La Direzione Pd ha aperto in questa ultima ora il ring, e i principali “pugili” attesi hanno colpito: anzi, Renzi ancora avrà diritto di replica verso il termine della riunione senza streaming, ma non senza “lividi”. Ha preso parola infatti Dario Franceschini che non si è tirato indietro: «Chi ha detto che abbiamo perso le amministrative perché non c’erano le coalizioni? Non io. Il problema è opposto:non abbiamo vinto neanche avendo le coalizioni», accusa il Ministro della Cultura. «Servono le proposte, serve l’azione di governo, l’organizzazione, ma servono le alleanze», ribadisce il “nuovo” nemico interno di Matteo Renzi. Il segretario visibilmente irritato, raccontano gli addetti presenti, ha rilanciato dicendo che non si deve parlare di alleanze, alla gente non interessa, «bisogna proiettarsi come partito sul futuro, che è anche e soprattutto elezioni politiche nel 2018». Franceschini non è d’accordo e lo fa capire, e rilancia sul tema ampio del centrosinistra, lo stesso che ha sostenuto i governi Letta, Renzi e Gentiloni e possibilmente anche qualcosa di più.
«Non mettiamo in discussione il segretario appena eletto dalle primarie: me lo ricordo che hai preso due milioni di voti ed è giusto che tu risponda a loro. Ma con rispetto per una comunità formata da uomini e donne che ti hanno votato ma non rinunciano per quattro anni a esprimere un pensiero e una parola», come dire, se si esprime il dissenso non per forza vi deve essere un complotto dietro. Un’inizio di stoccata al ministro arriva da Orfini che replica, «parlare di alleanze negli organismi dirigenti, qual è la direzione, è giusto, su questo sono d’accordo con Franceschini. Magari però non tutti i giorni sui giornali o facendoci la campagna elettorale».
Senza lo streaming ma con lo stesso spirito combattivo da “o con me o contro di me”, Matteo Renzi ha dato il via alla Direzione Pd: secondo quanto riportano i cronisti di Repubblica in sede del Nazareno, la relazione del segretario dem è lunga e articolata, ma non mancano le “punzecchiature” a correnti Pd come agli altri leader della sinistra. «Non rispondo ai capicorrente ma ai 2 milioni di persone che hanno votato alle primarie», spara subito il buon Matteo, con riferimento praticamente diretto a Orlando e Franceschini, presenti in platea. Rilancio sui temi dello ius soli – «dobbiamo andare avanti così, è un principio di civiltà» – e sull’economia, «I segnali di timida ripresa si sono evidenziati: l’Italia vede segnali di ripresa ancora però non omogenei sul territorio: ancora ‘prudenti’ sul Sud anche se tanto è stato fatto in Campani».
L’analisi selle Comunali è sempre mirata ad una valutazione locale e non nazionale, ma non nasconde l’amarezza per un brutto risultato: «a Genova il Pd ha perso con una coalizione larga, ampia mentre si è vinto a Padova dove si era perso nel 2014 quando ci fu, invece, il successo alle europee». E poi lancia la campagna elettorale di settembre, verso le elezioni nel 2018, rilanciando la “sfida” a tutti gli aderenti al Pd: «Utilizziamo il Pd come una finestra, non come uno specchio per riflettere noi stessi, Il Pd in questa fase è in precampionato ma a settembre si ricomincia», spiega in uno degli ultimi passaggi della sua relazione alla Direzione dem.
A minuti scatterà la Direzione del Pd alla sede storica del Nazareno con i vari protagonisti del Partito Democratico che stanno arrivano alla spicciolata. Ci sarà prima di volare a Tallin per il vertice europeo anche Andrea Orlando, tra i principali oppositori interni al segretario Matteo Renzi: proprio l’ex premier si ritrova a tenere la sua relazione senza diretta streaming e con ben pochi fedeli alleati interni, come mai finora. «Ascolterò la relazione di Renzi, poi vedremo», spiega il ministro della Giustizia, a cui gli fa eco quel Gianni Cuperlo presente in piazza lo scorso sabato insieme alla federazione della Sinistra attorno a Pisapia. «Ascolteremo la relazione, mi auguro ci sia la volontà di capire che un partito è una comunità e non una caserma»: Renzi però non intende fare passi indietro particolari e pare che sia intenzionato addirittura a resettare i circoli dem. Va infatti rifatta la base, lavorare ad un rinnovamento profondo come aveva promesso Renzi nei giorni scorsi.
Ad ottobre si eleggeranno i nuovi “quadri” del partito a livello regionale e per questo motivo il segretario vuole fare un “repulisti” come segno forte dopo il flop alle ultime Amministrative, magari anche da quelle tante anime pro-Bersani e pro-Prodi che resistono eccome alla maggioranza renziana. In Direzione si parlerà anche di questo, con la relazione renziana che resta ancora una volta molto attesa specie per poterla criticare.
Oggi alle 15 andrà in scena la prima Direzione del Pd senza la diretta streaming video nella doppia era Renzi: il segretario, assieme ai vertici del Partito Democratico hanno deciso che per la resa dei conti non era il caso di mostrare “le beghe interne”, seguendo di fatto la scia del Movimento 5 Stelle che è nato sullo streaming ma che lo ha rinnegato “bellamente” nel corso degli ultimi anni. Renzi e Orfini hanno deciso così, suscitando non pochi mugugni interni e all’esterno del Pd. “I dem non vogliono farsi vedere litigare” o peggio “Renzi non vuol fare vedere che viene messo sotto e criticato dal suo partito”. Nelle ultime settimane è in corso una sempre più forte frangia interna che vorrebbe ricostituire una nuova alleanza che sa molto di passato, una sorta di Ulivo 2.0 con tutte le forze del centrosinistra. Prima la scissione di Mdp, poi la nuova Sinistra Italiana e poi il nuovo “federatore” Giuliano Pisapia, a livello esterno; poi Orlando, Emiliano, le uscite di Prodi e da ultimo la critica pubblica di Dario Franceschini spingono verso Renzi per convincerlo a federarsi con una nuova Unione per non rimanere isolato alle urne, dove con il proporzionale al momento nessuno potrebbe avere una maggioranza rimanendo come lista singola. Renzi è oggettivamente accerchiato, e mentre prepara l’uscita del suo nuovo libro “Avanti” rischia di fare molti passi “indietro” nella guida del suo Pd.
È segretario ma sono ormai in pochi a difenderlo all’interno del partito e forse anche per questo le “beghe” interne ha voluto cercare di risolverle senza uno sguardo morboso dell’elettore: «Si torna all’antico, perché lo streaming era diventato una passerella per i dirigenti, quelli che correvano a mettere il video dell’intervento sulla propria pagina Facebook», dice Orfini sulla sua pagina FB «la diretta serviva a parlare fuori invece dobbiamo parlarci tra di noi». Restano i mugugni però e oggi alle 15 si dovrà consumare la definitiva resa tra il segretario e l’uomo di maggior rilevanza interna al Pd, non renziano, ma che finora gli ha permesso tutti i numeri per divenire maggioranza nel partito. È proprio quel Franceschini, Ministro della Cultura nel Governo Renzi prima e Gentiloni poi, che ha attaccato Renzi senza misura: «i numeri sono chiari, si è rotto qualcosa con il Paese dopo le Comunali. Così ci consegniamo a Grillo, ho sostenuto Renzi e sono sempre stato schietto, l’unica via da intraprendere è la ricomposizione del centrosinistra», su mandato evidente di Prodi (e forse D’Alema?).
Renzi irritato e teso, come riporta il Corriere, avrebbe detto prima di questa Direzione Pd di oggi pomeriggio, «Non voglio fare la guerra a nessuno, nemmeno a Dario. Diciamoci la verità, io non l’ho attaccato, lo strappo lo ha fatto lui e ora deve essere lui a ricucire. Se in direzione non parla e fa la parte di quello che non dice niente, nessun problema, ma se invece parte contro di me, allora la mia reazione sarà durissima. Del resto, i numeri sono dalla mia, lui al massimo in direzione avrà una decina di voti perché anche i suoi gli hanno detto che ha sbagliato ad attaccarmi dopo le dichiarazioni di Romano». Ufficialmente oggi si parlerà delle candidature verso le Politiche, dello ius soli, di possibili alleanze elettorali e di governo. Bene, e resa dei conti sia… senza streaming però!