Le norme a favore degli orfani delle vittime di femminicidio rischiano di arenarsi in Senato. Il provvedimento era passato lo scorso marzo alla Camera senza nessun voto contrario, ieri invece è scoppiato il caso. L’approvazione già in Commissione garantisce la trasformazione in legge delle norme prima della fine della legislatura, ma il centrodestra si è messo di traverso dicendo no alla procedura accelerata. Per i senatori di Forza Italia, Lega Nord e Grandi Autonomie e Libertà il problema è che il disegno di legge coinvolge anche “i figli delle unioni civili”, quindi ritorna così la questione dell’adozione per le coppie omosessuali. Al termine di una giornata ricca di botta e risposta è arrivata l’apertura di Paolo Romani, capogruppo FI al Senato, il quale ha chiesto di superare le “imperfezioni tecniche”, ribadendo la disponibilità del partito all’approvazione del provvedimento a tutela degli orfani dei crimini domestici.



Che cosa prevede il disegno di legge sugli orfani di femminicidio?

Ha l’obiettivo di fornire tutele mediche, legali ed economiche, oltre che di aumentare le pene per i colpevoli di omicidi in famiglia. Le norme riguardano i figli minorenni o maggiorenni economicamente non autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, dal partner di un’unione civile, anche se cessata, o da una persona che è o è stata legata da una relazione affettiva e da una stabile convivenza. L’omicidio del coniuge del partner civile e del convivente viene così equiparato a quello di genitori o figli, quindi la pena prevista sarebbe quella dell’ergastolo. Reclusione da 24 a 30 anni se la vittima è divorziata o se l’unione civile è terminata prima del delitto.



Gli organi di questi crimini possono accedere al gratuito patrocinio a prescindere dai limiti di reddito. Quindi lo Stato si fa carico delle spese nel processo penale e civile, compresi i procedimenti di esecuzione forzata. Il pm avrebbe poi l’obbligo di richiedere il sequestro conservativo dei beni dell’indagato, a tutela del risarcimento del danno a favore dei figli della vittima, a cui spetta sin da subito una somma pari al 50% del danno ipotizzato che sarà liquidato in sede civile. La conversione del sequestro in pignoramento è prevista già con la condanna in primo grado. Chi viene rinviato a giudizio per omicidio non può ottenere la pensione di reversibilità, destinata invece ai figli della vittima. Annullato anche il godimento dell’eredità per i colpevoli.



Esteso anche agli orfani di crimini domestici il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati internazionali violenti con una dotazione aggiuntiva di 2 milioni di euro all’anno per borse di studio e reinserimento lavorativo. Assicurata, inoltre, ai figli delle vittime l’assistenza medico-psicologica gratuita fino al pieno recupero psicologico. Inoltre, è attribuita quota di riserva per l’assunzione di categorie protette. Il figlio, infine, può chiedere di cambiare il suo cognome, se è quello del genitore condannato in via definitiva.