«Quella dei migranti è una sfida che riguarda tutti e che nessuno può risolvere da solo»: le parole di Macron arrivano forse con un largo ritardo in Europa dopo che da danni l’Italia e la Grecia si sobbarcano praticamente da sole l’emergenza degli sbarchi dei migranti. Ma il passaggio avvenuto ieri nel vertice all’Eliseo è comunque da segnalare perché forse per la prima volta si è visto un convinto e pieno plauso all’opera dell’Italia, con la ventata di aria nuova portata dalla gestione Gentiloni-Minniti, e le più grandi forze Ue si sono impegnate a modificare e riformare gli accordi di Dublino. «Il vento è cambiato, abbiamo conseguito dei risultati e finalmente c’è chiarezza nella strategia. Ora questo impegno va europeizzato, non può essere lasciato a un solo Paese», hanno ripetuto Macron, Merkel e Rajoy durante il vertice di ieri pomeriggio che segna una svolta (si spera effettiva) sul fronte immigrazione. Entrando nelle pieghe di cosa potrebbe cambiare davvero nei prossimi mesi, l’Ue si impegna ad un corposo intervento economico in Libia e nei Paesi africani del Nord per fermare sul nascere il traffico di esseri umani e l’immigrazione “monstre” come avvenuto negli ultimi anni.



«A breve via libera ad un piano di azione a breve termine molto rapido. Mi sembra – ha spiegato ancora Macron – la risposta più efficace al fenomeno intollerabile dei trafficanti di esseri umani». L’azione importante del’Italia lodata ieri al summit di Parigi verterà su vari hotspot distribuiti tra la Libia e gli altri paesi che danno sul Mediterraneo: Gentiloni non ha usato toni di trionfo, anche per segnare il punto di chi da anni (non da giorni) segnala che il problema migranti non può essere risolto solo dall’Italia. «In Libia la situazione deve migliorare, daremo un sostegno concreto perché chi vive in situazioni inaccettabili possa avere un futuro accettabile. Bisogna fare una distinzione tra i migranti economici e chi si candida ad esser davvero un rifugiato, serve una discussione con l’Onu per fermare l’immigrazione clandestina», ha invece aggiunto la cancelliera Angela Merkel che più volte ha lodato l’impegno del Governo italiano per la gestione globale della crisi sul Mediterraneo.



ADDIO AGLI ACCORDI DI DUBLINO?

In termini pratici, con il vertice di Parigi i Paesi principali dell’Unione Europea si impegnano anche a missioni militari in Africa direttamente per evitare l’afflusso sragionato e controllato praticamente solo dai trafficanti di migranti e di vite. «Il piano d’azione per il controllo dei flussi migratori prevede un’identificazione già nei Paesi di transito attraverso una cooperazione con i Paesi africani che prevede anche una presenza militare sul campo», ha ripetuto Macron dopo l’accordo siglato con Italia, Spagna, Germania e gli altri Paesi che sul Mediterraneo hanno diretto coinvolgimenti, tra l’Europa e l’Africa stessa. Non solo missioni militari, ma anche revisione degli accordi di Dublino che di fatto hanno finora vincolato Grecia e Italia all’accoglienza “tout court” dei migranti che sbarcano sul Mediterraneo, senza ridistribuzione equa negli altri paesi europei. Ora si cerca di cambiare, con la Merkel che ha aggiunto durante il summit, «Il sistema Dublino deve essere rivisto, non offre soluzioni soddisfacenti, i Paesi cosiddetti d’arrivo sono sfavoriti, ha spiegato infatti Merkel sottolineando che visto che non c’è solidarietà reale, dobbiamo trovare nuove soluzioni». Anche Macron, dopo mesi di difficile distanza tra Italia e Francia sugli hotspot in Libia e sulla distribuzione dei migranti, sembra dare il suo ok seguendo la proposta di Gentiloni (e Renzi prima di lui) inserita nel migration compact presentato mesi fa.



Il premier italiano rilancia senza particolari toni di trionfo per gli importanti risultati del vertice Ue di ieri sera: «Devo dire che nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, anche nella rotta del Mediterraneo centrale abbiamo conseguito dei risultati, ma sono risultati iniziali che vanno consolidati. E questo impegno va europeizzato, perché non può essere solo l’impegno di un solo Paese o di qualche Paese. Deve essere un impegno europeo. Rispetto al predominio delle migrazioni irregolari il vento può cambiare e può andare in una direzione diversa». A livello di decisioni immediate, l’Italia continuerà ad accogliere e salvare vite umane, ma «Dobbiamo però lavorare per rendere più controllabili i flussi migratori, sottrarli ai trafficanti, ridurre l’impatto sociale e culturale che flussi incontrollati possano avere nei nostri Paesi, e dare una mano ai Paesi di transito». Sanno tutti che ora servono azioni concrete perché la situazione non permette più giri di parole inutili: l’impressione che esce da ieri è che questo “punto” sia recepito e che l’Italia abbia lanciato, per una volta, la linea invece che subirla.