, l’ex pm di Mani Pulite ora presidente della II sezione penale della Cassazione, ha lasciato la giunta dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati. Uno strappo dovuto alle scelte sugli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura. Davigo aveva contestato la proposta al Csm dell’ex parlamentare del centrosinistra Lanfranco Tenaglia a presidente del tribunale di Pordenone. Da lì la minaccia dell’addio. «Quello che stava accadendo era inaccettabile», ha tuonato a Repubblica, a cui ha raccontato cosa sta accadendo al Csm con le nomine. Davigo parte dai criteri incomprensibili, ma ci sono anche scelte in contrasto con quanto detto precedentemente. Inoltre, non è d’accordo con la volontà di destinare funzioni direttive o semi direttive a chi arriva da settori diversi della magistratura.
Il caso è scoppiato, infatti, quando il magistrato sopracitato ha fatto domanda di diventare consigliere di Cassazione e non è stato nominato dal Csm: «Immediata rivolta nelle mailing list in cui si dice che è bravissimo». Davigo non fa apertamente il nome, anche perché ritiene che la questione sia di metodo. E infatti dopo le proteste dei colleghi il Csm lo ha proposto come presidente di un tribunale. Per l’ex pm, dunque, c’è un problema di mancanza di trasparenza: «I curricula devono essere accessibili a tutti i colleghi che debbono potersi fare un’idea precisa del perché è stato scelto uno piuttosto che un altro. A parole tutti sono d’accordo, ma di fatto la trasparenza non c’è». Da presidente della II sezione penale della Cassazione si è imposto contro il Csm: «Ho perfino minacciato di dimettermi…». C’è però chi lo accusa di aver rotto solo per avere le mani libere in vista della campagna per il nuovo Csm: Davigo non replica alle accuse, ma chiede di essere confutato nel merito. «Non si rendono conto che ormai c’è disaffezione da parte dei magistrati sia verso il Csm che verso l’Anm».
Intanto il presidente Albamonte è furibondo e lo accusa di scorrettezza. Per Davigo si tratta di dichiarazioni ingenerose: «Voglio pensare che le sue dichiarazioni siano dettate dal disappunto per il mancato accordo». I maligni sostengono che abbia un piano, prontamente smentito dal diretto interessato: «Nella mia vita ho dimostrato che non sono in cerca di poltrone, le ho rifiutate quando me le hanno proposte… Ma che la smettano, per favore».