Henry John Woodcock ha convinto i pm romani. Iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per il caso Consip, il pm napoletano è stato ascoltato ieri per oltre tre ore dai colleghi capitolini, a cui ha fornito il suo alibi di ferro. Al termine dell’interrogatorio c’è stata la stretta di mano con il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e Mario Palazzi. Stando a quanto riportato da La Verità, Woodcock è riuscito a dimostrare di non essere responsabile della presunta fuga di notizie sul caso Consip e di non aver quindi riferito nessuna informazione riservata a Marco Lillo, vicedirettore del Fatto Quotidiano, con la mediazione di Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l’ha visto?, amica di entrambi e interrogata come indagata lo scorso 30 giugno.
Una ricevuta e qualche testimone sono stati sufficienti per fornire un valido alibi ai colleghi: nel giorno in cui ci sarebbe stata la fuga di notizie il pm napoletano era invece impegnato con una giornalista romana, con la quale – secondo quanto risulta a La Verità – ha cenato. Lei rappresenta la “chiave” insieme a un prelievo bancomat in una zona di Roma diversa da quella degli studi di Chi l’ha visto?, dove invece era impegnata Federica Sciarelli, e dall’abitazione della stessa conduttrice. Così trova conferma la versione di Woodcock. E – se ciò non fosse già sufficiente – ci sarebbe anche quella di alcuni testimoni. Gran parte della ricostruzione del pm partenopeo è confermata da tabulati e celle telefoniche, per questo il suo alibi è considerato di “ferro”.
Nell’interrogatorio della Sciarelli era invece emerso che Woodcock le aveva mentito circa il suo stato febbricitante, una messa in scena dovuta alla sua presenza nella Capitale in incognito o comunque all’insaputa dell’amica. Ora gli inquirenti romani dovranno fare le verifiche opportune sulle dichiarazioni del collega napoletano, ma ci sarebbe fiducia nei confronti dell’indagato. Nel frattempo bisognerà capire chi ha trasmesso al Fatto Quotidiano le veline con gli interrogatori di alcuni testimoni chiave dell’indagine e con la notizia delle iscrizioni eccellenti del 21 dicembre.
C’erano altre persone che potevano raccontare i dettagli dell’indagine Consip, tra cui il capitano Gianpaolo Scafarto, già accusato di falso per i molteplici errori contenuti nell’informativa consegnata alle due procure. Come riportato da Il Messaggero, Scafarto si era scambiato sms con il colonnello del Noe Alessandro Sessa a settembre, prima delle notizie ai giornali: per questo Woodcock era preoccupato fin dall’estate per il rischio di possibili fughe di notizie e aveva quindi spesso richiamato gli ufficiali di polizia giudiziaria che lavoravano con lui.