Sempre sul fronte della fiducia personale, ma questa volta nei principali leader politici italiani, i sondaggi politici espressi da Index Research in questa prima metà di autunno danno a sorpresa una leggera salita di Matteo Renzi rispetto agli ultimi mesi difficili. Il segretario del Pd resta in netto calo rispetto agli anni da premier, ma recuperare ad agosto rispetto ai probabili diretti rivali per le prossime elezioni politiche. L’ex premier è dato al 24% di fiducia personale, raggiungendo il fondatore M5s Beppe Grillo: battuto invece il diretto avversario e “altro” Matteo, Salvini, in calo al 22% di fiducia. Dietro la restante parte della “truppa” politica parlamentare, con Di Maio al 21%, Silvio Berlusconi al 18%, Giorgia Meloni al 17% e la coppia di sinistra extraPd, Pierluigi Bersani e Giuliano Pisapia che restano fermi al 13% e 9% di fiducia in termini personali
PIEPOLI: LA TOP FIVE DEI MINISTRI
Nei sondaggi politici proposti dall’Istituto Piepoli è stata stilata la consueta e mensile classifica di fiducia dei ministri della Governo Gentiloni: per il mese di luglio si scopre che l’emergenza migranti ha inciso e molto nelle prime posizione della cosiddetta “Top Five dei ministri”. Prendiamo ad esempio lo scontro tra Delrio e Minniti (Trasporti e Interni) con il primo che ha criticato alcuni passaggi del Codice di condotta per le Ong perché si rischia di non guardare il primario bisogno umanitario di salvare vite e dall’altro Minniti che ricorda come l’Italia non può e non deve aprire a tutti incondizionatamente all’interno dei propri confini. La stretta del ministro degli Interni costa qualche punto percentuale in classifica, a vantaggio dello stesso Delrio apprezzato per il suo intervento: i sondaggi infatti mostrano come dietro al primo ancora al top Dario Franceschini (cultura, 55%) ci sia proprio il ministro dei trasporti al 52%, al terzo posto Maurizio Martina (Agricoltura) e Marco Minniti al 50%. Dietro tutti gli altri, con Padoan (Economia, 50%), Andrea Orlando e Roberta Pinotti (Giustizia e Difesa, 45%) per chiudere con la quinta piazza di Anna Finocchiaro, Rapporti con il Parlamento al 41%.
IXÈ: IL FUTURO DEL CENTRODESTRA
In questi mesi abbiamo imparato a vedere nei sondaggi politici come il centrodestra unito alle prossime elezioni raccoglierebbe un dato in termini numerici superiori, ormai, rispetto alle singole liste di Pd e M5s, al momento con poche possibilità di trovare alleanze concrete (specie i grillini). Ebbene, un ultimo sondaggio di Ixè però racconta un “finale” diverso visto che chiede direttamente agli elettori intervista, «Se il centrodestra si presentasse unito in un unica lista, lei pensa che lo voterebbe?». La risposta non è convintissima e si divide in tante fazioni: il 14% è certo di votarli insieme se Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia (e magari anche Alternativa Popolare) si presenteranno assieme, con il 10% che è intenzionato comunque a dare il voto a loro, seppur con qualche perplessità. Ma è il 45% a dare la netta risposta, “sicuramente no!” all’ipotesi listone di centrodestra. Il 23% invece “probabilmente no” facendo presagire come l’elettorato italiano non sia del tutto convinto del progetto, tra l’altro ancora senza un leader certo.
SWG, SE SI ANDASSE AL VOTO, CENTRODESTRA DAVANTI MA NON PUO’ GOVERNARE
Se domani ci fossero le elezioni politiche e se dalle urne uscisse di nuovo una situazione di estrema fragilità per la mancanza di maggioranza, i sondaggi politici d Swg hanno provato a verificare cosa succederebbe oggi se fosse ripetuto lo stesso schema del 2013. Pd da solo non ha i numeri, posta l’incompatibilità con i grillini, e allora cerca qualche accordo con alcune aree del centro: risultato, l’ultima maggioranza ancora in atto alla Camera e al Senato, con Pd, Alternativa Popolare e Gruppo Misto. Bene, ad oggi queste formazioni valgono assieme il 30,2% (Renzi al 27%, Alfano al 2,8%, altri 0,4%), mentre l’intera area di Sinistra extra Pd non riesce a raccogliere oltre il 8,1%. Meglio farebbe il centrodestra, con il 32,7% di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, ma resta il solito problema della maggioranza e dunque si ritorna al punto da capo. Chi sarà in grado di raccogliere più forze bipartisan per formare un governo?