Potrebbe essere il pescatore di perle. Oppure l’allegro chirurgo. Il Silvio Berlusconi redivivo ha lanciato una campagna mediatica – e politica – senza precedenti, nemmeno ai tempi d’oro di Palazzo Chigi quando anzi diceva che non voleva occupare giornali e tv per lasciare parlare i fatti. Adesso no, ogni giorno un’intervista o una comparsata tv, e nel frattempo il pescatore lascia reti per la pesca a strascico e il chirurgo opera con precisione per portarsi a casa, in zone strategiche d’Italia, i campioni delle preferenze che gli possano garantire un bottino certo di voti. L’offensiva è spregiudicata, Berlusconi non è cambiato a dispetto dell’età. Più di vent’anni fa sdoganò Fini e lo fece andare d’accordo con Bossi, ora i personaggi sono quelli che sono e Silvio va a caccia di Flavio Tosi nel Veneto a costo di fare arrabbiare Matteo Salvini, di Enrico Costa in Piemonte per indispettire Angelino Alfano, di Massimo Cassano in Puglia per tagliare altra erba sotto i piedi di Alternativa popolare e riaprire la strada ad altri centristi.
Un intervento chirurgico, appunto, un bombardamento come quello dei caccia di ultima generazione, preciso, mirato, selettivo. Il bersaglio immediato è quello di fare massa critica in Parlamento in vista del voto sulla legge elettorale: Berlusconi vuole truppe adeguate per poter dire la sua. L’obiettivo a più lunga scadenza è quello dei voti alle elezioni politiche e l’accelerazione della campagna acquisti va in cerca dei campioni delle preferenze. Costa in Piemonte è un leader con un buon seguito e Cassano un recordman di preferenze a Bari. Anche Tosi, nonostante la recente sconfitta, ha confermato che la sua lista è il primo partito di Verona e soprattutto ha in dote una pattuglia di parlamentari (tra cui la fidanzata Patrizia Bisinella, in cerca di una riconferma in Senato visto che non sarà ricandidata dalla Lega che l’aveva eletta) e un gruppo di fedelissimi veneti che cerca di creare qualche problema al governatore Luca Zaia.
È interessante il fatto che Berlusconi non cerchi di indebolire il centrosinistra ma i potenziali alleati del centrodestra, Ap di Alfano e soprattutto la Lega di Salvini. Al quale l’altro giorno ha lanciato un contentino, se il Carroccio prenderà più voti di Forza Italia sarà lui il candidato premier, ma comunque – ha aggiunto il Cavaliere – il sorpasso non avverrà. La scelta di riaccogliere Tosi nell’ovile azzurro è significativa delle intenzioni berlusconiane: Tosi è stato quello che spaccò Forza Italia in Veneto, è l’espulso dalla Lega di Salvini, il reietto anti Cav che ora invece andrà d’amore e d’accordo con il nuovo sindaco di Verona e al tempo stesso terrà a bada la Lega.
Meglio Tosi con il suo sicuro pacchetto di parlamentari e di elettori piuttosto che i cacicchi locali di Forza Italia che in Veneto a malapena superano il 5 per cento. Il cerchio attorno a Salvini si chiude con il riavvicinamento di Berlusconi a Roberto Maroni, che il Cavaliere ha indicato qualche giorno fa come premier ideale salvo successiva smentita dell’interessato. Mesi fa Silvio aveva fatto la stessa cosa con Zaia, forse per bruciarlo ma sicuramente per avvertire Salvini: il Carroccio non sarà mai un partito vincente se persiste su posizioni estreme. Da Zaia si passa a Maroni. Con un probabile sistema elettorale proporzionale, in cui sono decisivi i voti moderati, l’obiettivo dell’allegro chirurgo è di riportarne a casa più possibile.