Matteo Renzi crea il Dipartimento Mamme e l’Italia si spacca in due. La decisione del segretario del PD di riorganizzare il partito attraverso i settori ha innescato un acceso dibattito tra chi sostiene che sia una giusta idea e chi invece la considera sbagliata. Non è in questa sede che faremo il processo alle intenzioni di Renzi: non ci interessa capire se si tratta di pura demagogia, ma se è stato sollevato un problema concreto. Lasciamo allora che parlino i numeri, perché le statistiche sono chiare: in Italia si fanno sempre meno figli. Il numero per donna è sceso a 1,34, mentre nel resto d’Europa è a 1,6. È allora evidente che c’è un problema serio: in Italia le donne decidono di diventare madri più tardi di quelle del resto d’Europa, peraltro si ritrovano a dover scegliere tra la maternità e il lavoro, come se non fosse possibile gestire entrambe le sfere. E in effetti è quasi impossibile, anche perché le politiche di sostegno alla famiglia sono imbarazzanti. Questo problema si ripercuote su altri settori, inevitabilmente. Citiamo il primo che ci viene in mente: il sistema pensionistico. Quella della demografia è allora una questione sottovalutata, ma che in realtà può innescare un circolo positivo. Affrontare la questione “mamme” è fondamentale per cambiare davvero la situazione in Italia: questo è il vero punto di partenza.



DIPARTIMENTO MAMME, GIUSTO O SBAGLIATO?

MA RENZI SI DIMENTICA DEI PADRI… E DELLA FAMIGLIA

Se poi viene presa seriamente in considerazione da Matteo Renzi o chi per lui è un altro discorso, prettamente politico. C’è chi parla di un problema semantico, perché il dipartimento non dovrebbe chiamarsi “mamme” ma “donne”. Peccato però che abbia pensato a quello “pari opportunità” per questo motivo. È evidente comunque quanto siano interconnessi, perché le pressioni lavorative che le mamme ricevono sono anche una conseguenza delle discriminazioni subite dalle donne in quanto tali. Ecco, allora l’errore imputabile a Matteo Renzi è non aver pensato a un Dipartimento Padri, con questi ultimi che sono tradizionalmente emarginati nel ruolo genitoriale. Non si può parlare di diritti delle madri, escludendo i padri. Sarebbe stato allora più giusto ideare un dicastero delle famiglie, includendo anche le coppie di padri o madri che costituiscono le famiglie plurali. 

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