Per tanti motivi oramai l’Italia sembra un Far West: si scoprono ovunque bari, corruttori e pistoleri. Ora è il momento delle diligenze: quelle da cui si scende e quelle su cui si cerca di salire. I giornali riferiscono, ad esempio, che il centralino dell’ufficio di Paolo Romani, presidente del gruppo di Forza Italia al Senato, è subissato di telefonate. Visti i sondaggi, e visto che Renzi sta metodicamente distruggendo il Pd, è tutto un fuggi fuggi dalla diligenza del centro-sinistra per tornare al centro-destra o addirittura mirare al M5S, pur di mantenersi un posto in parlamento nella prossima legislatura. Fa morire dalla risate, per non dire di vergogna, leggere gli equilibrismi dialettici con cui i transfughi, soprattutto centristi, tentano di giustificare la loro nuova transumanza all’indietro. “Contrordine compagni”, è il messaggio che gira fra quelli che si erano accomodati con altisonanti dichiarazioni nel governo Renzi.
Ha destato molta curiosità, in termini di nuovo posizionamento, l’improvvisa comparsa sul blog di Beppe Grillo delle riflessioni sul servizio pubblico di Paolo Garimberti, un tempo una delle colonne del Gruppo Espresso-Repubblica, e già inconsapevole presidente della Rai dal 2009 al 2011. Inconsapevole perché solo ora denuncia l’impossibilità di gestirla con una governance cui aveva partecipato senza batter ciglio per tre anni. È noto che i grillini sono alla caccia di esperti “esterni”, visto che le loro star non brillano per particolari competenze in nessun campo. Stanno mirando alla Gabanelli per un ruolo di Governo, confondendo la notorietà con la competenza. Eccellente giornalista sicuro, ma quali sarebbero le sue doti di tipo manageriale e amministrativo? Davvero triste lo spettacolo di una ricerca di leader politici che assomiglia sempre di più a “Tu si que vales” o a “L’isola dei famosi”. Anche perché i nuovi arrivati non è che brillino per proposte di particolare intelligenza.
Vediamo cosa recita infatti il compitino di Garimberti, oggi presidente di Euronews, che si autodefinisce osservatore indipendente: “C’è un sistema parlamentare con forti correttivi, c’è il sistema della fondazione e c’è quello del modello con avviso pubblico, sorteggio e parere parlamentare che è molto suggestivo, ma è anche complicato e forse in certi casi potrebbe essere anche rischioso. Io ho un’opinione personale, che esprimo come osservatore indipendente: il modello che secondo me funziona meglio è quello storicamente identificato con il trust della BBC, cioè una fondazione composta da 12 membri, nominati dalla regina e dal Consiglio dei ministri, ma soprattutto dopo un processo selettivo pubblico molto rigoroso. E qui uniamo un po’ il punto uno e il punto due, la fondazione e il modello suggerito dal M5S e cioè quello con avviso pubblico e sorteggio ed eventualmente parere parlamentare: un mix di questi due”. Ma guarda: ci voleva una simile intelligenza per affermare che il modello inglese è il migliore? Mah.
Intanto le opzioni proposte da Garimberti vengono messe ai voti sul web, raggiungono la modesta somma di 16229 votanti, che danno il palmarès delle preferenze, con 9608 voti, al “modello con avviso pubblico, sorteggio e parere parlamentare”. Al secondo posto si piazza il modello della Fondazione con 3407 voti. Ultimo il modello parlamentare con forti correttivi, con 3214 voti. C’era da immaginarselo: la filosofia grillina si trova sempre a proprio agio con un sorteggio. Ma vediamo cosa prevede questo fantomatico modello: “L’Agcom predisporrà un avviso pubblico e i candidati – incensurati e che e negli ultimi sette anni non devono aver avuto ruoli di governo, in Parlamento o nei partiti – invieranno i curricula e un elaborato sulla propria visione strategica del servizio pubblico radiotelevisivo. Poi i candidati saranno uditi in Parlamento (che avrà diritto di veto) e infine nominati sempre dall’Agcom per sorteggio. Tra i consiglieri selezionati il ministro dell’Economia avrà facoltà di indicare il presidente. Infine la commissione di Vigilanza Rai sarà soppressa”. “Il Movimento 5 Stelle vuole liberare la Rai dai partiti. Non a parole ma coi fatti”, si commenta sul blog di Beppe Grillo.
E il vostro vecchio Yoda non sa più se ridere o piangere. Intanto già i membri dell’Agcom sono scelti con il manuale Cencelli. E poi in Parlamento non ci sono i partiti, che avranno diritto di veto? Che c’entra poi la visione del servizio pubblico richiesta ai candidati? Mica dovranno decidere loro sulla governance, dovranno piuttosto essere scelti per essere inseriti in una istituzione con finalità e governance già stabilite. “I candidati saranno uditi in Parlamento”. Avete sentito bene? Sai le risate: abitualmente si presentano oramai a decine e anche a centinaia di migliaia per un posto da supplente o da vice-assistente…immagino che tutti i laureati in Scienze della Comunicazione potrebbero aspirare a entrare nel CdA della Rai, almeno tanto quanto Galimberti, visto che le loro tesi sono ben più articolate del suo compitino. Così è lecito ipotizzare anche un milione di audizioni.
Ogni volta il vostro vecchio Yoda si pente di essersi distratto dalle questioni interstellari per essersi lasciato tentare dalle beghe italiche: ma se lo fa, è nella speranza di scoprire qualche minimo sintomo di rinascita. Invece niente: è una speranza senza speranza. Come quella di rivitalizzare la base del Pd.
Alla festa nazionale dell’Unità di Milano, riferiscono alcuni organi di stampa, al posto delle 50.000 persone auspicate, c’erano praticamente solo i disperati gestori degli stand andati tutti in rosso per assenza di avventori, mentre a certi importanti dibattiti si sono visti più relatori che pubblico. Ciò nonostante, nel tentativo di mascherare le fughe della sua diligenza, durante un breve saluto (e immediata fuga) ai commensali che erano stati attirati dall’idea della “cena con Renzi”, il segretario del Pd ammolla una pillola di cultura, dicendosi ammirato nel vedere “così tante persone riunite in una occasione conviviale” (compagno discende infatti dal medioevale cum panis, condividere il pane). Non si capisce quindi se facciano più pena i repentini cambi di casacca o un’ostinata incapacità di leggere la realtà. Per questo, anche per stavolta, Yoda torna sconsolatamente a godersi il fresco nella sua caverna su Betelgeuse.