Lo psichiatra e scrittore Alessandro Meluzzi – tra i fondatori del Partito Anti-Islamizzazione – non ha certo usato toni “edulcorati” per esprimere il suo dissenso alla forte presa di posizione di Laura Boldrini sul fronte degli insulti e e frasi di odio sul web. «Cara on. Boldrini, pensare di punire per via giudiziaria il diritto di critica popolare alla privilegiata Seconda Carica dello Stato è una dittatura da Ancien Regime!!». Secondo il noto criminologo, le posizioni del presidente della Camera sono legittime ma non possono pretendere di denunciare chiunque non la pensi come lei e lo esprima nella forma errata e pesante, spesse volte, del vile insulto via social e web. «L’idea che vi sia qualcuno più cittadino degli altri rispetto ai quali il diritto di critica anche nelle sue forme più estreme non possa essere esercitato è antica e in parte fondata. Però si è visto che uso ne hanno fatto i giacobini…». Secondo Meluzzi, con una lunga trattazione oggi su “Il Tempo”, la stessa idea sottende l’uscita della Boldrini che viene definita come una “privilegiata dalla sorte per essere Presidente della Camera pur con il 3% dei voti presi”.



Lo psicanalista e politico considera il ruolo del personaggio pubblico come una grande responsabilità non priva di oneri particolarmente difficili: «chi dimentica i feroci insulti ad Andreotti? chi dimentica le monetine lanciate contro Craxi? chi dimentica gli sberleffi contro Berlinguer?», sottolinea Meluzzi che per la Boldrini e tutti i politici prefigura “diritti diminuiti” proprio in virtù del loro ruolo già privilegiato di incarichi pubblici. «In politica bisogna anche saperle prendere», scrive Meluzzi nel titolo dell’articolo apparso sul Tempo di oggi, dove illustra l’inconsistenza della reazione “isterica” di Laura Boldrini, pur di fronte ad un carico di insulti oggettivamente pesante e umanamente non condivisibile da chiunque abbia un pensiero non deviato ideologicamente. Per Meluzzi però le colpe della Boldrini vanno anche in direzione di una grande canalizzazione di odio che è “riuscita” a raccogliere su di sé in pochi anni: «come con il più alto investimento di immagine e comunicazione mai visto, sia riuscita a catalizzare tanto odio popolare diffuso e virulento. Rifletterci potrebbe essere una bella valutazione autocritica personale, prima ancora che istituzionale».



LA DENUNCIA DI LAURA BOLDRINI

«Adesso basta. Il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito. Ho deciso che d’ora in avanti farò valere i miei diritti nelle sedi opportune»: con questo tono inizia il lungo post su Facebook con il quale Laura Boldrini dichiara ufficialmente guerra agli haters, ai “leoni da tastiera” e ai cyberbulli che da tempo ormai imperversano sui canali personali della Presidente della Camera insultandola a più riprese, sul fronte migranti come su quello dei diritti. Il livello dell’odio politico e sociale contro la responsabile di Montecitorio ha provocato la reazione della stessa Boldrini che ora medita di denunciar chiunque la insulti pesantemente sui social e sul web: «dopo quattro anni e mezzo di quotidiane sconcezze, minacce e messaggi violenti ho pensato che avevo il dovere di prendere questa decisione come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni. Il calore e il sostegno che finora mi sono giunti da più parti, fuori e dentro la rete, mi hanno spinta a non temporeggiare oltre. Da oggi in poi quindi tutelerò la mia persona e il ruolo che ricopro ricorrendo, se necessario, alle vie legali», scrive la Boldrini su Facebook riaprendo il fronte delle polemiche sulla libertà di opinione e, purtroppo, anche di insulto sul web. «Credo che educare le nuove generazioni a un uso responsabile e consapevole della rete sia una necessità impellente e su questo continuerò a impegnarmi. Nel frattempo, però, non possiamo stare a guardare. Soprassedere rischia di inviare un messaggio di sfiducia verso le istituzioni preposte a far rispettare le leggi e a garantire la sicurezza dei cittadini», spiega ancora la presidente della Camera, confermando l’intento “educativo di massa” nel cercare di ovviare al grave problema del cyberbullismo.

È censura? È semplice difesa di un diritto inalienabile del rispetto e cura della propria persona? La dimensione del problema è più vasta di quanto possa sembrare, e non solo la Boldrini dovrebbe essere coinvolta nella discussione riguardo la difesa e la prevenzione dei cyber attacchi: di certo l’utilizzo della denuncia a prescindere contro chiunque insulti sul web il Presidente della Camera crea un precedente poco piacevole per quanto riguarda il rapporto già delicato tra libertà di parola e calunnia. Chi scrive è convinto che a prescindere l’insulto sia una forma vile e indegna per chiunque la effettua, provocando un effetto maligno e pesante per chi lo subisce: siano Andreotti, Craxi, Renzi, Berlusconi, Grillo o Boldrini. Che però alcuni siano “mediaticamente” più intoccabili di altri non ci sembra la soluzione più geniale del grave problema di cyberbullismo.