Viviamo un’era di trasformazioni sempre più veloci, di eventi che mettono in discussione molte certezze del passato e ci danno la sensazione di vivere un vero “cambiamento d’epoca”, come ha spesso ricordato Papa Francesco. In uno scenario così mutevole, tutti noi conserviamo una eredità: un bagaglio di culture, tradizioni, storie ed esperienze che ci contraddistinguono. Immersi nella rapidità dei cambiamenti, abbiamo bisogno di fermarci per cercare, in questo patrimonio, gli strumenti per affrontare le sfide che viviamo.



Non disperdere la propria eredità, ma “riguadagnarla” vuol dire essere capaci di impostare un rapporto con gli esempi del passato, della nostra storia, che non sia basato sul conformismo ma sulla conoscenza. Significa riuscire a usare questo patrimonio come base dalla quale partire per innovare.

Proprio la capacità di valorizzare il meglio della nostra identità, di scommettere su di essa, è una chiave per vincere le sfide della globalizzazione, in un momento nel quale gli effetti contraddittori delle trasformazioni degli ultimi decenni rischiano di alimentare risposte protezionistiche e chiusure.



Noi abbiamo un lascito inestimabile di valori, di idee, di leggi. Sono le basi del nostro vivere in comune e il frutto di tante conquiste alle quali non intendiamo rinunciare. Per custodire al meglio questo patrimonio dobbiamo scegliere il dialogo e l’inclusione. Dobbiamo ricordare, ad esempio, che diventando cittadini italiani si acquisiscono diritti ma anche doveri. E che garantire questa possibilità ai figli degli immigrati nati in Italia è una conquista di civiltà e un modo per valorizzare e arricchire la nostra identità.

Il concetto di cittadinanza in un mondo che cambia non va confuso con la mancanza di certezze. Andare verso una società più aperta e multietnica non deve comportare una rinuncia alla nostra sicurezza e ai nostri stili di vita. Su questo punto le istituzioni democratiche si giocano una parte fondamentale della loro credibilità.  



Uno dei temi centrali di questo Meeting di Rimini sarà la voglia dei giovani di essere protagonisti del proprio percorso, di mettersi pienamente in gioco, per vincere le sfide del lavoro.

Il talento e la motivazione fanno la differenza quando a tutti è garantita la possibilità di competere in un ambiente ricco di opportunità. Gli ottimi risultati del Jobs Act danno fiducia e ci spingono a proseguire l’azione degli ultimi anni, per creare strumenti e ulteriori incentivi in grado di consentire alle imprese di scommettere stabilmente sui giovani.

“Riguadagnare” la propria eredità non vuol dire scegliere la politica della nostalgia, o quella dei muri e della paura. Alle sfide e alle incertezze di questo momento storico bisogna rispondere garantendo sicurezza e protezione e ricordando che il vero progresso è quello che mette al centro la qualità della vita delle persone.

Anche quest’anno, il Meeting di Rimini sarà un’occasione per riflettere e confrontarsi sul senso e sulle prospettive delle molte sfide che viviamo. Per comprendere come riuscire a essere degni custodi di ciò che abbiamo ereditato e che abbiamo il dovere di trasmettere, a nostra volta, nel migliore dei modi.

L’articolo del presidente Gentiloni è stato inviato prima dei fatti di Barcellona (ndr).