“Pensate ai dati sui macchinari presentati ieri all’assemblea Ucimu, che vedono un aumento degli ordini del 28% grazie a Industria 4.0. Forse chi ci rideva dietro potrebbe riconoscere oggi i risultati”. A Matteo Renzi molti, in questi giorni, stanno rimproverando molto, per molte ragioni, avendo spesso ragione. L’accusa principale – destinata forse a riverberarsi con l’uscita in libreria di Avanti – è di aver perduto l’attenzione orizzontale e dettagliata per il Paese di cui è stato per mille giorni premier; concentrando ora l’intero suo impegno politico al ritorno a Palazzo Chigi dopo il prossimo voto.



Tre righe nella sua e-news non bastano a segnalare un ripensamento cui perfino l’ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, lo ha perentoriamente invitato. Tuttavia è un fatto che allo staff del leader Pd non è sfuggito quanto è stato detto giovedì a un evento che è stato l’esatto opposto di una vetrina mediatica. L’assemblea dell’Ucimu, svoltasi all’ultimo piano di un palazzo alla periferia nord di Milano, si è risolta in due ore di denso lavoro. Niente talk show, niente ospiti che non fossero addetti ai lavori, un video introduttivo zeppo di cifre, tre relatori (il leader nazionale dei produttori di macchine utensili, Massimo Carboniero, il ministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda, il vicepresidente di Confindustria Giulio Pedrollo), un paio di interventi di imprenditori associati. Un titolo secco per le agenzie: volano gli ordini di macchine utensili nel secondo trimestre (+28,5%); un commento di fatto: Industria 4.0 funziona, con tutti i suoi volani all’aotomazione e alla digitalizzazione della manifattura italiana.



Renzi se n’è accorto: anche perché attento alle mosse di Calenda, potenziale candidato a molte caselle dopo il 2018. E’ logico – e non ingiustificato – che Renzi registri d’altronde a merito del suo premierato “Industria 4.0”. Nel farlo, comunque, si è ritrovato a recuperare un robusto discorso di politica industriale. Dietro una sigla c’è stato – e continua ad esserci – il lavoro tecnico e politico di molti: oltre a Palazzo Chigi, il Mise e il Mef, Confindustria e Ucimu, commissioni assortite di entrambi i rami del parlamento, economisti ed esperti. Tutti coloro che – in una democrazia economica appartenente al G7 e al G20 – osservano in tempo reale le esigenze di chi è in prima linea (gli imprenditori e i loro addetti) e li elaborano in provvedimenti di governo.



Dall’ultima direzione del Pd (a porte chiuse e non più in streaming) è filtrato che Renzi avrebbe espresso l’intenzione di recuperare un confronto costruttivo con i “corpi intermedi”: finora oggetto privilegato della narrativa rottamatoria. Se l’assemblea Ucimu l’ha definitivamente convinto lo vedremo presto.