poco la forza voto nella Genova di Grillo, con molti storici elettori che sono pronti al ribaltone pur di non fare vincere Pirondini. Destini diversi, origine comuni, la loro storia è una delle più “appassionanti” a livello politico nelle prossime elezioni “silenziose” Comunali.

Si avvicinano le elezioni Amministrative più “silenziose” della recente storia repubblicana: sarà per i continui attacchi terroristici in ogni parte del mondo e sarà anche per la acerrima lotta in Parlamento sulla legge elettorale, le Comunali 2017 in 102 comuni di tutta Italia rischia di passare in secondo piano. Anche per questo motivo, il candidato (favorito alla rielezione) sindaco Leoluca Orlando, questa volta sostenuto dal Pd (5 anni fa era solo appoggiato da liste civiche e aveva vinto ugualmente) ha voluto lanciare a 3 giorni dal voto una campagna molto dura contro il voto di scambio mafioso.

Per farlo ha utilizzato i canali WhatsApp e Facebook con un messaggio lanciato con l’hashtag #PALERMOnonsivende. Secondo il sindaco uscente, «In questa campagna elettorale è stato chiaro che il malaffare e la mafia stanno tentando di tornare a Palazzo delle Aquile, da dove li abbiamo cacciati cinque anni fa». Leoluca Orlando fa riferimento non solo alla campagna palermitana, ma agli sandali scoppiati ad esempio a Trapani o a Catanzaro, confermando purtroppo un malaffare “generalizzato” che non può che far male alla politica in prima battuta.

«Oggi è chiaro che i soliti burattini che muovevano la vecchia amministrazione e che hanno massacrato la città vogliono tornare ora con nuovi burattini. Nuove facce, vecchi interessi», prosegue il candidato Pd, prima di lanciare la stoccata durissima. «a mafia è tornata ad usare i vecchi metodi di sempre: la promessa di soldi, di favori, di posti di lavori, di pacchi di pasta. Dove questo non basta, sono tornati i messaggi ben più espliciti e le minacce». L’invito a non vendersi da parte dei palermitani, dunque rifiutando il voto di scambio, è il punto principale del programma a pochi giorni dal voto per Orlando e per gli altri principali candidati in lizza. Con la speranza che ai proclami seguano davvero fatti confortanti.

Trai vari comuni in corsa per le Elezioni Amministrative uno in particolare ha siglato il record per il numero di candidati sindaco, ben 10, battendo ogni tipo di risultato precedente: si tratta di Taranto e La Spezia, i due capoluoghi di provincia in Puglia e Liguria che con i loro 20 candidati sindaco complessivi firmano uno storico record. Per il primo cittadini di La Spezia, in lizza troviamo Paolo Manfredini, appoggiato da sei liste tra cui quelle Pd e Italia dei valori; l’attuale vicesindaco Cristiano Ruggia; l’ex segretario di Rifondazione comunista Massimo Lombardi. e soprattutto lo sfidante di Manfredini, Lorenzo Forcieri, ex presidente dell’Autorità portuale fuoriuscito dal Pd nonché sottosegretario alla Difesa nell’ultimo Governo Prodi.

Seguono poi, con poche possibilità di vittoria, «l’ex assessore al bilancio Guido Melley, Giulio Guerri, la candidata del Movimento 5 stelle Donatella Del Turco, il candidato di centrodestra Pierluigi Peracchini (sostenuto da 5 liste), l’avvocato Cesare Bruzzi Alieti sostenuto da Casa Pound e Maria Di Filippo per Forza nuova», riporta lo speciale di Sky Tg24.

A Taranto invece la sfida centrale è tra Stefania Baldassarri, direttrice del Carcere cui fanno capo le liste d’appoggio del centrodestra unito, e Rinaldo Melucci, presidente dello Ionian shipping consortium con 7 liste a supporto tra cui Pd e Centristi-Area popolare. Con loro ci saranno anche Franco Sebastio, ex procuratore Repubblica, l’avvocato M5s Francesco Nevoli e l’ex direttore dell’Aci Pino Lessa. Con loro in lizza per le Amministrative tarantine anche l’ambientalista Vincenzo Fornaro, l’ex Pd Pietro Bitetti, l’ex dirigente della Provincia Luigi Romandini, l’ex giudice di sorveglianza Massimo Brandimarte e Mario Cito, consigliere comunale.