Quattro anni fa, di questi tempi, quando Matteo Renzi appena 38enne era giusto arrivato a Palazzo Chigi, il giovane ed entusiasta premier riempiva i giornali di proclami da uomo di ferro: lavoreremo persino ad agosto, niente vacanze. Roma allora era in fibrillazione.
Quattro anni dopo, quando a Palazzo Chigi c’è la sua metà più o meno benedetta Paolo Gentiloni, e lui gira l’Italia a presentare una collezione di ricordi rancorosi in forma di libro, Roma, accecata anche dal caldo, è spenta. Persino la metropolitana, l’unico mezzo di trasporto affidabile della città, ha smesso di funzionare.
Il fatto è che Renzi, in questi quattro anni, non ha prodotto alcuna solida analisi del perché allora, nel 2014, avesse vinto. Quindi, non avendo capito perché aveva vinto, non ha capito perché ha perso; e nemmeno riesce a capire come tornare a fare il premier.
È la differenza tra praticoni e scienziati. I praticoni riescono una volta, ma non capiscono e non sono in grado di ripetere. Gli scienziati riescono una volta, cercano di capire perché e quindi provano a replicare e spesso vi riescono.
Lo stesso potrebbe accadere oggi a Forza Italia di Silvio Berlusconi: che ha vinto alle passate amministrative, ma che finora non ha prodotto alcuna solida analisi del perché di tale successo. E senza di essa le possibilità di replica domani, fra sei mesi o un anno, sono scarse.
Da lontano, vorremmo offrire qualche suggestione.
Renzi vinse quattro anni fa perché prometteva un “ribellismo di governo”, ribelle come i M5s (rottamava) ma poi diversamente dagli altri prometteva di sapere governare. Quattro anni dopo appare evidente che non ha rottamato (anzi, i suoi sono solidamente ministri) e come governante non ha prodotto i risultati sperati. Per tornare a vincere dovrebbe studiare, pensare, tirare fuori altre e nuove idee. Questo forse ci sarà, ma per ora non sta avvenendo .
Quindi FI ha vinto perché, come avevamo già detto a caldo dopo il voto, ha presentato la realtà di amministratori locali che hanno saputo governare e perché il responsabile enti locali ha battuto la provincia mettendoli in rete. Tale impressione ha il conforto recentissimo di un’opinione di Ilvo Diamanti su Repubblica, che spiega come si sia passati dal partito dei leader al partito dei non-capi (come Gentiloni), potenzialmente in cerca di un nuovo rapporto con i territori.
Se questa analisi è sbagliata, che Berlusconi ne fornisca un’altra. Se però l’analisi è giusta, allora la Forza Italia del futuro deve riorganizzarsi di conseguenza. Altrimenti, come è capitato a Renzi, rischia di tramontare al prossimo voto.