Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, sarebbe potuto essere ucciso dagli agenti segreti Usa e ciò avrebbe potuto realmente scatenare una terza guerra mondiale. E’ questo lo scenario inquietante che sarebbe potuto accadere lo scorso 4 luglio, in occasione del lancio del primo missile balistico intercontinentale. Come riporta Blitz Quotidiano, a fare questa importantissima rivelazione sarebbe stato Rodger Baker, analista della società di consulenza geopolitica Stratfor. Secondo quanto dichiarato dallo stesso a Business Insider, in prossimità del lancio Kim sarebbe stato tenuto sotto stretta osservazione dai militari americani per 70 minuti e per loro sarebbe stato “molto facile” ucciderlo, ma alla fine avrebbero deciso di non farlo. Secondo Baker, con la decisione di non uccidere il leader nordcoreano, gli Stati Uniti avrebbero dimostrato di poter colpire Kim ed il Paese in qualunque momento. Tuttavia, se lo avessero fatto la risposta sarebbe stata terribile e l’immagine di un conflitto mondiale sarebbe diventata realtà. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



La Terza Guerra Mondiale purtroppo, come minaccia, non è finita: mentre in Corea del Nord ancora le dinamiche e i rapporti sono tutt’altro che vicini, la Siria vive settimane di tensione per capire dopo la sconfitta ormai certa dell’Isis come si riposizionerà l’equilibrio socio-politico e soprattutto il governo-regime di Assad. La tregua firmata tra Putin e Trump prosegue, anche se un piccolo “sgarbo” è stato compiuto dal Cremlino proprio oggi, con la firma ufficiale della Duma di Stato Russa (la camera bassa del Parlamento di Mosca) sul protocollo per la dislocazione permanente delle forze aeree russe in Siria. Una presenza come a “segnare il territorio” e dare una manforte all’alleato Assad, contro gli Usa (e l’Onu) che invece vogliono vedere un “change” al vertice di Damasco. «Il documento regola la distribuzione del gruppo aereo russo (base a Latakia), dei loro beni mobili e immobili sul territorio della Siria, così come le questioni relative alla loro attività anti-terroristiche», spiega Askanews.



Clamorosa svolta negli equilibri/scontri da guerra mondiale tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord: con una importante intervista rilasciata da Suzanne DiMaggio, massima esperta Usa di nucleare e già negoziatore tra i colloqui informali avvenuti in passato tra Casa Bianca e Pyongyang, la svolta potrebbe essere vicina. «In ipotesi per il regime di Kim Jong-un un cambiamento di rotta e una ripresa di alcuni contatti per eventuali dialoghi futuri»: l’intervista rilasciata da DiMaggio per il South Cina Morning Post è di quelle fragorose, specie in un momento dove lo scontro sembra essere massimo tra le due potenze, con Cina e Russia che hanno cercato di entrare nella disputa limitando l’offensiva degli Stati Uniti, con risultati miseri finora.



«La Corea del Nord starebbe prendendo seriamente in considerazione un cambiamento di rotta, indirizzandosi verso la distensione dei rapporti con gli Usa»: secondo l’esperta diplomatica, Kim avrebbe raggiunto questa posizione dopo il test intercontinentale che ha avuto buon successo, guadagnandosi in questo modo nuovo potere negoziale rispetto ai rivali e odiati americani. DiMaggio dà allora qualche consiglio agli stessi Stati Uniti, chiamati ora alla possibile svolta storica: «La migliore scommessa sarebbe quella di concentrarsi sulla prevenzione per evitare ulteriori sviluppi delle capacità dei missili intercontinentali di Pyongyang, ad esempio attraverso un accordo che sospenda test nucleari e missilistici».

Dal Medioriente alla Corea del Nord, dall’Africa fino all’Asia centrale: le guerra e i conflitti spesso vedono atroci e purtroppo “silenziose” persecuzioni religiose. I numeri delle associazioni e ong umanitarie mondiali da anni spiegano come i cristiani siano i maggiormente perseguitati per la loro fede e in questi mesi di forti tensioni in molte zone del mondo dove da anni vengono perpetrate indegne e immani persecuzioni, la situazione non è certo migliorata. «Le persecuzioni nei confronti di coloro che fanno parte di comunità religiose e, in particolare, nei confronti dei cristiani stanno crescendo non solo in quelle zone del mondo colpite da conflitti e oppresse da regimi totalitari che non rispettano le minoranze. Secondo un recente rapporto sono stati 215 milioni i cristiani perseguitati nel 2016 in oltre 50 paesi dove la fede è concretamente un pericolo per la propria incolumità»: questo ha riferito ieri il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, commentando il lavoro dell’Osservatorio sulle minoranze religiose e sul rispetto della liberà di fede, istituito dal governo italiano ieri a Roma. «L’Osservatorio monitorerà le condizioni delle minoranze religiose nel mondo per rafforzarne la tutela e formulerà proposte per attività di sensibilizzazione, in coordinamento con la rete diplomatica all’estero» spiega il ministro degli Esteri Angelino Alfano.

A presiederlo sarà Salvatore Martinez, presidente della fondazione vaticana “Centro internazionale Famiglia di Nazareth”; «I casi più eclatanti sono stati riscontrati in Nigeria, Egitto, Corea del Nord, India e Messico per citare solo alcuni esempi, ma oltre alle violenze e alle stragi. Sono in incremento nel mondo segnali preoccupanti di oppressione, come la profanazione delle Chiese e di luoghi sacri, insieme a discriminazioni in atto nei confronti delle minoranze religiose», conclude Cattaneo sottolineando come la libertà religiosa sia uno dei punti chiave per poter iniziare ad instaurare nel mondo un accordo, un segno positivo verso la fine dei conflitti politico-sociali.