In edicola domani 19 luglio con “Chi” una nuova intervista a 360° con Maria Elena Boschi prova a ridare “popolarità” alla più bella politica in Parlamento, caduta però in “decadenza” dopo gli ultimi passaggi a vuoto, cominciati tutti con la crisi delle banche Venete con il coinvolgimento del padre dell’allora ministro per le Riforme del Governo Renzi. La crisi della Boschi va in parallelo proprio con il suo mentore che sulla Riforma Costituzionale (a firma proprio di MEB) ha visto una batosta politica allucinante dopo il referendum dello scorso 4 dicembre. È arrivato Gentiloni e la Boschi è stata “declassata” a Sottosegretario della Presidenza del Consiglio, rimasta però nella squadra di governo ma con un ruolo più nelle retrovie. Quello che finora era stato il “volto” del renzismo ora sta cercando di ricostruirei una carriera politica e a “Chi” confessa, «È un onore per me servire il Paese. Certe mie proposte non sono andate a segno, nonostante l’impegno e la passione che ho dedicato. Dalle sconfitte ho imparato soprattutto l’umiltà, la consapevolezza che non tutto dipende da me». A chi invece in questi mesi ne ha criticato sopratutto un presunto arrivismo e una buona dose di protagonismo, MEB replica, «Bisogna saper perdere e ricominciare da capo se si crede che la battaglia sia giusta. Chi non è mai caduto, non saprà mai se sarà in grado di rialzarsi». La retorica è molto simile al Renzi 2.0, quello di “Avanti” (il nuovo libro del segretario Pd) e delle punzecchiature ad Europa e migranti: bisogna ripartire, come tutto il Partito Democratico, e Maria Elena non intende farlo da dietro le retrovie.
LE “CONFESSIONI” DI MARIA ELENA BOSCHI
“SÌ, SONO COME ANDREOTTI…’
“io sono Sottosegretaria di Stato. Sì, proprio come Andreotti”: a “Chi” rivela Maria Elena Boschi una certa soddisfazione per il ruolo che fu del grande e discusso Giulio, Dc proprio come lei (e come Renzi). Soddisfatta doppiamente essendo la prima donna a ricoprire quel ruolo nella storia repubblicana italiana: «sottosegretaria di Stato. Capisco che possa suonare strano, ma è la prima volta che la carica viene declinata al femminile, prima di me solo sottosegretari di Stato maschi. Ma il linguaggio è fondamentale per il cambiamento culturale. Purtroppo solo il 26 % delle donne raggiunge ruoli dirigenziali nel nostro Paese». Un cammino comune a quanto il ministro Fedeli e la presidente della Camera Laura Boldrini stanno intraprendendo da tempo in Parlamento, anche la Boschi si iscrive sempre di più nell’alveo di un “femminismo” 2.0, cercando così di ritagliarsi un suo spazio e una sua battaglia personale politica. Dal governo dei mille giorni a quello targato GentilonI: la Boschi come punto di contatto e unione si prepara al prossimo futuro di elezioni politiche. Per lei in serbo ancora non si sa cosa ci sarà, di certo però all’interno del Pd è sempre più in vista (e sempre più contestata): in un prossimo Parlamento l’”erede” (con tutte le virgolette del caso) di Andreotti seguirà le orme dell’illustre predecessore?