Anche se lo scenario è ancora difficile da decifrare, guardando bene le mosse dei leader politici, analizzando le loro parole, c’è un quadro che sembra delinearsi. Matteo Renzi infatti appare imprigionato nel sogno di una vittoria “da solista” grazie a quel 40,9 per cento di sì ottenuti al referendum costituzionale. Peccato non abbia capito che quel consenso non era tutto fatto di elettori del Pd. Oggi, secondo Nicola Piepoli intervistato da ilsussidiario.net, Renzi gode del 30-33 per cento di fiducia da parte degli italiani, contro un 40-45 per cento di Gentiloni. Non sarebbe dunque la mossa vincente per il Pd candidare quest’ultimo a capo del governo?
Piepoli, Matteo Renzi sembra sempre più deciso ad andare al voto da solo, magari chiedendo a Pisapia di seguirlo, cosa molto difficile. Quanto vale oggi in termini di preferenze il segretario del Pd?
Matteo Renzi ha tra il 31 e il 33 per cento di fiducia. Se mi vuole chiedere invece che numeri ha Gentiloni, la anticipo subito: è tra il 43 e il 45 per cento di fiducia degli italiani.
E’ una differenza schiacciante. Come mai secondo lei Gentiloni va così forte?
Il governo Gentiloni è un buon governo, è approvato dall’opinione pubblica come quota intorno al 43 per cento, che è anche la media personale Gentiloni mentre la quota di fiducia nei singoli è ancora più alta. E’ un buon governo, come non si vedeva da molto tempo in termini di fiducia pubblica.
Non è strano visto che i ministri sono quasi tutti quelli del governo Renzi?
I ministri sono quasi gli stessi ma sembra che con Gentiloni rendano di più.
Un’altra voce che ricorre da tempo, visto che Renzi come vediamo non porterà il suo partito alla vittoria, è che dopo il voto si allei con Forza Italia. Che fiducia ha Berlusconi?
Le rispondo con una domanda: nel corso degli ultimi 70 anni tra la Dc e il Pci, c’è stato qualche momento in cui sono stati al governo insieme? Questa è la domanda da farsi, appartengono a filosofie diverse. Una alleanza fra destra e sinistra non c’è mai stata. Sarebbe una innovazione ma gli italiani sono disponibili all’innovazione?
Sembra di capire che lei non è fra quelli che considerano ormai il Pd una corrente di sinistra della vecchia Dc e non più un partito di sinistra vera?
Non è che sia d’accordo o no su questa idea, ma tra le nostre valutazioni e quelle diciamo “estremistiche” di Pagnoncelli che danno il Pd al 26 per cento, resta comunque il primo partito italiano. E i politici di sinistra ragionano in termini di filosofia di partito non di individuo, è tipico della sinistra ragionare in termini di insieme e non di singolo. Renzi è uno che passa, il Pd resta.
Non ci ha risposto su Berlusconi: quanto vale oggi?
Berlusconi è in salita, ma non è lui, è Forza Italia che sta crescendo. Il protagonista è abbastanza indifferente. Ammettendo che Berlusconi valga 4 sul 14 per cento che vale Forza Italia, una percentuale che è ancora una prospettiva non una realtà, attenzione, vuol dire che la maggioranza vota un partito e la minoranza vota la persona. Ricordiamo che Gentiloni nella sua vita è stato sia a sinistra che al centro, sa cosa significa un insieme perché lo ha sperimentato, nel 1913 un suo avo fece il patto Gentiloni che portò alla fine del contrasto tra cattolici e stato ben prima dei Patti lateranensi.
Per chiudere, ci dice quanto valgono invece Grillo e Salvini?
Salvini è stagnante da un po’, il solito 14 per cento circa, ma attenzione che se l’Europa continua a fare quello che sta facendo, prenderà un bel po’ di voti in più. Grillo è ancora più stagnante, ma sempre leader di un partito di massa.