“Qui o si fa l’Italia o si muore” avrebbe detto Garibaldi quando Nino Bixio gli suggeriva la ritirata, almeno secondo quanto scrive Cesare Abba. Ebbene sembra sia questa la sostanza anche per i 5 stelle, intenzionati a fare un po’ come Garibaldi ma al contrario: non scendere fino in Sicilia ma partire dall’isola per conquistare il resto d’Italia.
Sì perché proprio in Sicilia il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo è considerato dagli analisti “in ottima salute”. Lo dicono i sondaggi che lo mostrano intorno al 32 per cento dei consensi nell’Isola, proprio mentre nel resto del Paese è in lieve calo. Ma lo diceva anche la folla presente domenica sera al Castello a Mare di Palermo per la kermesse durante la quale Beppe Grillo ha incoronato Giancarlo Cancelleri candidato alla presidenza della Regione. Lo dicevano i circa 5mila utenti Facebook che hanno seguito la diretta dell’evento quasi per intero e comunque per oltre due ore.
Obiettivo, conquistare la Regione siciliana per riscattare qualche brutta figura romana, qualche lite di troppo al proprio interno, e per frenare la ricostruzione del cCentrodestra (che in realtà si frena da solo con una litigiosità interna che non sembra si riesca ad arginare).
In realtà l’incoronazione di Cancelleri è tutt’altro che una sorpresa. Che il candidato per Palazzo d’Orléans sarebbe stato lui era chiaro a tutti in Sicilia da tempo: se non prima, almeno da settembre dello scorso anno, quando Beppe Grillo gli tese un “amichevole” agguato sul palco di “Italia 5 stelle”, la festa nazionale del Movimento che si tenne proprio in Sicilia.
Luigi Di Maio lo disse allora, e lo ha ripetuto ad ogni visita in Sicilia fino a domenica ancora prima dell’apertura della kermesse: “la carica alle Regioni per i 5 stelle parte da Palermo dove ci sono le condizioni per vincere”.
E non traggano in inganno i risultati delle recenti amministrative proprio a Palermo, dove il candidato sindaco pentastellato, Ugo Forello, non è arrivato oltre un onorevole terzo posto. L’elettorato siciliano 5 stelle non è concentrato a Palermo. Al contrario nel capoluogo siciliano il Movimento ha vissuto e vive una spaccatura imponente. Il gruppo dei pentastellati della prima ora, uomini e donne vicini al deputato Riccardo Nuti, sono in rotta di collisione con il Movimento. Non si tratta soltanto dello scandalo firme false e del relativo processo o della loro sospensione. Quella è stata solo la punta di iceberg, il modo per segnare la scissione. Ma le tensioni fra i gruppi palermitani c’erano già prima dello scandalo.
Cosa diversa se si guarda alla Sicilia intera e se a guidare la carica è Giancarlo Cancelleri. Per lui sarà una sorta di rivincita. Il deputato nisseno che ha guidato la pattuglia grillina a Palazzo dei Normanni in questi cinque anni, ha acquisito esperienza, conoscenza ed ulteriore appoggio, consensi e voti. Non è più la stessa persona che Rosario Crocetta, attuale governatore, sconfisse nel 2012. E lo stesso Crocetta non è più l’uomo dell’antimafia nel quale alcuni siciliani riponevano speranze di buon governo.
Dal voto on line, dunque, non è giunta alcuna sorpresa. Oltre la metà dei partecipanti alla selezione sulla piattaforma Rousseau ha scelto il candidato “scontato”. Di fatto, ad oggi, i 5 stelle sono gli unici nel parterre dei possibili vincitori di questa competizione ad avere un candidato designato e già in campagna elettorale, che in realtà si prepara, corre e organizza le truppe già da un anno, pronto ad agguantare la sua meta avvantaggiandosi anche del fatto che, ad oggi, non ha ancora un degno avversario identificabile che possa metterci la faccia.
Da qui al 5 novembre mancano poco meno di 4 mesi e di cose possono accaderne, ma Cancelleri è un osso duro perché dalla sua ha fatti come il credito d’imposta realizzato con i soldi risparmiati dai deputati 5 stelle siciliani, la realizzazione della così detta “trazzera”, la strada che scavalcò il ponte Himera crollato ricollegando la Sicilia in poche settimane in attesa che l’Anas realizzasse una strada (e di tempo ne persero tecnici e Regione). Una strada percorsa centinaia di migliaia di volte dai siciliani. Dalla sua ha la convenzione per attivare le compensazioni d’imposta per le imprese, la rinuncia al vitalizio maturato all’Ars il mese scorso e diversi altri punti guadagnati durante questi anni. Scelte populiste? Forse. Ma il consenso c’è, la presenza scenica anche, la credibilità è stata costruita un po’ alla volta e gli avversari tutto questo lo sanno ma non riescono ad esprimere un candidato né a destra né a sinistra. Troppi pretendenti a destra, nessuno o quasi a sinistra e soprattutto troppe divisioni nelle coalizione siciliane che sembrano, se possibile, ancor più frammentate di quanto non mostrino di essere a Roma.
Manlio Viola è direttore di blogsicilia.it