Si è dimesso il Ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa: lo ha fatto con una lettera al Premier e presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Il tutto dopo aver “vinto” la battaglia sullo Ius Soli, convincendo il suo gruppo politico di maggioranza, Alternativa Popolare (ex Ncd, il partito di Alfano) di rinviare in autunno il voto sul diritto di cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia. Il Pd, nonostante non fosse d’accordo, ha deciso di rinviare il voto facendo esultare le forze del centrodestra contrarie al testo di legge sullo Ius Soli. “È sorto un conflitto tra il mio ruolo di ministro e il mio pensiero”, il passaggio più importante della lettera mandata a Gentiloni e pubblicata su Repubblica. «Caro Presidente, ho manifestato nei giorni scorsi la convinzione che sia il momento di lavorare ad un programma politico di ampio respiro che riunisca quelle forze liberali che per decenni hanno incarnato aspirazioni, ideali, valori, interessi di milioni di italiani che hanno sempre respinto soluzioni estremistiche e demagogiche», scrive l’ormai ex ministro Enrico Costa.



LE DIMISSIONI DEL MINISTRO ENRICO COSTA

“NO AMBIGUITÀ TRA RUOLO E MIO PENSIERO”

L’uscita di scena del ministro centrista, l’unico assieme a Lorenzin e Alfano stesso, di sicuro segna un passaggio importante della Legislatura che va sempre più verso la fine naturale, con Costa che rappresenta il primo “transfuga” di ritorno verso Forza Italia e la chiamata “alle armi” di Silvio Berlusconi fatta qualche giorno fa. «In questi mesi ho anche espresso il dissenso su alcuni provvedimenti (ius soli, processo penale), motivando dettagliatamente le mie posizioni. C’è chi ha ritenuto queste opinioni fonte di pregiudizio per il Governo, ma anche chi le ha apprezzate perché hanno portato una interessante dialettica». Per Costa non ci devono essere “ambiguità” sul suo ruolo di governo e sul pensiero, e non volendo rinunciare al secondo elemento ha maturato la decisione delle dimissioni: «faccio un passo indietro, perché le convinzioni vengono prima delle posizioni. A chi mi consiglia di mantenere comodamente il ruolo di Governo, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, rispondo che non voglio equivoci, né ambiguità».



“IL RITORNO CON BERLUSCONI”

Con un’intervista uscita proprio oggi su Repubblica, l’ex ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa ha dato l’ultimo strappo alla sua permanenza nel Governo Gentiloni, dopo la “vittoria” sul fronte Ius Soli che ha visto rinviare il testo di legge al prossimo Autunno (in piena campagna elettorale, non proprio una passeggiata ecco). « La cittadinanza è la fotografia di un popolo, al quale appartiene la sovranità. È da quella legge che si deduce come e da chi un popolo è costituito. Se per la legge elettorale occorre una maggioranza ampia, ancor più la si deve conseguire per una legge delicata come questa», raccontava oggi Costa sul quotidiano romano. Il ponte con Berlusconi è dunque avviato, “abbiamo basi di partenza e radici comuni”, e rappresenta il primo forse di una lunga serie di ritorni da Ap verso il centrodestra in vista delle nuove alleanze per le Politiche del 2018: «Quel che conta è la sua apertura di domenica. Denota una grande visione del futuro per l’area moderata. E io sono favorevole alla ricostruzione di un ponte con quell’area. Non occorre avere tanti ingegneri e progettisti, ma manovali, per farlo. I panni del manovale li indosserei volentieri».

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