I sondaggi di questi giorni, le tendenze, le aspettative di voto promettono cambiamenti radicali alle prossime elezioni politiche. Prevale nell’analisi un pessimismo legato all’impossibilità di ingovernabilità, di caduta degli attuali equilibri, dove il Partito democratico avrebbe dovuto essere il baricentro. E quindi sono in molti a prefigurare rischi connessi a un salto nel buio, a un’affannosa ricerca di quasi impossibili soluzioni. Le sensazioni sono comunque sfuggenti, non assomigliano neppure lontanamente a certezze consolidate. C’è solo un piccolo segno confortante: dopo una decina d’anni, qualcosa di più positivo, anche se in modo ancora tenue, si muove a livello economico, anche se restano da risolvere nodi strutturali difficili. Prevale ancora il pessimismo politico? Non tutti gli analisti la pensano in questo modo. Nicola Piepoli ad esempio, un raffinato sondaggista, ma anche un autentico analista degli umori politici dell’opinione pubblica, pensa che quando si andrà a votare, il clima politico sarà meno rovente di quello che si prevede e potrebbe portare a soluzioni più “armoniche” (usa proprio questo termine) di quello attuale.
Scusi Piepoli, vorrei capire se ho compreso bene: parla di soluzione più armoniche?
Ha capito benissimo e lo ripeto. Vedo anche io i dati che girano per televisione e sui giornali, che indicano scenari di destabilizzazione, di frammentazione, di una perdurante delusione. Ma c’è anche il realismo di cittadini che sanno che devono affrontare, dopo anni, una situazione ancora difficile, ma che alla fine si può e si deve affrontare. È vero, certamente vero che la delusione esiste sempre verso la classe politica, ma alcuni nostri dati di ricerca mi dicono che vuole andare a votare il 75%. Quindi il cosiddetto partito dell’astensione non è il primo come si dice.
Beh, ma se il partito dell’astensione non ha più lo “scettro” del capofila, al comando passano i “pentastellati” di Beppe Grillo, con tutto il loro armamentario di “democrazia digitale”, di “voto contro”, di immaginifica “democrazia diretta” e via dicendo.
Personalmente vedo i “5 stelle” in difficoltà, con una lenta, ma costante perdita di consensi. Sia chiaro: sono ancora alti, valutabili intorno al 26 o 27%. Ma la fase espansiva di qualche tempo fa non si vede più. E hanno scadenze, nelle città che governano, da affrontare seriamente. In più, si possono vedere alcuni flussi di passaggio di voto dai “pentastellati” al centrodestra. Tuttavia, per concludere questo quadro riassuntivo, io credo che il Partito democratico resti, ancora per la prossima legislatura, il baricentro, il partito che è destinato a governare e con cui bisognerà fare i conti o le alleanze.
Nel suo quadro riassuntivo, lei ha dimenticato, o ha toccato solo indirettamente il recupero attuale, l’espansione del centrodestra, parlando di flussi verso le tre forze che costituiscono appunto il nuovo centrodestra, C’è addirittura chi pensa che il centrodestra sia ormai a due seggi da una possibile maggioranza di governo.
Il centrodestra è certamente in recupero o in espansione. La si può mettere come si vuole. Perché ciascuno dei partiti che lo compongono si va a prendere i suoi voti, ma non è, secondo i miei riscontri e i miei calcoli, anche quelli di natura politica, ancora o vicino alla maggioranza. Almeno non per la prossima legislatura. È possibile che sia un’area in espansione e che, dopo la prossima legislatura, possa riguadagnare la maggioranza dell’elettorato italiano. Ma se devo fare un pronostico ragionato, penso che al momento il perno della politica italiana, il baricentro del prossimo governo sia il Pd e i possibili alleati che affiancheranno questo partito sulla base di un programma concordato.
Scusi Piepoli, ma in questo caso si apre un discorso complesso, che supera lo stesso Partito democratico, con tutte le contraddizioni che si vedono nella sinistra e che hanno inevitabili ripercussioni all’interno del partito. Caliamo il velo del “dire di sbieco”. A sinistra e in gran parte dello schieramento politico italiano, la figura dell’attuale segretario Matteo Renzi è divisiva, rompe la linearità e la possibilità di alcune alleanze, non solo a sinistra.
Questo può essere un fatto che esiste e può creare incertezza. Ma attenzione a sopravalutare questi aspetti. Io starei attento a sottolineare soprattutto fatti come questi.
Le rivolto la domanda in questo modo: ammettiamo che Renzi guidi il partito, ma che si ritiri dalla corsa a Palazzo Chigi. Insomma che faccia un passo indietro e indichi un altro alla poltrona di primo ministro. Ci sarebbero più garanzie di successo per il Pd?
È un discorso complesso e la risposta non è affatto semplice. Occorrerà vedere come si svolge questa campagna elettorale. Io credo che il segretario sia una persona intelligente e abbia anche imparato delle lezioni durante l’anno che ha passato. Possiamo solo azzardare: staremo a vedere. Vedere quello che accadrà.
Insomma, se ho ben capito, lei non esclude che Renzi possa fare questa mossa di “passare la mano” dopo aver condotto la campagna elettorale.
Facciamolo dire a lui e stiamo a vedere. La partita è estremamente interessante. Dai segnali che si vedono oggi comunque, io grandi mutamenti o sconfitte drammatiche non ne vedo. Forse sarò solo un ottimista.
(Gianluigi Da Rold)